Un gelato con Martina: “Così mio figlio disabile riesce a uscire di casa”

Francesco e Martina
Francesco e Martina

Se un giorno diventeranno davvero amici, sarà il tempo a dirlo. Per ora, comunque, tra Francesco e Martina il feeling è tanto. E lui, 14 anni, affetto da sindrome di Asperger a basso funzionamento, quando lei arriva a prenderlo riesce a farsi trascinare per un gelato, una passeggiata, un giro in bicicletta, uscendo dall’isolamento delle quattro mura di casa. Francesco e Martina (lei è studentessa universitaria) sono tra i protagonisti del progetto “Quasi amici” dell’associazione “Il tesoro nascosto” di Carpi, presentato lo scorso 4 ottobre, nella “Giornata del dono”, a Montecitorio. Ed è Iolanda Esposito, mamma di Francesco, a raccontare l’avventura iniziata da suo figlio la scorsa primavera.

“Quando l’Asl mi ha proposto di abbinare mio figlio a una ragazza giovane per motivarlo e invogliarlo a passare meno tempo chiuso in casa, ero un po’ scettica – racconta -. Noi genitori di ragazzi disabili siamo abituati a confrontarci con gli esperti. E temevo che Francesco non capisse il ruolo e la figura di Martina. Invece, inaspettatamente, Francesco l’ha presa bene. E quando Martina lo riaccompagna a casa dopo le due ore che settimanalmente trascorrono insieme, è sempre contento e allegro e mi dice che si è divertito, anche se non mi racconta nello specifico dove è stato e che cosa ha fatto”.

Un passaggio naturale aiutato, secondo Iolanda, dalla bellezza e dolcezza di Martina: “Quando Francesco è con lei sono tranquilla, tra loro si è instaurato subito un bel rapporto. Sarebbe bello se, dopo la chiusura del progetto, restassero in contatto. Da mamma, sto vivendo questa esperienza con tanta positività, credo sia una bellissima occasione per i nostri figli così soli. E anche per noi genitori, che tendiamo a chiuderci nel nostro mondo”.

A Roma, la scorsa settimana, Iolanda ha portato anche suo figlio: “Molto emozionante parlare della nostra storia in quella sede. Il progetto ‘Quasi amici’ ha tutte le carte in regola per diventare qualcosa di grande e importante. Mi piacerebbe solo che le persone che vengono scelte per affiancare i ragazzi disabili fossero sempre seguite e coordinate in modo da non lasciare spazio all’improvvisazione. Per i nostri figli diventano delle guide, è bene che vengano preparate adeguatamente”.

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