Sei anni fa, a Cesenatico, è stato un servizio pionieristico: “Non abbiamo inventato nulla ma senz’altro è stata colmata una lacuna che ragazzi e genitori avvertivano e avvertono ancora come molto forte”. Paola Redaelli è la psicoterapeuta che per la cooperativa La Vela ha implementato e ancora porta avanti il dopo scuola dedicato agli alunni della primaria, della secondaria di primo grado e del biennio di quella di secondo grado con disturbi specifici dell’apprendimento. Un servizio che altri territori hanno nel tempo richiesto e che ha quindi visto l’apertura delle sedi distaccate di Gatteo, Budrio di Longiano, Gambettola e, nello scorso anno scolastico, Cervia.
Paola è anche l’autrice del libro “F81 Fuori e dentro”, che ha pubblicato insieme a Silvia Zavalloni, mamma di un ragazzo che seguiva il doposcuola ABCDislessia: “Un libro semplicissimo che può leggere anche un dislessico, per esempio. Ma che può essere utile anche a chi ha un compagno Dsa e vuole capirne di più”.

L’obiettivo del servizio, che a Cesenatico – grazie all’Unione dei Comuni – gode di alcuni contributi, è quello di fare utilizzare agli iscritti gli strumenti compensativi che spesso la scuola non fornisce o non invita a sperimentare (dalla sintesi vocale alle mappe concettuali) e portare i ragazzi all’autonomia: “Si tratta molto spesso di studenti con una bassa autostima. Lavorando in piccoli gruppi e cercando sempre, dove si può, la collaborazione dei genitori e degli insegnanti, riusciamo in tempi più o meno brevi a migliorare le cose. Gli studenti, poco a poco, si rendono conto di potercela fare, che c’è qualcuno che è lì per loro, che non sono abbandonati a se stessi”.

Sono una settantina, a Cesenatico, i frequentanti. Nelle altre zone gli iscritti oscillano tra i dieci e i venti: “I genitori ci chiedono per lo più cosa possono fare per aiutare i figli. Anche con una diagnosi precisa in mano, si sentono impotenti e indecisi sui passi da compiere. I ragazzi cercano invece la condivisione, qualcuno che li capisca, che trovi lo strumento compensativo più adatto al loro caso”.
E il riconoscimento istituzionale, piano piano, sa arrivando. Finalmente si comincia a capire che quello dei Dsa è un mondo di cui è la comunità a doversi occupare”.