Le mamme single? Abbandonate dallo Stato

Il welfare italiano non aiuta i giovani genitori. Il rapporto Istat sulla “Redistribuzione del reddito in Italia” appena pubblicato mostra un dato allarmante: il sistema di tasse e benefici, analizzato per il triennio 2014-2016, ha determinato per alcune fasce della popolazione italiana un aumento del rischio povertà. E chi sono questi disgraziati usciti dalle grazie dello Stato italiano? Neanche a dirlo, tante donne e molte famiglie, categorie verso cui gli aiuti statali da sempre scarseggiano.

Secondo il parere dell’Istat, infatti, sono quattro le categorie di persone che a seguito di prelievi e trasferimenti fiscali (tasse e contributi da una parte; assistenza sanitaria, pubblica istruzione, indennità di disoccupazione, sussidi vari dall’altra) risultano più a rischio povertà: coppie senza figli (lei meno di 34 anni), coppie con almeno un figlio minore, singoli (età meno di 34 anni) e monogenitori con almeno un figlio minore. Tra quest’ultimi, è facile immaginare la presenza di tante mamme abbandonate da uomini deboli e incapaci di accettare il ruolo di padri, sempre più una drammatica costante nell’Italia degli individualismi relazionali. Di fronte alla tragedia delle tante famiglie italiane che si disgregano, l’attuale governo ha scelto alcune misure d’aiuto (bonus mamma, assegni famigliari, detrazioni figlio a carico, bonus bebè, bonus 80 euro, …), tanto variegate quanto insufficienti, perlomeno per i giovani che si lanciano nell’impresa eroica di diventare genitori. Sono i dati a parlare: le coppie giovani, con e senza figli minori, e quelle adulte con minori risultano più esposte al rischio povertà dopo l’intervento pubblico. Tuttavia, sono i giovani singoli e i monogenitori con figli minori, due categorie sensibilissime e doverosamente da aiutare da parte di uno Stato serio, a risultare le meno tutelate del sistema welfare, con un rischio povertà che, dopo l’intervento dello “Stato sociale”, supera il 30%.

Ancora più impressionante, però, è lo studio per “quinti” (l’Istat ha suddiviso la popolazione italiana in cinque gruppi, di eguale numerosità, secondo il reddito crescente: il 1° quinto è il più povero, il 5° il più ricco) secondo il quale ben il 50% delle famiglie con minori arretra in un quinto inferiore dopo l’intervento pubblico, a fronte di un misero 3% che invece migliora la sua posizione. 

Che l’Italia non fosse un Paese per giovani in cerca di lavoro, lo si sapeva già, come confermano gli esodi verso l’estero dei tanti che lasciano il Belpaese. Ora però è diventato un inferno anche per chi vuole essere madre e padre a casa propria. Ai genitori che in tempo di crisi dovrebbe essere data assistenza, lo Stato con una mano nega aiuto e con l’altra si prende pure gli interessi.

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