Il punteggio supplementare, determinante ai fini della graduatoria, viene attribuito ai bambini disabili e, in più, ai figli di coloro che “risiedano o lavorino in Veneto, anche in modo non continuativo, da almeno 15 anni”. Con questa norma, il consiglio regionale del Veneto ha voluto porre un freno all’uso dei servizi dell’infanzia da parte dell’immigrazione ‘giovane’ privilegiando i veneti, anche di adozione ma pur sempre di lungo corso.
La legge regionale, voluta e votata dalla Lega, contestata dal Pd e dai Cinque stelle mentre Forza Italia si è astenuta (“L’obiettivo può essere condivisibile ma lo strumento è propagandistico e di dubbia efficacia”, ha fatto sapere il partito berlusconiano), è stata approvata e si applicherà solo ai nidi pubblici, non alle paritarie. I promotori del provvedimento, sottolineando la limitatezza dei posti disponibili ed evidenziando i “tagli selvaggi dello Stato alle risorse destinate all’infanzia” e “i 16 milioni erogati dalla Regione alle scuole paritarie”, hanno spiegato di voler “privilegiare quei cittadini che dimostrano di avere un serio legame con il nostro territorio, scegliendo di vivere nel Veneto e di contribuire alla crescita della comunità”.
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