E’ stata la prontezza di riflessi dei genitori a salvargli la vita. Si erano preoccupati perché il bambino, un anno, continuava a piangere e a rifiutare il cibo. Lo hanno portato all’Ospedale dei Bambini di Parma, la città dove vive con la famiglia; là una radiografia ha evidenziato la presenza di un corpo estraneo nell’esofago. Senza perdere un attimo, il piccolo è stato operato dall’equipe guidata da Gian Luigi De Angelis. Due ore di intervento in endoscopia per scoprire che, come racconta la Gazzetta di Parma, il bambino aveva ingerito una pericolosissima pila al litio. Quelle (dette anche “a bottone”) di forma rotonda e della grandezza di una moneta che vengono usate per orologi, telecomandi per garage e altri apparecchi simili.
Il piccolo adesso sta bene ma ha rischiato moltissimo: la rivista americana Pediatrics nel 2102 ha pubblicato uno studio con foto per dimostrare i danni che le pile possono provocare ai tessuti umani. Le mini batterie, inserite in un wurstel, lo hanno corroso, come fosse cotto al barbecue. Effetto tanto più devastante quanto più piccoli sono gli organi.
Secondo la ricerca pubblicata su Pediatrics, condotta dal Center for Injury Research and Policy del Nationwide Children’s Hospital di Columbus, nell’Ohio, i dati sulle visite ai pronto soccorso statunitensi, tra il 1999 e il 2009, dimostrano che il trend è in forte crescita. Sono stati monitorati tutti gli accessi per masticazione, ingestione o inserimento nel naso o nelle orecchie delle mini batterie, rilevazione possibile grazie ai dati del National Electronic Injury Surveillance System. Le batterie a bottone sono state protagoniste dell’83,3% degli accessi, con una media di 3.289 casi all’anno.
Le pile al litio, come rende noto anche il ministero della Salute, possono causare un danno principalmente a carico dell’esofago, ma anche dello stomaco per il solo effetto elettrico, indipendentemente dal rilascio di sostanze tossiche successive all’apertura della pila stessa. Il piccolo può morire, o avere gravissimi danni, anche solo per il fatto di aver tenuto la pila nell’organismo per ore o addirittura per giorni. Tecnicamente, la morte sopraggiunge per avvelenamento come è successo ad esempio all’inizio di quest’anno ad una bimba di due anni di Tulsa, in Oklahoma: nel giorno di Santo Stefano aveva ingoiato una pila al litio ma nessuno si era accorto di niente. Fino a quando non ha iniziato a vomitare sangue e la sua pelle a diventare violacea. La bambina è stata portata in ospedale dove è stata sottoposta a un intervento che però non è stato sufficiente a salvarla.
Per evitare qualsiasi contatto dei bambini con le piccole pile piatte basta seguire semplici accorgimenti: tenere sempre in un posto alto telecomandi di garage, assicurarsi che le bilance elettroniche abbiano il vano pile ben chiuso, non sostituire mai le pile vicino ai bambini e buttar via subito quelle sostituite. Per quanto riguarda i giocattoli, la normativa europea vigente prevede che il vano batteria, contenente le pile a bottone, sia apribile solo con l’ausilio di specifico attrezzo (esempio cacciavite a stella), in caso contrario il giocattolo non può stare sul mercato.
Nel caso di ingestione certa o anche solo sospetta di una di queste pile, il ministero consiglia di: telefonare a un Centro Antiveleni; non provocare il vomito; accompagnare il bambino in Pronto Soccorso anche se non presenta alcun sintomo.
È infine indispensabile recuperare ogni informazione utile per identificare il tipo di pila ingerita: pertanto occorre portare in ospedale l’articolo da cui la pila è stata rimossa e, se disponibili, la confezione originale della stessa o le altre batterie presenti nei dispositivi che ne contengono più di una.
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