Torna a far discutere, a poche settimane dalla morte del figlio partorito un’ora prima a Sassuolo da una donna di Pavullo, la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno. Questa volta, a farne le spese, quello di Castelnovo Monti, in provincia di Reggio Emilia.
Come racconta La Gazzetta di Reggio, domenica una donna della montagna ha partorito a Reggio Emilia, con taglio cesareo, una bimba che ha forti problemi respiratori. A darne notizia è stato il comitato “Salviamo le cicogne di montagna”, il gruppo che si è battuto in questi anni affinché i piccoli punti nascita non chiudessero.
“Lungi da noi strumentalizzare la notizia – ha fatto sapere il comitato -. Ma è per il pericolo che fatti come questo potessero accadere che la nostra associazione è nata; è contro questo che abbiamo lottato e continueremo a farlo. È questa la sicurezza tanto auspicata nei documenti tecnici a sostegno della chiusura per noi donne di montagna e per i nostri bambini?”.
Ma l’Ausl di Reggio Emilia precisa: “Durante i controlli effettuati a Castelnovo Monti non è mai stata posta indicazione per l’esecuzione di un taglio cesareo in urgenza. Il taglio cesareo è stato deciso nel centro di terzo livello dopo una valutazione degli specialisti, non in relazione all’evoluzione del travaglio, mai iniziato, ma per le condizioni fetali. La neonata è assistita presso la terapia intensiva neonatale del Santa Maria Nuova e sono in atto accertamenti per determinare le cause della patologia in atto. Per queste ragioni riteniamo che il percorso clinico-assistenziale sia stato appropriato. Riteniamo che diffondere notizie incomplete, infondate e incontrollate, oltre che procurare un ingiustificato allarme nella popolazione, sia lesivo dell’immagine aziendale e dei professionisti che ogni giorno si adoperano per la tutela della salute dei cittadini”.
L’Ausl non esclude di procedere per le vie legali.
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