I film Disney sarebbero classisti e manderebbero messaggi sbagliati in fatto di uguaglianza e giustizia sociale. Lo suggerisce un recente studio della statunitense Duke university che ha esaminato 32 pellicole della multinazionale americana del cartone animato.
La ricerca mostra che i problemi dei lavoratori e delle classi subalterne vengono minimizzati. C’è, insomma, una felicità fuori luogo: “Che bello essere poveri”, sembrano suggerire allegramente e spensieratamente personaggi impiegati in lavori durissimi nella vita reale come lo spazzacamino Bert di Mary Poppins e i nani di Biancaneve.
L’analisi di film come La Bella e la Bestia, Cars, Monsters Inc, Mulan, Ratatouille, La Sirenetta, Il Re Leone, Mulan fa emergere che, rispetto alla distribuzione reale della ricchezza nel mondo, i poveri sono sottorappresentati: a predominare sono le classi medie e quelle dominanti, per non parlare di principesse e altri membri di (supposto) sangue blu. “Una descrizione del mondo non realistica” fanno sapere i ricercatori. Non solo: le classi subalterne sono rappresentate come felici del loro posto nella vita e nell’economia, senza alcuna coscienza di classe come avrebbe detto Marx. I disagi e gli svantaggi di appartenere alla cosiddetta working class sono minimizzati e la povertà e la disuguaglianza sembrano un trascurabile effetto di quel ‘libero mercato’ nel quale la Disney sguazza da lustri.
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