La scrittrice cesenate: “Ragazzi, non omologatevi. Ci sono infiniti modi per crescere”

Lorenza Ghinelli
Lorenza Ghinelli

I brufoli, il compagno che ti prende in giro, l’amore che si rivela come forse non lo avevi immaginato. L’amicizia, i modelli familiari, il sentirsi uguali o diversi, ma poi rispetto a chi. C’è tutto questo e molto di più nel libro “Almeno il cane è un tipo a posto” (Rizzoli) della scrittrice cesenate e riminese d’adozione Lorenza Ghinelli. Un romanzo in cui l’adolescenza si dipana e rimbomba in tutte le sue forme e i suoi modi, tragica o divertente, a seconda dei punti di vista.
Che cosa ti ha attratto della narrativa per ragazzi?
“Può essere profonda, intrigante e meravigliosa alla stregua di quella ‘per adulti’, concedimi le virgolette. Vedi, l’unica distinzione che faccio è tra buona letteratura e pessima”.
L’adolescenza è un’età descritta spesso con toni e aggettivi negativi. Che cosa trovi, di affascinante, in questa fase della vita?
“Spesso si parla di adolescenza a vanvera. È una parola vuota, è come parlare d’infanzia o di ‘adultità’. Il rischio è dimenticarsi che dietro alle parole ci sono sempre delle persone che chiedono di essere viste e riconosciute. Preferisco parlare di adolescenze, proprio perché ognuno è ragazzo o ragazza a modo suo. Quello che è certo è che un’età delicatissima perché i giovani sono intelligenti, allo stesso tempo non possiedono ancora un bagaglio di strumenti per affrontare gli urti della vita. Per questo può essere facile perdersi”.
Hai preso spunto da qualche fatto reale o, in generale, ti interessava affrontare i temi del bullismo e della violenza?
“La vita e gli incontri che ho fatto di certo mi hanno ispirata; tutti ci siamo confrontati col bullismo e la violenza. Tutti abbiamo subito situazioni difficili e altre volte non ci siamo schierati come avremmo dovuto per impedire che altri le subissero. Ricordarselo è importante ed è fondamentale il dialogo. La narrativa può creare ponti e confronti importantissimi”.
caneeeeL’amore omosessuale irrompe con grande naturalezza nel romanzo: hai ricevuto critiche per questo?
“Per fortuna no, l’amore è amore, e credo che i tempi siano maturi perché tutti ne prendano atto. La realtà ha tantissime sfaccettature e la diversità è un valore, credo che per aiutare i ragazzi a crescere nel rispetto di se stessi e degli altri sia fondamentale educarli al confronto con questa diversità leggendo anche storie che la comprendano e che non la escludano”
Usi l’ironia in maniera eccelsa: ti è servita a sdrammatizzare?
“L’ironia è un’arma meravigliosa, educa al pensiero divergente e ci rende più forti, più resilienti e più amabili. Mi serve ogni giorno per alzarmi e affrontare nuove sfide, senza sarei perduta”.
L’omologazione, il fatto di aderire a un modello accettato da tutti è un cruccio così grande negli adolescenti? Tu che adolescente sei stata?
“Sono stata una ragazzina molto inquieta, che per fortuna ha trovato nella scrittura uno strumento di resistenza, senza mi sarei sentita muta e molte cose sarebbero di certo andate storte. È importante che ognuno trovi i propri strumenti per interpretare la vita, ed è importante sceglierli in libertà, anche quando ci portano a essere voci fuori dal coro. L’omologazione cresce i figli nella paura e nel conformismo, non serve a renderci persone migliori, molto meglio osare un po’ di più e abbracciare l’universo delle possibilità. Ci sono infiniti modi di diventare adulti, ed è proprio questo che ho voluto dire ai ragazzi con il mio libro”.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g