Svezzamento: “Prima dei sei mesi nessun alimento diverso dal latte”

svezzamento, pappe, bimbo che fa la pappaI pediatri, sempre più spesso, consigliano l’introduzione dei primi cibi diversi dal latte – il più delle volte la frutta ma anche le prime “pappe” – tra i quattro e i sei mesi di vita del bambino. La Regione Regione Emilia-Romagna raccomanda, invece, di aspettare. Sulla base dei più recenti studi in materia, l’indicazione è che prima dei sei mesi, di solito, non bisogna aggiungere nulla alla dieta dei lattanti. 

A spiegarlo è Simona Di Mario, pediatra che fa parte di SaPeRiDoc, gruppo multi-professionale della Regione che si occupa di divulgare informazioni valide – scremate dalla confusione creata dal web – sulla salute riproduttiva, perinatale e del bambino nel primo anno di vita.

“Siamo partiti – spiega la dottoressa – dall’utilizzo di nuove parole: svezzamento, che indica il fatto di togliere il latte, che un vizio non è, è stato sostituito da alimentazione complementare, in cui il cibo va a complementare il latte di mamma che è bene continuare ad offrire fino ai due anni di vita e oltre, secondo i desideri di mamma e bambino. Per alcuni anni si è pensato che fosse giusto ritardare l’inserimento di alcuni cibi come il pesce, l’uovo e il pomodoro perché considerati allergizzanti. I dati, poi, hanno dimostrato che l’approccio era sbagliato. Sulla base di alcuni successivi studi osservazionali, si è considerata quella tra i quattro e i sei mesi come una ‘finestra di opportunità’ nella quale – in maniera anche un po’ bizzarra – era giusto introdurre qualunque cibo per scongiurare il rischio di sviluppare l’allergia“.

La terza fase delle ricerche, quella dei trial randomizzati (studi clinici controllati) è stata quella che, in maniera più affidabile, ha fatto capire ai professionisti della salute che quella finestra immunologica in realtà non esiste: “Sia sul fronte del grano, che su quello dell’uovo, infine su quello degli arachidi, si è visto che è bene non ritardare a dopo l’anno l’inserimento dei cibi diversi dal latte ma che non bisogna anticiparli a prima dei sei mesi”.

Farlo, infatti, crea un doppio danno: “Il rischio di allergia non si riduce, si forza un bambino ancora non pronto e, allo stesso tempo, gli si toglie una quota di latte ancora molto importante”. Il nuovo approccio dell’Emilia-Romagna, che poco a poco dovrà andare a invertire la tendenza di quei pediatri che ancora consigliano ai genitori la vecchia sequenza alimentare dello “svezzamento” tradizionale (a cinque mesi una cosa, a sei un’altra, a sette un’altra ancora) è, in pratica, quella dell’auto-svezzamento. Dove, a partire dai sei mesi circa (ogni bambino ha i suoi tempi di maturazione), quando il bambino sta seduto e allunga le mani per prendere il cibo, è bene offrire al bambino gli stessi cibi che mangia il resto della famiglia (che deve “mangiare bene”), senza posticipare nulla a dopo gli undici mesi, fidandosi della capacità del bambino di autoregolarsi: “Altri documenti regionali prodotti di recente, così come la nostra pagina Facebook e la nostra newsletter, dovrebbero servire a sensibilizzare famiglie e medici”.

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