Vbac, ovvero partorire naturalmente dopo uno o più cesarei. Sempre più spesso, negli ospedali italiani, le mamme lo chiedono e i medici lo propongono. Con storie anche parecchio forti, come quella di Linda Garavini che ha voluto con ostinazione un parto vaginale dopo tre cesarei, riuscendoci.
E anche le ostetriche libere professioniste, come quelle riunite nell’associazione “Nascita e non solo” di Rimini, molto conosciuta per il parto in casa, stanno notando un aumento della richiesta e della prassi. Lo sa bene Rachele Montini, che otto anni fa si è proprio laureata con una tesi sul Vbac: “Adesso, rispetto ad allora, il parto vaginale nelle donne con pregresso cesareo è all’ordine del giorno. A domicilio non possiamo assistere questi casi, se non nelle primissime fasi del travaglio. Ma riceviamo sempre più spesso richieste di Vbac: le donne che hanno subito un cesareo inaspettato e al quale non erano preparate, spesso d’urgenza, sentono sempre più forte l’esigenza di partorire naturalmente”.
E come riscontrava Linda Garavini, nelle pre-cesarizzate un segno psicologico rimane: “Spesso le donne non si sentono parte attiva della nascita dei loro figli, come se fossero venuti al mondo solo grazie a medici e ostetriche. Questo, unito al fatto che nelle prime 24 si fa fatica a muoversi e ad allattare, crea in effetti qualche ostacolo nell’attaccamento iniziale mamma-bambino”.
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