Trent’anni di accoglienza dei bambini bielorussi in un libro: “Un’avventura meravigliosa”

belarus“Che cosa è rimasto di questa esperienza?”. “A che punto siamo arrivati?”. Sono queste le domande che hanno mosso la scrittura del libro “Piccoli ospiti e parenti del cuore. Non chiamiamoli i bambini di Chernobyl” (Edizioni del Loggione) che la giornalista Carla Baroncelli ha scritto insieme a Giuseppina Torricelli, presidente dell’associazione Belarus che dal 2010 riunisce le famiglie del territorio ravennate che accolgono i minori bielorussi dai sette ai diciassette anni, abbandonati e residenti in istituto. Il libro verrà presentato sabato 9 luglio alle 19 nell’anfiteatro della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna (piazza Arcivescovado 2, Ravenna).

Dal disastro di Chernobyl, trent’anni fa, a oggi, di tempo ne è passato. E anche l’accoglienza si è trasformata: “Allora erano le famiglie della sezione di Piccolo Mondo di Cesena a rispondere all’emergenza sanitaria accogliendo i bambini. Poco a poco, invece, il tutto ha preso una piega sociale e oggi siamo qui a dire che i nostri non sono più i bambini di Chernobyl, ma persone che hanno bisogno di una spinta per capire il loro progetto di vita. Che noi non li accogliamo per farli rimanere qui ma per consentire loro di coronare il proprio sogno”. C’è chi, nei 120 giorni di permanenza a Ravenna (tre mesi d’estate e uno d’inverno) frequenta i corsi di ristorazione e poi decide, una volta in Bielorussia, di lavorare nel settore. Chi va a lezione di falegnameria e capisce che vuole fare proprio quel mestiere. O chi, come il ragazzo, oggi 24enne, che Giuseppina e il marito hanno accolto fin dall’età di sette anni, si iscrive alla facoltà di Agraria in Italia, pur continuando a vivere in Bielorussia, coltivando il sogno di aprire una serra. “Siamo diventati qualcosa di molto diverso – spiega Torricelli – rispetto a trent’anni fa. Siamo una realtà in grado di dare risposte sul fronte delle pari opportunità: il diritto alla salute, a una famiglia, a un’infanzia felice”.

In media, in questi ultimi sedici anni, i bambini che hanno usufruito dei progetti di Ravenna Belarus sono stati una sessantina, anche se i calcoli sono relativi, visto che dipendono dal tipo di attività: “Chi accede, per esempio, a ‘Ivan e la farfalla’, il progetto oncoematologico, non viene in Italia per entrambi i periodi ‘canonici’. Senza contare chi, dopo i 17 anni, continua a essere accolto dalle nostre famiglie su invito privato“.

Un legame che alterna la modalità diretta a quella a distanza, un affiancamento che poco c’entra con l’idea di ospitare i bambini per una vacanza, come molti credono: “Il nostro è un progetto di accompagnamento vero e proprio, un modo per dare ai bambini e ai ragazzi bielorussi gli strumenti per sapere scegliere consapevolmente cosa è meglio per le loro vite. Anche a questo obiettivo rispondono i corsi di orientamento al lavoro che organizziamo per loro”.

Esperienze meravigliose, ammette Torricelli, che non celano di certo le difficoltà: “Non esistono bambini difficili ma solo adulti che non hanno la giusta chiave di lettura. L’ostacolo più grande, per i bambini che accogliamo, è affidarsi, fidarsi, capire che l’adulto che hanno davanti è lì per dare amore, anche se nemmeno a casa nostra esiste il Mulino Bianco. Costruire un legame e un rapporto è un lavoro lungo, infinito, che richiede grandissima pazienza. Non esiste una famiglia ideale per realizzare questa esperienza, né una ricetta per affrontarla: l’importante, lo diciamo sempre, è non avere paura di vivere delle emozioni”.

Anche e soprattutto davanti a domande senza risposte. Come “perché lo fai?”, “perché hai scelto me che sono bielorusso e non il tuo vicino di casa che ha bisogno?”, “perché mio fratello no e io, invece, sì?”.

“Bisogna essere consapevoli che nessuno di noi può salvare il mondo – conclude Torricelli – e che da tutto questo si uscirà senza più l’idea di chi ha dato e chi ha ricevuto. L’accoglienza è un viaggio che si fa insieme: sia gli adulti che i bambini ne escono trasformati”.

 

In questo articolo c'è 1 commento

Commenti:

Commenta

g