Fecondazione assistita: una giungla burocratica

spermatozoi, fecondazioneIl rapporto 2015 dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, curato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato (Tdm) fotografa la situazione della procreazione medicalmente assistita in Italia. Un vero e proprio caos. Una giungla di norme e regolamenti che variano da regione a regione e che disorientano le coppie che vogliono coronare il sogno di avere un bambino.

Per fortuna l’Emilia-Romagna si conferma un’eccellenza anche in questo campo. Assieme a Friuli Venezia Giulia, Piemonte e province autonome di Trento e Bolzano, la nostra regione ha inserito la Pma nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) regionali. A farne parte sono sia l’omologa che l’eterologa (ma non in Trentino Alto Adige). Inoltre l’Emilia-Romagna assieme a Trento e Bolzano, Friuli, Toscana, Umbria e Basilicata riconosce un sostegno economico alle coppie che ricorrono alla Pma.

Diversi sono anche i limiti di età per accedervi e su tutto il territorio nazionale c’è un grande squilibrio fra centri pubblici, privati convenzionati e centri privati, al punto che questa regolamentazione, sottolinea il Tribunale del malato, “ha creato enormi difficoltà per le coppie che non hanno certezza su dove poter rivolgersi e quali costi sostenere. Ciò concentra l’offerta in alcune regioni, creando una forte disomogeneità di accesso e una discriminazione di fatto delle coppie che risiedono in regioni dove l’offerta pubblica è scarsa o nulla come in Molise”. Per non parlare di regioni come la Sicilia in cui ‘“non si attuano le delibere predisposte da anni e altre dove i centri Pma risultano ancora non autorizzati pur operando, come nel Lazio, che risulta al primo posto per disomogeneità di regole e accesso nello stesso territorio regionale”.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g