L’anno scorso non sono mancati lanci di oggetti dai finestrini, petardi, ragazzi con i taglierini per le mani, atti di vandalismo nei confronti dei mezzi. La linea di trasporto pubblico che collega Marina di Ravenna a Lido Adriano non è, quando salgono gli studenti della scuola media “Mattei”, delle più tranquille.
Ecco perché, da alcuni anni, il Comune di Ravenna appalta un servizio di monitoraggio che, dallo scorso anno, è gestito dalla cooperativa Progetto A, che effettua gli stessi controlli anche sui classici bus scolastici.
Il 75, invece, è un autobus di linea a tutti gli effetti. Ed è dal lunedì al sabato che gli educatori della coop (uno per corsa, visto che ne viaggiano due) salgono a bordo all’ora di pranzo – all’uscita da scuola – per tenere a bada la situazione.
Silvia Barbero, coordinatrice ravennate per Progetto A, ogni volta che va in Comune a relazionare sull’andamento del servizio, deve rispondere alla stessa annosa domanda: “I nostri educatori, sugli autobus, ci sono tutti i giorni. Ma quanto sono davvero importanti?”.
Il primo problema è il sovraffollamento delle corse: “Salgono decine e decine di ragazzi e ragazze e la confusione è moltissima. I nostri educatori non sono certo poliziotti e non hanno strumenti per gestire alcune situazioni problematiche, se non il dialogo e l’empatia. In genere cercano di collocarsi vicino agli studenti più turbolenti, per prevenire fenomeni di bullismo. Ma non hanno alcun potere sanzionatorio. Possono solo invitarli a comportarsi bene, a stare tranquilli, affrontando con loro anche argomenti diversi rispetto a quelli intavolati dai ragazzi: magari lo sport invece di sesso, droga e violenza. Ma il nostro intervento, in quella situazione, non può che essere limitato”.
D’altro canto, la presenza degli educatori agisce da deterrente rispetto al degenerare di alcuni comportamenti: “Notiamo che a creare maggiore subbuglio sono in genere i soliti soggetti. Con gli altri si riesce spesso ad avere in cambio fiducia, così che alcuni studenti riferiscono agli educatori atteggiamenti scorretti da parte di alcuni coetanei. O comunque, in loro presenza, tendono a limitarsi. Ma compiere un vero intervento educativo non è semplice. Certo, quando comunichiamo all’Amministrazione alcuni casi problematici, il dirigente scolastico può essere avvertito e possono scattare provvedimenti, come le sospensioni. Ma è un lavoro che svolgiamo con grandi difficoltà”.
Lo conferma Francesca Battistini, presidente della cooperativa Progetto Crescita che aveva in appalto il servizio fino a due anni fa: “Affollamento e comportamenti poco consoni da parte dei ragazzi erano all’ordine del giorno. Riscontravamo di certo la necessità di intervenire. Ma il lavoro degli educatori, che veniva svolto per tre giorni su una corsa e per gli altri tre giorni su un’altra, nel concreto non era affatto semplice”.
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