linda maggiori
Le serate volano, pur senza avere la tv. La merenda dei bambini, a scuola, non è mai confezionata. E la colla si prepara in casa, mescolando farina, acqua e sale. L’esperienza di vita ecologica e sostenibile di Linda Maggiori, mamma faentina, e della sua famiglia, ora diventa un libro. Su invito di un’amica, che l’ha spronata a raccontare come si vive senza auto e a rifiuti zero, come l’autrice ci aveva raccontato, Linda ha pubblicato “Impatto zero. Vademecum per famiglie a rifiuti zero”, che sarà in libreria tra una settimana per Dissensi. La prima presentazione si terrà il 28 gennaio alle 17 alla Bottega della Loggetta di Faenza (piazza II giugno 7). A seguire, laboratorio di autoproduzione di dentifricio.
Linda, avresti mai pensato, prima di diventare mamma del primo dei tuoi tre figli, di crescerli all’aria aperta, facendo a meno di omogeneizzati, salviette e pannolini usa e getta?
“Forse non avrei pensato di arrivare dove siamo arrivati, di vivere senza macchina e autoprodurre molto di ciò che consumiamo. Ma, di carattere, sono sempre stata ribelle e selvaggia. Alcuni incontri e alcuni libri mi hanno semplicemente aiutata sulla via del cambiamento”.
Una famiglia di cinque persone come la vostra può davvero fare la differenza, scegliendo di avere un impatto quasi nullo sull’ambiente?
“L’azione di una famiglia come la nostra non può essere enorme, certo. Ma l’importante è la testimonianza che diamo e lasciamo. Prima di iniziare questo percorso, abbiamo preso spunto da altre persone. Così come ora ci contattano per consigli e suggerimenti. Senza contare che certe rivoluzioni devono partire dal basso: non ce le possiamo certo aspettare dalle istituzioni”.
A fare scelte così controcorrente, non si rischia l’isolamento?
“Capita di avere dei momenti di sconforto, è umano. Capita anche di chiedersi ‘ma chi ce lo fa fare?’. A vedere che alcune persone non comprendono o fanno commenti svalorizzanti, ci si demoralizza. Ma in questo sentirsi diversi, il segreto sta nel non chiudersi. Bisogna tenere sempre la porta aperta, affinché anche gli altri si mettano in discussione”.
E i bambini, non provano qualche forma di disagio?
“I più grandi, che hanno nove e sette anni, percepiscono certo più del piccolo che le nostre sono abitudini fuori dal coro. Alle feste di compleanno mangiano anche le ‘schifezze’, anche se sanno che a casa non le vedranno mai. A volte, a sentir parlare di videogiochi o tablet, può essere che si sentano esclusi. Ma un giorno ho chiesto al maggiore, Gioele, se gli pesasse la nostra diversità, visto che era dettata da scelte mie e del papà. Ci ha pensato un po’ e poi mi ha risposto che di sente diverso, certo, ma questo non gli pesa”.
Nella quotidianità, qual è la parte più difficile, quella che magari richiede maggiore impegno o sopportazione?
“Forse la mancanza dell’auto. Quando vogliamo andare in luoghi dove i mezzi non arrivano, ci arrabbiamo. Si dà sempre per scontato che le persone abbiano un’auto di proprietà. A noi che piace la montagna, per esempio, certe zone sono precluse. Sono rinunce e difficoltà organizzative che, però, riguardano pochi aspetti. A tutto si fa l’abitudine, soprattutto con il passare degli anni”.

La famiglia di Linda Maggiori
La famiglia di Linda Maggiori

E con amici e parenti, capitano attriti?
“No. Ho una zia che adora la carne, mentre noi siamo vegetariani. Ma la mettiamo sul ridere, come con gli amici: chi ci conosce ci stima e ci vede anche con simpatia. Scatta spesso la curiosità e la voglia di approfondire. Cosa che, ovviamente, non succede con chi ci conosce poco e ci vede, magari, come quelli strani. Quando insisto perché alle feste di fine scuola si faccia riuso e riciclo, arrivano sguardi obliqui. Ma io vado avanti per la mia strada. Ai miei figli che frequentano le elementari è capitato, per esempio, di far conoscere ai compagni la penna stilografica, che si ricarica con lo stantuffo. Non è detto, insomma, che non ci sia uno scambio”.
Si sta allargando, da quello che puoi osservare, la rete delle famiglie che scelgono uno stile di vita alternativo?
“Sì, lo vedo dalle richieste che arrivano su Facebook. Sono esperienze in crescita, in tutta Italia”.