Rifiuti zero. L’obiettivo, sulla carta, pare impossibile. Ma Linda Maggiori, mamma di tre bambini, insieme al marito nell’ultimo anno ci si è avvicinata parecchio. Ogni componente della famiglia, infatti, ha prodotto poco più di un chilo di rifiuto indifferenziato, il cosiddetto Rsu che non si può riciclare. Se si escludono, insomma, la raccolta differenziata per plastica, carta e vetro e l’organico che finisce nella compostiera sul terrazzo o nei bidoni appositi, in dodici mesi Linda e i suoi hanno fatto un lavoro da record: la media italiana, infatti, è di 160 chili di Rsu all’anno. Un dato che riguarda le utenze domestiche e che raddoppia nel caso, per esempio, dei negozi. L’esperienza della famiglia di Linda, che vive a Faenza, è raccontata su un blog da poco inaugurato.
Linda, qual è il principale segreto per ridurre così tanto i rifiuti?
“C’è un lavoro a monte che consiste nel fare la spesa dai produttori, nel prediligere i prodotti sfusi e alla spina, nel fare tanta auto-produzione. A casa cuciniamo pane, torte, biscotti. Ci serviamo nei mercati dei contadini e le poche volte che andiamo al supermercato, portiamo i nostri sacchetti per acquistare la frutta o la verdura. Abbiamo tre bimbi ma abbiamo fatto tempo addietro la scelta di utilizzare solo pannolini lavabili”.
La vostra è una scelta che fa rima con uno stile di vita preciso?
“Sì. Siamo prevalentemente vegetariani, non abbiamo l’auto, facciamo molto riciclo. E miei figli ci sono abituati: Gioele, il più grande, quando va alle feste di compleanno si porta a casa i bicchieri di plastica usati dagli amichetti. E mi chiede: ‘mamma, come li potremmo riutilizzare?'”.
C’è un settore sul quale, invece, non riuscite a tagliare di netto i rifiuti?
“I sacchetti del caffè. Lo acquistiamo equo-solidale, attraverso i gruppi d’acquisto. Ma sono di un polimateriale che rende impossibile gettarli nella differenziata. Allora ci siamo ingegnati: li tagliamo a striscioline e, intrecciandoli, stiamo realizzando delle tende originalissime”.
A parte l’impatto quasi nullo sull’ambiente, che vantaggi ci sono nel produrre pochi rifiuti?
“Ci si libera dai condizionamenti degli imballaggi, che veicolano messaggi pubblicitari: noi compriamo solo quello di cui abbiamo davvero bisogno. E poi, andando dritti al prodotto, lo si valorizza e lo si apprezza certo di più”.
Ci sono altre famiglie, nella vostra zona, che seguono il vostro approccio?
“Qualcuna sì, stiamo cercando di fare rete per rendere questa esperienza molto più significativa. Da quello che ci raccontano, però, non producono meno di cinque chili all’anno di Rsu. Insomma, si può sempre migliorare”.
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