Faenza, insulti e sputi a un ragazzino gay: “Basta impunità”

Era la terza volta che succedeva. La prima era stata in un locale, la seconda in centro. Fino a che lunedì della scorsa settimana, appena uscito di casa per andare al supermercato con il fidanzato, un diciassettenne faentino si è di nuovo trovato davanti l’ex compagno delle elementari e delle medie che in passato gli aveva urlato “frocio”.

Questa volta, oltre a ripetere lo stesso insulto, ha tentato di sputargli addosso, mancandolo: “Sono rimasto impietrito – ci racconta W. – e mi sono sentito impotente. Credo sia un fatto gravissimo. Mi chiedo se sia possibile scendere in strada ed essere considerati così, sbagliati e alla stregua di niente, solo perché si è omosessuali“.

W. ha così deciso di chiamare il 112 dove gli è stato consigliato di presentarsi di persona per la denuncia, visto che conosce nome e cognome del suo aggressore: “Ma quando sono andato alla stazione dei carabinieri di Faenza, mi hanno spiegato che non si occupano più di offese di questo tipo e che avrei dovuto contattare un avvocato. Mio padre, che mi ha dimostrato pieno sostegno in questa vicenda, ha poi valutato di incontrare prima la mamma del mio ex compagno di classe. Ma le buone maniere non gli sono servite a nulla. Lei ha difeso il figlio, facendo muro. Cosa che ci ha convinti ancora di più a procedere legalmente”.

Su Facebook, dove W. ha scritto un breve resoconto di quello che gli è successo, ha ottenuto massima solidarietà. Tra chi si è fatto avanti c’è Michele Giarratano, avvocato e marito del parlamentare Sergio Lo Giudice, che ha proposto al diciassettenne l’assistenza legale di Gay Lex, la rete di avvocati e attivisti Lgbt. Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, ha invece suggerito al ragazzino di segnalare la sua storia allo sportello legale dell’associazione, per poi capire insieme come procedere.

“Sono rimasto molto colpito da tutto questo calore – conclude W. – e sono sempre più convinto che gesti come questi non debbano restare impuniti. Non posso pensare di uscire di casa ed essere insultato dalle persone alle quali non vado a genio. Che cosa rischio, la prossima volta? E se a colpirmi non fosse più solo una persona ma un gruppo di più individui?”

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