Emilia-Romagna, calano interruzioni di gravidanza e obiezione di coscienza

Continuano a calare, in Emilia-Romagna, le interruzioni volontarie di gravidanza. L’ultimissimo rapporto regionale parla infatti di una diminuzione del 2% avvenuta tra il 2015 e il 2016, che fa il paio con un costante decremento avvenuto a partire dal 2006: in dieci anni, infatti, la riduzione degli aborti volontari è stata del 33%. Nell’ultimo anno preso in esame, le più interessate dal calo delle Ivg sono state le donne straniere, che rappresentano – stando agli ultimi dati – il 42% del totale delle donne che ricorrono all’interruzione.

Centosessantuno su 7.688 casi hanno riguardato ragazze minorenni mentre sul totale, una donna su tre ha già avuto una o più esperienze di Ivg. Il 61,6% di coloro che interrompono la gravidanza hanno già un figlio. Nel 3,3% dei casi si tratta di aborti farmacologici terapeutici, effettuati cioè dopo i 90 giorni di gestazione.

In lieve calo l’obiezione di coscienza: nel 2016 si è rifiutato di praticare le interruzioni di gravidanza il 49,8% dei ginecologi che lavorano in Emilia-Romagna (contro il 53,1% dell’anno prima) e il 32,4% degli anestesisti (contro il 32,5% del 2016). Tra il personale sanitario non medico, il calo è stato dal 23,8 al 22,7%. Il tasso più alto di obiezione – considerando i ginecologi – è a Bologna (70,6%) e a Piacenza (66,7%). Quello più basso a Ferrara (30,8%). Tra gli anestesisti, in testa c’è Parma (76,9%), seguita da Piacenza (56,5%). Il numero minore di anestesisti obiettori è a Ferrara (16,7%).

Qui la storia di Elena, costretta ad aspettare una settimana per un aborto terapeutico

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