Epilessia, 9mila pazienti solo al Bellaria di Bologna: “Il 40% sono bambini”

Quasi 9mila pazienti, di cui il 40% bambini. Sono le persone epilettiche seguite dai tre centri Irccs (Istituto scienze neurologiche) dell’ospedale Bellaria di Bologna, uno dei punti di riferimento a livello regionale. Paolo Tinuper, professore di neurologia dell’Alma Mater e responsabile del laboratorio di elettroencefalografia, sarà venerdì sera a Savignano sul Rubicone per l’evento “Vivere l’epilessia” di cui abbiamo parlato qui.

“Oggi dobbiamo parlare di epilessie al plurale – spiega – perché ne esistono diverse forme, dalle più gravi con cui i pazienti saranno costretti a convivere tutta la vita a quelle che, grazie all’intervento chirurgico, guariscono. In presenza di forme operabili, con malformazioni evidenti, tendiamo a intervenire sui bambini il prima possibile, anche a pochi mesi d’età“.

La malattia ha un impatto diverso sulle famiglie a seconda dei casi: “Quando vediamo quelle gravi, associate a ritardi mentali e deficit motori, le famiglie già sanno che i figli hanno un problema che li renderà per sempre diversi dagli altri. In caso di epilessie benigne, cerchiamo di tranquilizzare i genitori. Un’altra situazione si verifica quando il bambino apparentemente sano presenta le prime crisi a 10/11 anni, gettando la famiglia nello sconforto. Anche il nostro approccio, di conseguenza, cambia di volta in volta, non dimenticando mai che le epilessie sono ancora soggette a stigma sociale, perché viste come malattie psichiatriche e non neurologiche, come invece devono essre considerate“.

Al Bellaria lo scorso anno sono state fatte 900 prime visite e 3000 visite di controllo. Numeri non certo piccoli, che secondo il presidente dell’Associazione epilessia Emilia-Romagna Tarcisio Levorato intansano alcuni poli, come appunto quello del Bellaria: “Stiamo rimettendo mano al Percorso Epilessia, chiedendo alla Regione che la cura della malattia sia omogenea su tutto il territorio regionale. Rivolgendosi a qualsiasi centro in tutti i territori, i pazienti devono avere la sicurezza e la garanzia di essere seguiti adeguatamente. A Bologna si arriva anche a un anno di attesa per le prime visite, questi sono problemi insormontabili. Senza contare l’altro nostro grande obiettivo: quello di avere un polo chirurgico dedicato all’epilessia, che sulla carta esiste ma nella realtà no: al momento i pazienti vanno fuori regione o i medici arrivano da fuori per operare in Emilia-Romagna. Speriamo che il tavolo di confronto con la regione ci porti a ottenere di più”.

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