“Io in coma, mia figlia viva per 20 ore”. Il dolore di Michaela: “Do voce a tante altre donne”

Michaela K. Bellisario

Venti ore di vita. Nemmeno il tempo di poterla toccare. Michaela K. Bellisario, giornalista di Iodonna.it, dopo la nascita di sua figlia Martina, nel luglio di sei anni fa, è entrata in coma. La bimba, nata con una grave insofferenza, è morta mentre la mamma si risvegliava. Un risveglio tragico e definitivo, così come definitiva può essere la perdita di un figlio desiderato, cercato e avuto quando il famoso orologio biologico è al ticchettio finale. Aveva 43 anni, Michaela, nel 2011. Aveva anche un buon lavoro e una storia d’amore appagante. Ma il baratro, terribile quanto inaspettato, l’ha aspettata al varco. Una storia che racconta nel toccante libro “Parlami di lei” (Cairo), scritto non solo per dare voce a sua figlia e per onorarla ma anche per aiutare le tante donne che, da esperienze simili, passano e sono passate: “La maternità è raccontata sempre in termini positivi. La sofferenza non viene contemplata, nella sua narrazione. Eppure ci sono storie di grandi dolori. Peccato che le donne non vengano affatto preparate all’idea che il parto possa andare male. Ho ricevuto diverse testimonianze, dopo la pubblicazione del libro. E ho capito che la solitudine che provai allora, quando mi sembrava di essere l’unica a vivere quel tipo di disperazione, non è tale”.

La perdita di Martina, per Michaela, nel tempo ha significato un’enorme trasformazione: “Nel tunnel senza uscita in cui mi pareva di essere entrata, a tu per tu col vuoto causato dalla perdita e alle prese con i contraccolpi fisici di quello che mi era successo – tra cui la chiusura delle tube che non mi ha più consentito di restare incinta – è stata la psicologa la figura chiave di quel momento. Quella che mi ha permesso di elaborare il lutto. Un percorso al quale ha contribuito senz’altro il mio quasi immediato rientro al lavoro: per quanto la mia sofferenza stridesse contro i temi che trattavo – la moda, lo star system – riprendere a lavorare e viaggiare ha accelerato la mia ripresa. Una ripresa durante la quale mi sono concessa dei momenti consolatori, tra cui l’incontro con una medium, in Olanda, che in quel momento mi disse che si era connessa con l’anima di mia figlia. Dette così sembrano stupidaggini e più avanti negli anni mi sono chiesta se fosse davvero andata così. Ma più di tanto non importa. In quel momento mi aveva fatto bene”.

L’incontro decisivo, per Michaela, è stato però quello con il buddismo, che le ha permesso di raggiungere una consapevolezza nuova e di accettare, senza rassegnazione, la mancata maternità: “Oggi sono una donna trasformata. Il dolore mi ha dato accesso a nuove strade di me, è stato lo squillo di tromba che mi ha costretta a farmi domande sulla vita e la morte. Quasi un anno dopo la perdita di mia figlia, durante un viaggio di lavoro a Rotterdam, ho dato l’addio definito a Martina, l’ho salutata, chiudendo un capitolo della mia vita. La storia con suo padre, con grande chiarezza e anche amore, si è poi chiusa. Abbiamo avuto reazioni diverse davanti al lutto, non siamo più riusciti a ritrovare lo stesso cammino. Io all’inizio ero ossessionata dalla mancanza e dalla ricerca di un perché, arrabbiata e in guerra con il mondo, annichilita dall’ingiustizia. Ognuno ha il suo modo, individuale e privato, di vivere il dolore”.

Oggi Michaela, che dopo avere avuto grossi problemi anche sul lavoro ha trovato un’altra via, si sveglia con il sorriso: “Ho rischiato anche io di morire, adesso non c’è giorno che non ringrazi per quello che sono e che ho. Tutto quello che davo per scontato ora è importantissimo. Il grande regalo che mi ha fatto Martina è proprio questa visione del mondo”.

La presentazione del libro si terrà il 14 settembre alla Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano (ore 18.30) e il 1 ottobre a “La forma del libro” a Padova (ore 18.30).

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