Lorenzo Marone all’ospedale di Ravenna: “I vuoti dell’infanzia li colmiamo da soli”

arton143750Le ferite e i vuoti dell’infanzia – spesso lasciati dai genitori – non ci renderanno per forza migliori o più forti. Dovremo salvarci da soli, un giorno. Perché a farlo non saranno né un figlio, né un nuovo amore. C’è tutto questo nel romanzo “La tristezza ha il sonno leggero” (Longanesi) che lo scrittore napoletano Lorenzo Marone – vero caso letterario con “La tentazione di essere felici” – presenterà oggi alle 14,30 all’ospedale di Ravenna (saletta adiacente il Day Hospital Oncologico) nell’ambito del progetto “Rianimazione letteraria di poesia intensiva” di Livia Santini, che condurrà l’incontro.
Al centro del libro ci sono genitori, naturali o acquisiti, manchevoli e incompleti. Ed Erri Gargiulo, il protagonista, se ne porta dietro i contraccolpi fino all’età adulta. Lei è padre da nove mesi: come vede quelle figure?
“Quando ho scritto il libro, l’ho fatto con lo sguardo del figlio. Non sapevo che di lì a poco sarei diventato padre. Tendo a chiedermi, ogni volta, se con mio figlio sto facendo la scelta giusta. Ma forse, mi dico poi, meglio seguire l’istinto”.
La famiglia che descrive è a dir poco canonica. Ci sono due case, due papà, una mamma e mezzo e uno stuolo di fratelli e sorelle. Oggi che il dibattito sulla famiglia è così acceso, come potremmo definire quella che ha narrato?
“Molto italiana, forse ancor di più meridionale. L’aggettivo allargata è quasi superfluo, molte famiglie oggi assomigliano a quella che ho messo al centro della mia storia. Negli anni Settanta, quando ho vissuto sulla mia pelle il fatto che mio padre non vivesse con me e mia madre, eravamo in pochi ad aver fatto esperienza del divorzio dei propri genitori. Oggi è tutto cambiato: la famiglia del mio ultimo libro è molto in linea con i tempi. Ma le sofferenze forse sono le stesse: mi stanno arrivando moltissimi messaggi di trentenni e quarantenni che hanno provato quelle sensazioni. E assomigliano molto a quelle provate da Erri”.

Lorenzo Marone oggi alle 14,30 all'ospedale di Ravenna
Lorenzo Marone oggi alle 14,30 all’ospedale di Ravenna

Felicità e infelicità sono due temi chiave nelle sue opere. Davvero sono collegate in modo indissolubile a quella che è stata la nostra infanzia?
“Io credo che chi ha avuto genitori ‘insolventi’ parta con un ritardo, con uno svantaggio. Che sia costretto a rincorrere gli altri. Che abbia le spalle meno robuste e sia meno equilibrato. Detto questo, però, ci sono possibilità successive di trovare la propria felicità, che è qualcosa che va oltre ciò che gli altri ti possono dare. Credo che la felicità abbia più a che fare con una vita a contatto con le proprie passioni, con il proprio io più profondo. E dopo, tutto è in discesa: chi è felice regala felicità e ne riceve, come in un circolo virtuoso”.
Che la sofferenza ci fortifichi, in sostanza, è un luogo comune secondo lei?
“Credo che le ferite ci rendano più umani, ci aprano gli occhi e ci facciano diventare sensibili. Ma al dolore non ci si abitua mai”.

L’iniziativa è gratuita con ingresso a offerta libera. L’incontro è rivolto a degenti, familiari, personale ospedaliero e a tutta la cittadinanza. Il ricavato è destinato all’ospedale di Ravenna. Letture a cura di Sandra Melandri.

www.lorenzomarone.net

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