Sono tre anni che cerco di entrare nel vivo del sistema scolastico italiano. Ci sto provando e da quando mia figlia va alle elementari. Ammetto, con scarsi risultati. Purtroppo io e la scuola viaggiamo a velocità assai diverse.
Il progresso non è per tutti. Soprattutto, non è affare della scuola dei nostri figli.
Per dirne una, le lavagne Lim, ci sono a volte sì, a volte meno. Sento racconti di pellegrinaggi di aule in aule per scambiarsi l’uso della lavagna interattiva e ogni anno è una gran botta di culo se tuo figlio è finito nella casse che ce l’ha di serie.
Pazienza che la tecnologia non sia affare che si insegna a scuola, ne fanno largo larghissimo uso a casa e gli scienziati dicono di andarci cauti, che altrimenti tablet e pc creano dipendenza. In ogni caso, le lezioni non contemplano l’insegnamento di quello che già è il primo sistema di comunicazione. E pazienza pure che i piccoli coetanei finnici studino già con tablet alla mano. A pensarci, lo ammetto, un po’ rosico e un po’ soffro.
Va bene pure se di inglese si fanno sì e no due ore a settimana. Quanto la religione, il Papa sarà contento, io un po’ meno perché poi con gli altri genitori è tutto un confrontarsi: “Tu al corso di inglese dove la mandi?”. A pagamento si intende.
Educazione fisica. La scuola di mia figlia non ha la palestra. Quella della sua amica la palestra ce l’ha ma non sono organizzati. Morale: che sport fa tuo figlio il pomeriggio? Perché la mattina a scuola, poco o niente. E i seimila insegnanti promessi con la Buona Scuola chi li ha visti?
In compenso, su educazione civica e ambientale siamo dei maestri. Grandi premi per chi ricicla più carta, salvo inviarti una media di due avvisi di carta al mese (a stare bassi), che moltiplicati per tutti i mesi scolastici, per tutti i bambini… ciao ciao foreste.
Banalità, cose che si sanno da una vita, direte, vero? Eh lo so. E’ che questo sistema scuola si arrotola su se stesso. E oggi, a guardare la moglie del premier, insegnante di ruolo nella scuola sotto casa eppure in viaggio alla Casa Bianca, un po’ tutte queste cose mi sono tornate in mente.
E lo ammetto, un po’ rosico un po’ soffro. A pensare che il viaggio di Mrs Renzi altro non sia che lo specchio di questo Paese con le speranze sempre più al lumicino: chi c’ha il pane non ha i denti.
Prepariamoci alla fame.
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