Alla fine ce l’hanno fatta. Hanno fatto un bando specifico, hanno resistito a tutti i cavilli, ai ricorsi al Tar e alle eccezioni sollevate soprattutto dagli integralisti cattolici: la Regione Lazio ha assunto ufficialmente due ginecologi non obiettori di coscienza. Voluti, cercati e selezionati fra quanti hanno deciso di fare rispettare la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza senza condizionamenti etico-religiosi. Un provvedimento, quello varato dalla giunta Zingaretti, per fare fronte ad una situazione che a Roma, come in altre zone d’Italia del resto, pone seri ostacoli all’effettivo esercizio dei diritti previsti dalla 194 a favore delle donne.
Come spiegano i media locali, i due medici nelle prossime settimane cominceranno a lavorare all’ospedale san Camillo-Forlanini. E, una volta entrati in servizio, non potranno fare ‘scherzi’: come spiega a Repubblica Fabrizio d’Alba, direttore generale del San Camillo-Forlanini, “se chi ha vinto il concorso farà obiezione nei primi sei mesi dopo l’assunzione, potrebbe rischiare il licenziamento, perché sarebbe inadempiente rispetto al compito specifico per cui è stato chiamato”. Successivamente al periodo di prova il rifiuto di fare interruzioni volontarie di gravidanza potrebbe portare “alla mobilità o addirittura alla messa in esubero”.
Di fronte al successo di questa iniziativa e al fatto che circa 7 ginecologi su 10 in Italia sono obiettori di coscienza, in Parlamento è stata presentata un’analoga mozione a firma della senatrice Laura Puppato la quale chiede che in tutte le regioni vengano fatti bandi pensati appositamente per attuare la legge 194.
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