Ricordate Nanni Moretti? “Mi si nota di più se vado o non vado?”. La poco edificante vicenda che ha coinvolto Matteo Renzi ricorda un po’ i dubbi amletici del regista romano: anche qui si tratta di un problema di comunicazione e di immagine, le ‘materie’ di cui, nell’era dei social è fatta principalmente la politica.
E’ successo che proprio sul profilo Facebook del presidente del Consiglio (inutile negarlo, ormai la vita, compresi i casi diplomatici, passa da lì), è apparsa una frase inquietante: “Tutte tranne il disabile”. L’indicazione si riferiva ad una serie di fotografie di Renzi in visita ad Alessandria. Il post è stato cancellato in breve tempo ma non abbastanza: qualcuno lo ha fotografato ed è scattata la polemica. Si è scoperto, dunque, che era stata censurata un’immagine con un ragazzo disabile. La spiegazione l’ha data, sempre sui social, Franco Bellacci, segretario particolare di Renzi e quindi una delle persone a lui più vicine: “Sono stato io a dare indicazione di non mettere la foto scattata ad Alessandria con il disabile sulla pagina di Matteo Renzi – ha chiarito -. E’ una bella foto, ma temevo le solite accuse di strumentalizzare la disabilità. Tutte le volte che Matteo posta foto con disabile i commenti sono in maggioranza contrari accusandolo di strumentalizzare. Tutto qui”.
No, non è tutto qui. La disabilità in questo Paese non può essere un’arma mediatica: ai politici, di qualsiasi orientamento, non deve essere permesso di strumentalizzarla decidendo all’occorrenza se mostrarla o nasconderla mentre a livello generale dovrebbe esserci un deciso scatto in avanti in quanto a senso civico, rispetto e tolleranza: certe frasi apparse (sempre sui social: e ti pareva) sulla presenza dell’atleta paralimpica Bebe Vio alla cena con Renzi alla Casa Bianca sono semplicemente disgustose.
E se tanta gente deve ancora imparare, come si usa dire, a stare al mondo, le istituzioni potrebbero cominciare a sbloccare fondi e risorse varie per la disabilità. Non è una frase fatta: tutti i parametri, le ricerche e le analisi internazionali relegano l’Italia agli ultimi posti come investimenti nel settore. Scontiamo uno storico ritardo, un’arretratezza culturale (il paragone con i ‘soliti’ paesi nordici è impietoso) che viene da lontano, è vero, ma non è il caso di crogiolarcisi sopra.
Se un giorno questo sarà un Paese (anche) per disabili e la loro presenza quotidiana nel mondo del lavoro e delle istituzioni e i servizi a loro dedicati (a cominciare da quelli di trasporto pubblico: vi pare normale che ci sia un ragazzo in carrozzina, Iacopo Melio, che deve fare una pagina Facebook, sì!, per comunicare a tutti che gli piacerebbe prendere il treno ma che non può a causa di barriere architettoniche e servizi da terzo mondo?) saranno così efficienti e ‘robusti’ da non fare più notizia, probabilmente non ci sarà neanche più tutta questa isteria per una banalissima foto.
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