Le mamme pre-cesarizzate chiedono il parto naturale: “Affettate come mucche”

partorire“Mi sono sentita tagliata a metà, affettata come una mucca. Ho avuto la sensazione di essere una donna di serie B. E ho impiegato tanto a stabilire un legame con mio figlio”. Sara (nome di fantasia) è una delle amministratrici del gruppo Facebook “Noi vogliamo un Vbac”, dove Vbac sta per parto naturale dopo un cesareo (vaginal birth after cesarean). Una pratica che si sta diffondendo ancora timidamente in Italia e il cui ottenimento è spesso legato alla motivazione e alla testardaggine delle donne. Come Linda Garavini, che dopo tre cesarei ha preteso di partorire naturalmente, contro il parere dei medici, riuscendoci.

Sara ha subito un cesareo nove anni fa, per il suo primo figlio, dopo il fallimento dell’induzione: “Mi ero preparata per il parto in casa ma mio figlio non cresceva e non avevo più liquido. Non dico che chi non partorisce naturalmente è meno donna o meno mamma ma io ho subito un trauma, sia per la lacerazione fisica che per quella psicologica, e ho fatto fatica ad attaccarmi al mio bambino. Mi ha salvata l’allattamento, grazie al quale piano piano ho stabilito un rapporto con lui”.

Sara è anche un’ostetrica, lavora in un ospedale dove alle donne la possibilità del Vbac viene data, dove le mamme sono libere di scegliere: “Anche io, alla seconda gravidanza, informandomi per mio conto e andando un po’ controcorrente, ho voluto il parto naturale. Quando ci sono riuscita, quattro anni fa quando è nata mia figlia, mi sono sentita un dio. Per alcune donne, come me, si tratta di una vera spinta all’empowerment femminile”.

Sara non punta il dito contro nessuno: “Spesso in questi casi si cercano colpe e responsabilità che non esistono. Ma al di là del mio caso, quello che diciamo attraverso il gruppo, che ha 1880 membri, è che le donne non devono arrendersi quando i medici insistono per programmare un cesareo solo perché la scadenza è imminente o perché ne hanno già subito uno. Vogliamo che le donne siano consapevoli, che difendano la loro pancia e il loro utero. Per carità, ci sono cesarei ragionati. Ma anche tanti altri decisi in fretta e senza valide motivazioni dietro: tante volte non viene semplicemente data la possibilità di provare a partorire naturalmente, si medicalizza troppo e non si asseconda la volontà della donna. Le conseguenze vanno dal disturbo post-traumatico da stress alla depressione post-partum”.

Il punto è che il problema, secondo Sara, è culturale: “Tra le donne che ci scrivono, molte ci dicono di essere vicine al termine e ci chiedono cosa devono fare. Ma la gravidanza è fisiologica fino alla 42esima settimana: non è vero, come spesso ci dicono, che alla 41esima più tre giorni, scadiamo come lo yogurt”.

Il gruppo ha anche un sito, www.vbac.it, ed è legato a “Un sorriso sulla pancia”, il gruppo di sensibilizzazione sul ricorso al taglio cesareo solo se necessario (dal titolo della poesia di Francesca Raschiatore “Ho un sorriso sulla pancia”).

In questo articolo ci sono 3 commenti

Commenti:

  1. 2012 e nato mio figlio con tagliò cesareo…2014 e nata mia figlia parto naturale…e medici di ostetricia(policlinico di Modena) errano convinti che io ce la faro…e stato cosi!!carissimi e bravissimi!!

  2. Io ho fatto 2 cesarei e nn mi sento meno di chi ha partorito naturalmente anzi penso che sono lamentele assurde ci sono persone che pagherebbero x avere un figlio indipendentemente dalla modalità del parto

  3. Chissa’ xche’ l’empatia non brilla tra le donne. Nessuna e’ meno mamma. E nessuna si lamenta di essere mamma. C’e’ chi il cesareo l’ha sofferto e gli viene offerta un altra opzione. Tutto qua.

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