E’ di Ravenna il frate del ‘terremoto come punizione per i gay’

Giovanni CavalcoliE’ il personaggio del giorno ma quel suo quarto d’ora di celebrità se lo poteva guadagnare ben diversamente. A confronto, i Vip sgarruppati del Grande Fratello sono da premio Nobel. Si chiama Giovanni Cavalcoli ed è di Ravenna. Di mestiere fa il frate. Teologo domenicano per la precisione. L’ordine, che proprio per la salda preparazione teorica, in passato era stato messo dalla Chiesa cattolica a capo dell’Inquisizione.

E i toni di Cavalcoli, nato nel cuore della Romagna il 9 agosto 1941 e attualmente in carico al convento di san Domenico di Varazze, sono esattamente da ‘dagli all’eretico’ con una punizione divina che non è meno terribile di quella (il rogo) che i suoi antenati dispensavano fino a qualche secolo fa. E’ lui che, con un faccia che proprio te lo immagineresti preciso preciso nel Nome della rosa, in un cima di rinnovata caccia alla streghe dal microfono di Radio Maria ha associato il terremoto alle unioni civili. In che maniera lo vediamo subito. Dato che qualcuno, specie fra i cattolici integralisti, ha cercato dei distinguo ed ha accusato i media di aver interpretato male le parole del mite fraticello, strumentalizzandone il significato, riportiamo il colloquio fra il conduttore della Zanzara, trasmissione di Radio 24, e lo stesso Cavalcoli, a cui viene fatta riascoltare la registrazione della puntata che ha destato tanto scandalo. “Risentendo le mie parole tutto sommato è un’opinione legittima – chiarisce Cavalcoli, docente emerito di Teologia dogmatica nella facoltà teologica dell’Emilia-Romagna e di Metafisica nello studio filosofico domenicano di Bologna -. Cioè che il terremoto possa essere un castigo per i peccati degli uomini“.

Intervistatore: “Le unioni gay sarebbero un peccato?”.
Cavalcoli: “Ah, ma si capisce, questo è chiaro”.
I: “Che cosa è per lei un omosessuale?”.
C: “Un omosessuale è una persona che pecca contro natura”.
I: “Mettiamo che ci sia l’adozione fra gay, che può succedere in Italia allora? Un cataclisma?”.
C: “Ha letto la storia di Sodoma e Gomorra?”.
I: “L’Italia verrà rasa al suolo, dunque?”.
C: “Ma no, però sono peccati che meritano il castigo divino. Non dico niente di nuovo. Si legga la Bibbia”.
I: “Io penso che lei si dovrebbe vergognare”.
“Io sono dottore in teologia da 30 anni, ho lavorato in Vaticano con san Giovanni Paolo II e ribadisco che peccati come l’omosessualità meritano il castigo divino”.
I: “Mi sembra una cazzata”.
C: “No, non è il caso”.
I: “Le leggo la notizia di apertura: il Vaticano condanna Radio Maria: ‘parole offensive e scandalose'”.
C: “Si ripassino il catechismo”.

Quindi dall’indomito frate ravennate, laureato in Filosofia a Bologna nel 1970 con una tesi dal titolo “La crisi dell’intellettuale nella società moderna”, non arrivano le scuse ai terremotati, come qualcuno aveva sperato, ma parole di conferma su quelli che egli stesso definisce “principi dell’etica cristiana”. Lui, che ha fatto voto di castità e che quindi probabilmente non ha mai conosciuto in senso biblico una donna (o un uomo) ma che ha passato la vita a elaborare pensosi tomi come “La condizione della sessualità umana nella resurrezione secondo san Tommaso”, “Sulla differenza fra l’anima dell’uomo e quella della donna”, “Può la donna ricevere il sacramento dell’ordine?”, “La teologia del corpo nel pensiero di Giovanni Paolo II”, è convinto di essere nel giusto. Ha studiato, ha scritto e si sente legittimato a pontificare. Verbo che gli si addice perfettamente dato che lo fa perfino contro i suoi superiori invitandoli a ripassare il catechismo. A niente dunque valgono le frasi di monsignor Angelo Becciu, sostituto alla segreteria vaticana di Stato che con grande imbarazzo ha condannato le affermazioni andate in onda su Radio Maria: “Sono offensive per i credenti e scandalose per chi non crede” in quanto “datate al periodo precristiano e non rispondono alla teologia della Chiesa perché contrarie alla visione di Dio offertaci da Cristo. Cristo ci ha rivelato il volto di Dio amore non di un Dio capriccioso e vendicativo”. Ed infine: “I terremotati ci perdonino, a loro la solidarietà del Papa”. E a Cavalcoli che cosa?

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Commenti:

  1. Luca 13,1-9
    In quel tempo, si presentarono a Gesù alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
    Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
    No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

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