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Marcello con Filippo e Francesca

Come si diventa genitori di due bimbi molto prematuri, che appena nascono vengono spediti in terapia intensiva neonatale, dove attaccati a sonde e fili resteranno per un lunghissimo mese e mezzo? Marcello Florita, psicologo psicoteraputa e psicoanalista milanese, se lo è chiesto e lo ha scritto nel libro “Come respira una piuma” (Edizioni Ensemble) che domenica 19 marzo alle 15,30 presenterà alla biblioteca “Enrico Liverani” dell’ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna nell’ambito del progetto “Rianimazione letteraria di poesia intensiva” di Livia Santini.

Filippo e Francesca, che compiranno tre anni il 6 aprile, alla nascita pesavano 900 grammi: “Il peso di un petto di pollo o di una maxi vaschetta di gelato”, ci aveva detto nell’ultima intervista Florita, che insieme a VivereOnlus, il coordinamento con cui è andato anche alla Camera dei deputati a portare le istanze dei genitori come lui, continua a portare avanti la battaglia sulla Carta dei diritti dei bambini prematuri. Perché non tutte le Tin sono aperte 24 ore su 24 come quelle di Rimini e Modena, perché l’allattamento al seno non viene promosso ancora a sufficienza, perché le tutele lavorative per le mamme e i papà sono poco considerate.

Marcello, che sarà prossimamente anche al Book Pride di Milano e al Festival della complessità di Tarquinia, oltre che in alcune radio per interventi sulla prematurità, ha ricevuto dopo l’uscita del libro diversi messaggi e lettere: “Mi scrivono genitori che hanno passato la mia stessa esperienza molti anni fa, genitori che mi ringraziano per averli aiutati a tradurre il dolore, altri che purtroppo hanno perso i loro figli”.

marcelloooooSta di fatto che la prematurità è qualcosa che difficilmente ci si scrolla di dosso: “Ci sono studi che dimostrano le difficoltà della qualità del legame dei bambini prematuri con i genitori. L’attaccamento, quando vieni separato dalla mamma e messo in incubatrice per settimane, non si sviluppa in modo sano e naturale. Poi, chiaramente, ogni storia è a sé. E ammetto che il rischio è di spiegare tutto con il filtro della prematurità, che ti resta addosso sempre, che senti come un ombrello sotto il quale fare ricadere tutto. All’ultima presentazione, a Parma, una mamma mi ha detto che la sua piuma ha 18 anni. Ma mica se l’è dimenticato, quel periodo”.

E a Parma, un mese e mezzo fa, davanti a medici e genitori di piccolissimi pazienti, Marcello ha riletto – con un’emozione irrefrenabile – la lettera scritta ai suoi bambini prematuri che gli è valsa la vittoria al concorso “Festival delle lettere”. Una lettera che, a un certo punto, fa così: “È il libro della natura che scrive pagine anche tristi e poco miracolose rispetto alla vita. Quella stessa natura che vi ha fatti nascere e che forse non vi avrebbe permesso di sopravvivere se non ci fossero stati macchine, aghi, cannule, tubetti, incubatrici, medici, infermieri, risonanze, TAC e medicine; ma non abbracci. Quelli non servono ai bambini prematuri, e non si possono dare. Li ho tenuti in tasca insieme ai peluche, ai ciucci, ai vestitini e alle congratulazioni, di cui avevo le tasche piene e non me ne facevo nulla; per un bambino prematuro la vita non è una gioia, né è scontata”.

Qui sotto, il testo letto da Vinicio Marchioni