“Ogni cosa a suo tempo: non correte”. Daniele Novara, il pedagogista fondatore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza, sarà a Ravenna mercoledì 17 maggio alle 17,30 alla Sala D’Attorre di via Ponte Marino 1 per l’incontro “Lasciateci giocare: riflessioni sul tempo pieno dei bambini” inserito nel ciclo “Voglia di crescere” organizzato dal Comune.
Novara, i genitori di oggi hanno fretta?
“Sì, vivono del mito dell’anticipo, dell’accelerazione. Non hanno rispetto delle fasi di crescita, quando hanno figli piccoli. E quando quei bambini arrivano all’adolescenza, li trattano come fossero neonati. Un problema serio, che porta con sé molti rischi”.
Ci fa un esempio?
“Uno per tutti lo smartphone dato a otto/nove anni, quando molti sono convinti che un bambino sia abbastanza avanti per gestirlo. Non è così. I genitori di oggi sono presi dalla smania di condividere tutto con i figli, al contrario esatto di quanto si faceva quando ero piccolo io, quando si tenevano le distanze in modo eccessivo. L’idea che i figli debbano fare le stesse nostre cose è profondamente sbagliata. La promiscuità eccessiva, infatti, è pericolosa: penso al lettone dopo i tre anni, a entrare nel bagno dei genitori senza bussare, a giocare a videogames insieme. Ho visto arrivare un matrimonio in tribunale perché il figlio aveva scoperto con il telefonino che uno dei due genitori aveva l’amante: caso eccentrico, per carità, che però la dice lunga sul fatto che coinvolgiamo troppo i figli”.
A che cosa serve ripristinare un minimo di distacco?
“A considerare i bambini per quello che sono, per l’età che hanno, per le risorse e capacità che possiedono in base alla fase di crescita. Io faccio 500 consulenze all’anno: quante volte sento dire frasi come ‘mio figlio è avanti, ce la fa, capisce’. Un pasticcio bello e buono, fomentato da certi psicologi da rotocalchi televisivi e da un certo marketing che vede nei figli una facile esca per gli acquisti”.
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