La notizia che la mamma sarebbe andata via per qualche giorno ci era stata comunicata da lei in persona, ricorrendo a quattro parole dette alla fine di una delle tante rumorose cene dell’infrasettimana.
Vado Via Quattro Giorni.
Nessun diritto di replica, né di veto.
La mamma lo avrà visto come un segno di rispetto e di paura bestia, invece è stato un segno di bravura.
I “ragazzi” ed io siamo stati bravi a contenere la gioia, evitando così che ci ripensasse solo per farci un torto. A dire il vero, ci aveva quasi beccati. Era di schiena a preparare il caffè, e noi ci siamo scambiati un cinque simultaneo che neanche gli All Blacks durante la Haka.
Non è mica cattiveria, è che la medaglia ha sempre due facce.
Ad una mamma che accusa cronica stanchezza da multitasking spinto, corrisponde un resto della famiglia che deve sopportare quelle frasi che rovinano l’umore come una multa avvisata per raccomandata sotto Natale. Frasi sempre puntuali come ‘lo spazzolino non è al suo posto’, ‘ c’è una briciola sul divano’, ‘segnati che sabato c’è il laboratorio di origami tibetani’, ‘ti ho detto che la carta va nella carta’. Così puntuali che, a volte, arrivano mentre la briciola è ancora in volo e mentre stai per dire che sabato volevi andare allo stadio.
E allora, quando l’abbiamo vista salire sulla macchina nera e lucida della sua amica, è ufficialmente cominciata la festa. Il nano ha iniziato a correre per casa a braccia aperte come Tardelli a Spagna ‘82 e la grande lo seguiva dimenandosi come una ballerina al carnevale di Rio, mentre io li osservavo con un ghigno malefico sfregandomi le mani.
Per un papà, doversi occupare dei bambini per qualche giorno è una grandissima occasione per creare con loro alleanze che possono durare una vita.
Papà, ho fame. Mangia pure i biscotti al cioccolato.
Papà, non voglia di imparare la poesia. Lo farai quando sarai motivata.
Papà, niente doccia. Va bene, facciamo il bagno riempendo la vasca fino all’orlo.
Senza dimenticare di applicare alla pedagogia quanto hai imparato stando nel mondo: se, come diceva Boskov, “rigore è quando arbitro fischia”, allora “nanna si fa, quando bimbo crolla”.
Per un papà, doversi occupare dei bambini per qualche giorno è una grandissima occasione per sentirsi l’effetto che fa l’esercizio del potere.
Papà, non facciamo i letti? Non ha senso, dato che stasera dobbiamo riusarli.
Papà, posso giocare con l’i-pad? Sì, ma solo per trentadue minuti.
Papà, puoi venire un attimo? No, sono in bagno e non mi disturbate.
Per un papà, doversi occupare dei bambini per qualche giorno è una grandissima occasione per sviluppare le sinergie.
Papà, cosa mangiamo stasera? Non lo so. La nonna dovrebbe fare il polpettone.
Papà, perché oggi pomeriggio andiamo da Matilde? Così voi vi divertite un pò, e noi ci guardiamo la partita.
Papà, giochiamo tutti assieme? Sì, facciamo finta che voi siete dei massaggiatori bravissimi e mi massaggiate i piedi.
Sarebbe andato tutto benissimo ma le mamme sono diaboliche. Usano i giocattoli che portano di ritorno dai viaggi solo per corrompere i figli e farli confessare:
– Siete stati bravi, la cucina è in perfetto ordine.
– Ci credo, mamma. Non l’abbiamo mai usata.
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