bambina che fa i compiti, scuolaCaro sindaco,
le scrivo perché ho un problema con un’abitante di casa mia, e lei con i problemi con gli abitanti dovrebbe avere una certa dimestichezza.

No, non si tratta di nessuna lite con un vicino, per carità mica è un amministratore condominiale lei.
E nemmeno si tratta di problemi con la mia compagna perché, di quelli, magari ce ne fosse soltanto uno. E poi, mi perdoni, lei mica è  il dottor Stranamore.

Ho un problema con mia figlia, un problema politico grave con una sindacalista di otto anni.
Vede, come genitori ci siamo impegnati veramente tanto a farla crescere lontana dagli stereotipi di genere. E così, risultato o natura sua, lei non sopporta che le cose, i vestiti o le situazioni possano essere definite da maschio o da femmina.

Ed è così convinta di dovere e di poter abbattere questa impalcatura, che un po’ ci prova gusto a voler fare le cose che in genere fanno i maschi. Quindi balla la Break dance, si muove sullo skateboard, adora il blu e i capelli corti. Classico Tomboy o versione moderna di girl?

Io, francamente non lo so, però so che l’altro giorno non voleva andare a scuola. Mica perché non le piaccia studiare, anzi ha ottimi voti. Non voleva andarci perché trovava ingiusto doversi mettere un grembiule bianco che tutti identificano da femmina.

Non solo perché le piace di più quello a quadretti da maschio (nemmeno a dirlo) ma soprattutto perché secondo lei è non è accettabile che ci siano grembiuli diversi se è vero che dobbiamo essere tutti uguali.

Caro sindaco, mi dà lei una mano a trovare una risposta ‘politica’ da dare a mia figlia o mi dà una mano a cambiare questa consuetudine delle scuole primarie di Ravenna?

Grazie in anticipo per quello che potrà fare.

Mauro Di Nuzzo

Ps: mia figlia si chiama Violante. Nel nome ha il germe del violare, dell’andare contro la regola, che non è detto sia una cosa sbagliata a priori. Comunque, le assicuro che è davvero un osso duro.

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