A ridosso del 19 marzo, data in cui si celebra la festa del papà, tornano le polemiche ed ancora una volta sono i bambini gli involontari protagonisti. Da una parte, la maggioranza probabilmente, ci sono i tradizionalisti per i quali le celebrazioni di san Giuseppe e del babbo sono pressoché sacre o, almeno, dovute. Normali.
Dall’altra invece il sempre più nutrito numero di coloro che la “festa del papà? No grazie”. Ma fino a quando le scelte personali restano fra le quattro mura nessun problema. E’ piuttosto quando si intrecciano con le vicende pubbliche (e con quelle di altri bambini) che sorgono i problemi e i contrasti.
Come è avvenuto lo scorso anno in un asilo comunale di Milano dove le maestre si sono prese la responsabilità di annullare le celebrazioni “per non discriminare” due bimbi con famiglie gay. Così la ricorrenza non è stata celebrata con il consueto lavoretto e le filastrocche dedicate al babbo ma l’istituto ha preferito “una programmazione didattica con attività dedicate alle diverse etnie“. La vicenda non è andata giù ad un gruppo di genitori che ha vivacemente protestato mentre ed il caso, naturalmente, è diventato politico con le opposizioni che hanno parlato di “ennesimo tentativo di distruggere la nostra società, pretendendo di imporre un mondo alla rovescia” mentre l’assessore comunale all’Educazione Francesco Cappelli, ha provato a gettare acqua sul fuoco sottolineando che gli insegnanti hanno “piena autonomia nell’interpretare determinate ricorrenze, in accordo con le famiglie” e parlando di “una montatura” senza “nessuna consistenza” riguardo alle polemiche.
Ma non occorre andare molto lontano per trovare altri casi simili. Alla scuola scuola materna don Milani di Ozzano Emilia, in provincia di Bologna, un volantino, sempre lo scorso anno avvertiva: “Le insegnanti della scuola dell’infanzia hanno ritenuto opportuno, nel rispetto di tutte le situazioni familiari, non realizzare per la festa della mamma e del papà lavoretti personalizzati”. Una scelta, condivisa anche da altri due istituti del medesimo plesso, le scuole per l’infanzia “Il Girotondo” e “Gnudi”, che è stata presa per una forma di rispetto nei confronti di chi ha perso un genitore. O comunque, come recita il volantino, “nel rispetto di tutte le situazioni familiari”.
Niente veniva detto a a proposito di eventuali legami omosessuali anche perché le situazioni familiari in cui manca la figura del padre, appunto, possono essere le più disparate, dai casi di separazione a quelli di morte prematura. La polemica anche in quel caso è scoppiata ferocemente con il sindaco, Luca Lelli, che se l’è cavata con una dichiarazione salomonica dicendo di rispettare la decisione della dirigenza scolastica in quanto entità autonoma e aggiungendo: “Non la condivido né la condanno”.
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