Siete ancora in macchina e Lei ti chiede con la perfidia della professoressa di fisica se ti sei ricordato di prendere le creme solari.
“La trenta è per il mattino, la cinquanta per le ore di punta, la venti per il pomeriggio”, sottolinea puntigliosa.
Non possiamo usate la ventisette per tutto il giorno?
Non esiste la protezione ventisette, cretino, ti dice Lei.
Appena arrivato al mare sorprendi tutti e ti offri di andare a giocare in riva con il nano.
In realtà vuoi evitare le domande liturgiche dei vicini di ombrellone sul come state, che avete di nuovo da raccontare, come sono cresciuti i figli, come state (riproposto per assenza di argomenti), cosa avete di nuovo da raccontare (riproposto per assenza di interesse).
Stesse risposte riscaldate almeno venti volte con altrettanti sorrisi mummificati.
Inizi avidamente a scavare un buco.
Al minuto tre, però, la tua schiena è già con le vesciche.
In compenso, causa assideramento, hai perso la sensibilità di entrambe le gambe fino ad altezza ginocchio per andare riempire d’acqua il secchiello che a sua volta serve per riempire per pochi istanti quel buco che rimane profondo sempre pochi centimetri.
Onda anomala, buco sparito, nano fradicio. Era peggio il contrario, pensi.

Però sorgono inaspettati problemi in cantiere: tu costruisci precise torrette e lui le butta giù.
Tu edifichi incoraggianti mura, lui le distrugge.
Scavi il fossato, lui lo copre con i piedi.
Allora ti arrabbi e lui si mette a gridare.
Mamma innescata.
“L’importante è fare un castello, non fare il più bel castello”, urla lei dal lettino.
“Marcondirodirondello”, rispondi tu.
“Cretino”, ribatte (e due).
È sempre così, ti dice un altro papà solidale che dal bagnasciuga guarda la figlia che nuota.
Marianna, da brava, esci.
Come no, così cambiamo gioco.
Dai amore, conto fino a tre.
No, non ti allontanare.
Adesso vengo a prenderti, mi hai rotto le scatole.
È sempre così, lo consoli tu questa volta.
Sei riuscito a conquistare la stima del nano con i gelati di sabbia.
Così ben fatti che li prende a morsi.
Intanto il bimbo Brando aspetta la mamma Brenda al bar, la solita Touran nera è ancora da spostare e i cappelletti di Gianni sono pronti.
Un vicino di ombrellone non resiste e ti raggiunge.
Quindi ti sei fermato a due figli, ti dice.
Sì, sono anche troppi.
Tu sei sempre quello dell’anno scorso, incalza.
Sai, in fondo sono passati solo poco più di sei mesi dall’ultimo bagno.
Anzi, ti trovo dimagrito.
Ho perso sei chili, tutti stamattina.
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