Luna, sorda, a Ravenna per amore della compagna: “Lotto per l’accessibilità”

Nella vita è una fotografa professionista. Al momento è in aspettativa dalla Rai, dove lavora all’ufficio regia. Due anni fa, infatti, per amore della compagna Carla, Luna Bizzarri ha deciso di trasferirsi da Roma, dov’è nata, a Ravenna. E qui ha deciso di restare. Non a caso è diventata una delle colonne della sezione provinciale dell’Ens (Ente nazionale sordi) dove è vicepresidente del circolo ricreativo, nonché vicepresidente dell’associazione sportiva dilettantistica Quadrifoglio, una squadra di calcio per sordi e udenti dove gioca per lo più come portiere.

Luna, 34 anni, non sente dalla nascita: “Anche i miei genitori – ci racconta grazie all’interprete Lis Marianna Salatino – sono sordi. E al contrario di altri che non accettano la situazione, non hanno mai pensato di farmi operare. L’intervento che spesso viene fatto consiste nell’inserire una sorta di piccolo microfono nel cervello. Ma negli anni, può dare diversi problemi di salute. In passato è capitato che ai bimbi cosiddetti ‘impiantanti’ legassero le mani per costringerli a fare a mano della lingua dei segni. Io sono sorda, sono nata così e sto bene. La mia grande fortuna è che, con le mie gambe, posso andare dove voglio”.

Anche la compagna di Luna è sorda: “Viviamo insieme, il nostro è un rapporto di coppia normale. Carla ha un figlio udente di 24 anni che non si è mai opposto al nostro rapporto. Forse noi non glielo abbiamo esplicitato ma crediamo sia grande abbastanza per aver capito. I problemi più grandi sono fuori: quando vai a fare una visita medica e non riesci a farti capire, quando sei in un ufficio pubblico e ti rendi conti di quante barriere ancora esistano per comunicare”.

Luna Bizzarri
Luna Bizzarri

Ma il vero cruccio di Luna resta la scuola: “Quando ero bambina io c’erano gli istituti per sordi con docenti sordi e assistenti alla comunicazione. Oggi i bambini non udenti vengono inseriti nella scuola tradizionale sotto l’egida di quella bella parola che è integrazione. Peccato che, tra gli insegnanti di sostegno, ben pochi conoscano la Lis. E i bambini sono abbandonati a se stessi e alle loro difficoltà, magari aiutati solo attraverso la scrittura. Al momento, sul territorio provinciale, abbiamo otto situazioni di questo tipo”.

Dei sordi, insomma, non si occupa nessuno: “Siamo una minoranza e veniamo per questo dimenticati. Per anni abbiamo bussato alle porte delle istituzioni ma non siamo mai stati presi seriamente in considerazione”. Anche per questo Luna ha deciso di candidarsi in consiglio comunale con la lista civica Ama Ravenna: “Sono sempre stata appassionata di politica. L’Ente Sordi mi ha chiesto se ero disponibile a dare il mio contributo e ci ho pensato pochissimo. Voglio fare una battaglia per l’accessibilità ai servizi. Non ho paura di essere forse l’unica persona sordomuta a tentare questa strada. Penso di essere in gamba, non mi fa paura nulla”.

E quando è un po’ stressata, Luna va in campo: “Il calcio è una passione, una gioia. Riesce a farmi dimenticare tutte le difficoltà quotidiane. Nella mia squadra i rapporti sono fluidi, gli arbitri sanno bene che ci sono persone sorde e i compagni udenti hanno imparato a usare bene il labiale. Nella vita di tutti i giorni, invece, i problemi iniziano quando incontri persone che non hanno voglia di perdere tempo con te e ti mettono in agitazione”. Ma Luna si definisce una ragazza dalle spalle larghe: “I miei obiettivi? Trovare un lavoro a Ravenna e a riuscire, tramite la politica, a cambiare davvero le cose”.

 

In questo articolo ci sono 5 commenti

Commenti:

  1. Gentile Silvia,
    Sono contenta che abbia conosciuta Luna,una ragazza incredibile,piena di forze,di coraggio ,sempre attiva nella vita privata sociale ed ora anche in quella politica!le scrivo da chilometri di distanza per confermare e appoggiare le sue belle parole su questa ragazza sorda.purtoppo è vero,oggi nell’ ambito Dell istruzione si sono susseguite solo una miriade di leggi che sanciscono L Inclusione,non l integrazione,quella ormai è cosa passata dice il Legislatore…a conti fatti si stanno “includendo”i disabili attraverso una mera normativizzazione,l inclusione è un prodotto della norma non un processo…essa per essere tale deve basarsi su un cambiamento del sistema dal basso,un bottom up, attraverso il quale tutte le parti impegnate nel processo si sforzano di dare il loro contributo per riuscire a far vivere le persone con disabilità, anzi con una speciale normalità,nel modo più fluido possibile.auguro a questa ragazza di affrontare con gioia e serenità questa nuova esperienza,segno di un piccolo passo verso la tanta acclamata inclusione.grazie
    Eleonora.

  2. Buongiorno Silvia,
    Scrivo come genitore (udente) di una ragazzina sorda profonda dalla nascita ed anche come presidente de L’Orecchio Magico, un’associazione di famiglie attiva da quasi 10 anni a Ravenna che persegue e promuove attivamente e con molte iniziative concrete quella integrazione (o inclusione) dei bambini nati sordi profondi che, da quanto riportato nell’articolo, sembra non sia considerato un valore assoluto a cui tendere. Sono lieto che Luna conduca una vita attiva ed abbia l’energia e la determinazione per perseguire i suoi obiettivi di vita. Ciò che però devo rimarcare sono due aspetti fuorvianti che vengono riportati nell’articolo.
    1. L’integrazione o inclusione (chiamatela come volete) che sostanzialmente significa “mettere il bambino sordo profondo in condizioni di pari opportunità sostanziali con i suoi coetanei” non può essere considerato un disvalore. Le scuole speciali sono state chiuse svariati decenni fa proprio perché rappresentavano non solo l’emarginazione ma una vera e propria segregazione sociale. Oggi, seppure con molti alti e bassi ed a macchia di leopardo bambini come mia figlia, e come molti altri appartenenti alle famiglie della nostra associazione, grazie allo screening neonatale universale delle sordità, attivo in tutti i punti nascita dell’Emilia Romagna, alla precoce protesizzazione, all’Impianto cocleare (quando serve) e ad un percorso di riabilitazione logopedica., i bambini nati sordi, come mia figlia Matilde, riescono ad entrare in contatto molto precocemente con il mondo dei suoni e delle parole, e con una lunga riabilitazione conquistano abilità di comunicazione del tutto paragonabili ai loro coetanei normoudenti.
    2. Ciò che nell’articolo viene erroneamente definito “microfono al cervello” in realtà è l’Impianto cocleare. Un dispositivo che non si applica al cervello (questo è terrorismo verbale !!) ma con un semplicissimo intervento chirurgico viene posto nella coclea (Orecchio interno) e, grazie ad un processore esterno, che si applica al padiglione auricolare come una semplice protesi acustica, permette di ripristinare la funzionalità auditiva quando il bambino ha una sordità profonda di origine sensoriale (Danni alla coclea). Mia figlia lo porta felicemente dal 2004, così come svariate altre migliaia di persone in Italia ed in diverse parti del mondo. Ci si può documentare facilmente su https://it.wikipedia.org/wiki/Impianto_cocleare
    Le differenze tra la bellissima e volitiva Luna (34 anni) e mia figlia Matilde (13 anni), sono due: la prima è che i genitori non udenti di Luna, quando lei nacque, non avevano a disposizione ciò che la tecnologia medica e la riabilitazione invece hanno permesso a Matilde di integrarsi.
    La seconda è che i genitori non udenti per la loro comunicazione con il mondo hanno sempre dovuto ricorrere alla mediazione di un esperto LIS, mente Matilde e tutti gli altri bimbi come Lei oggi ne possono fare a meno senza problemi.
    Proviamo tutti a domandarci chi ha interesse a mantenere le persone con sordità nell’ignoranza …….

  3. Condivido il pensiero di Fabrizio, avendolo anche già espresso nella vostra pagina Facebook in risposta a questo post. Essendo mamma (udente) anche io di una bambina sorda che porta protesi acustiche, sono felice che mia figlia possa sentire, e posso assicurarvi che ne è felice anche lei!
    Alla redazione di Romagna Mamma: penso che ci siano molti genitori (me compresa) di bambini ipoacusici che avrebbero piacere di raccontarsi per far conoscere anche la nostra realtà.

  4. Buongiorno Silvia sono Luna,
    vorrei ringraziare coloro che hanno risposto appoggiandomi e contraddetto come il signor Donato, presidente dell’associazione “l’orecchio magico” è chiaro a tutti favorevole all’impianto cocleare, al contrario di me che non ne sono affatto favorevole.
    Mi vorrei soffermare su “integrazione o inclusione” come si vuol chiamare, per affermare che la vera integrazione non può avvenire con la legge 517/77 in cui ora i bambini sordi sono inseriti nelle scuole con gli udenti.
    Quanti bambini sordi si sentono realmente al pari degli altri? Non è detto che un impianto cocleare possa risolvere del tutto il problema, anche perché come ha ben detto lei solo in alcuni casi si può ricorrere, peccato però che si manifestino sempre casi positivi e in Italia molti non sono andati a buon fine ed hanno causato dei danni al bambino sordo, diciamolo questo, non sempre è tutto rosa e fiori; e quanto quei bambini, che nella maggior parte dei casi sono gli unici sordi all’interno del contesto scolastico, vivono o vivranno realmente la loro identità? Non possiamo saperlo, ma capita che spesso sono gli stessi sordi che da piccoli, impiantati per decisioni prese dei genitori o per giri di parole da parte dei medici, per vedere le loro tasche ingrossarsi di denaro, sono stati vittime di quel intervento. L’impianto non causa nessuna uscita economica alla famiglia, mentre le protesi digitali vengono pagate solo in parte con l’aiuto, a volte, delle usl. Molti di loro hanno riconquistato quella che poi era la vera e propria identità, togliendo definitivamente l’impianto, e vivendo sereni. Mi scuso per il terrorismo verbale e non per questo ha fatto bene a spiegarlo poiché e’ il diretto interessato.
    Immagino lo spavento che può provare una coppia alla scoperta della sordità del figlio, ne ho conosciute di coppie, ma se vogliamo parlare di integrazione, quella vera, allora perché oltre allo screening neonatale all’interno degli ospedali, non viene fatta una sensibilizzazione sulla sordità e sulla lis, lingua dei segni italiana, e non solo, magari anche all’interno di scuole, servizi pubblici, in cui oggi il sordo riscontra solo problemi e la mancata accessibilità. Siamo uno degli Stati, insieme a Malta e Lussemburgo in cui non è riconosciuta e questo comporta la continua inaccessibilità ai servizi pubblici e sanitari.
    Sa signor Donato non solo i bambini della sua associazione sanno parlare bene, e molti sordi non ricorrono sempre all’interprete lis, perché nella maggior parte dei casi sono gli stessi sordi che affrontano l’udente utilizzando una miriade di strategie cercando allo stesso tempo di non fargli perdere la pazienza, ma peccato che si manifesta sempre il contrario. Si conoscono gli ipovedenti, i disabili, ma non la sordità perché invisibile agli occhi e appena gli udenti ne sono a conoscenza la evitano.
    Nessuno ha interesse a mantenere le persone sorde nell’ignoranza, in primis i SORDI stessi, perché altrimenti non vivrebbero lottando giorno per giorno contro le barriere che purtroppo il paese ci offre, ed inoltre oggi come oggi la maggior parte dei sordi ha intrapreso un percorso logopedico e sa esprimersi bene, peccato e ribadisco, che il problema è’ nella comunità udente. Il sordo e’ al pari dell’udente perché oggi può intraprendere gli studi universitari grazie alla presenza dell’interprete, perché non oso immaginare la fatica che può fare un sordo impiantato a seguire le lezioni, mantenendo l’attenzione perennemente sul labiale del professore mentre intanto gira per l’aula o addirittura parla di spalle, mi domandò in quel caso come affronti una situazione stressante del genere, visto che per lei ricorrere all’interprete non è al pari degli altri, e non l’accetta perché non favorisce l’integrazione, non si può certo pregare il docente a tener conto della persona sorda rimanendo immobile, perché credo che nessuno possa farlo. Quindi il sordo stesso sa che il mondo è UDENTE, e fa di tutto per affrontarlo con i suoi pro e contro che solitamente sono in leggera maggioranza, e non si chiude nei cosiddetti ghetti, ma se ne dovesse ricorrere e’ solo perché tra simili ci si comprende.
    La contraddico in merito al fatto che i miei genitori sordi non erano a disposizione della tecnologia medica, esisteva eccome, ne erano a conoscenza come lo erano le istituzioni che oggi si occupano dei sordi, ma non è stata presa in considerazione, perché la comunicazione può avvenire anche attraverso le mani, ed io oggi vivo serena e felice come tutti gli altri e come sua figlia. E se loro ricorrono all’interprete lis e’ perché cresciuti in una scuola speciale, come ha accennato lei, in cui, quella che oggi chiamiamo logopedia, veniva fatta dalle stesse suore che lavoravano negli istituti, ma oggi lo sa meglio di me quanto la terapia logopedica si sia evoluta.
    Perché fare un intervento se si può imparare un’altra lingua? Perché lei padre non ha intrapreso questa nuova conoscenza? Mi auguro solo che sua figlia non viva un momento di disagio comunicativo laddove non arrivi a comprendere quanto diranno altre persone, perché a lungo andare, sarà davvero frustante per lei, oggi ne è felice ma chissà un domani.
    Vorrei solo che non avvenisse una guerra tra poveri, come purtroppo sta avvenendo oggi, perché come ho accennato prima l’Italia e’ sempre l’ultima a raggiungere i diritti che spettano realmente alle persone, soprattutto disabili, ma non nascondiamo la sordità dietro ad un impianto cocleare.

  5. Siamo genitori udenti di una bimba sorda profonda di 3 anni, impiantata con IC per darle la possibilità di sentire il mondo che la circonda. Non è stata una scelta fatta a cuor leggero, anzi, ci siamo interrogati a lungo per valutare come sarebbe stato il suo futuro, crediamo di aver agito per il suo bene. Allo stesso modo con cui abbiamo scelto l’impianto, ci siamo anche interrogati sul tipo di terapia logopedica da scegliere, e abbiamo scelto la Bimodale, andando ovviamente contro una serie di critiche, discussioni e difficoltà nel reperire logopedisti formati. Oggi stiamo affrontando un percorso scolastico davvero difficile, che ci impegna e richiede la massima attenzione, perchè dobbiamo vigilare che l’insegnante di sostegno sia preparata, che l’insegnante alla comunicazione sia lis o Bimodale e non oralista come assegnata quest’anno. Insomma non è una passeggiata, noi siamo in prima linea per difendere i diritti dei nostri figli. Trovo bellissime alcune realtà scolastiche bilingue in cui fin dal nido prevedono l’integrazione tra bimbi, che insegnano la Lis. Credo anche dovremmo accettare e rispettare ognuno la scelta dell’altro, senza creare barriere, questo vale tanto per i sordi che per gli udenti, il riconoscimento della lingua Lis è fondamentale ed è un valore aggiunto all’interno della scuola come lo sono le lingue straniere.

Commenta

g