La maestra: “I gruppi WhatsApp di genitori? Deleteri”

whatsapp, telefonino adolescentiIn 34 lunghi anni di insegnamento Maria (nome di fantasia), maestra elementare di Ravenna, non si era mai ritrovata nella situazione di oggi: polemiche continue, strumentalizzazioni, parole che vengono amplificate e diventano bombe, a discapito della serenità della classe e dei bambini. Tutto è nato dai gruppi WhatsApp di genitori, che sempre di più appaiono un’arma a doppio taglio: utili per passare comunicazioni più o meno istituzionali riguardanti la scuola, mine vaganti quando ogni minimo problema viene trasformato in una gigantesca diatriba.
Maria, su Romagna Mamma abbiamo scritto un commento sul fatto che i genitori ricorrano ai messaggini per recuperare compiti e quaderni dimenticati dai figli. Anche secondo lei è un modo per deresponsabilizzare i bambini?
“Assolutamente sì. Se cerchiamo sempre di salvare i bambini, creando delle zone cuscinetto, non li facciamo crescere. Trovo davvero assurdo, alle elementari, andare in tilt per un quaderno scordato sotto il banco. Ho come l’impressione che non sia solo un modo dei grandi per proteggere i bambini da una nota o una sgridata dell’insegnante. Trovo sia anche una strategia dei genitori per fare meno fatica: è molto più impegnativo parlare con i propri figli, trasmettere concetti e valori, piuttosto che ricorrere al gruppo WhatsApp e non occuparsi del fatto che il proprio figlio deve essere responsabile delle sue cose. Nella scuola in cui lavoro, poi, abbiamo il registro elettronico: con una password la famiglia può andare a verificare quali compiti siano stati assegnati. Ma forse costa troppa fatica”.
Qual è l’aspetto più fastidioso di questo fenomeno?
“Ogni sillaba detta in classe viene presa, modificata, estremizzata. Non si tiene più conto del fatto che la comunicazione avviene in un certo contesto, che ogni parola ha un’intonazione, che viene accompagnata da gesti. Uno degli ultimi episodi successi nella mia classe la dice lunga: un alunno è andato in bagno ma dopo un po’, visto che non rientrava, la mia collega ha mandato un compagno a verificare che il bambino stesse bene. Quando il compagno è tornato in classe, ha detto che era tutto a posto: semplicemente, l’amico stava facendo i suoi bisogni. Al suo rientro, la maestra gli ha chiesto se si fosse lavato le mani, spiegandogli che l’igiene è importante quando si va alla toilette. Questa conversazione, riferita a casa e, con molta probabilità, strumentalizzata, ha fatto scoppiare il caso: è stato detto che il bambino era stato trattato male dall’insegnante e definito come un bimbo sporco. Apriti cielo”.
I gruppi WhatsApp hanno affievolito la comunicazione reale tra famiglie e docenti?
“Purtroppo sì. Si è persa l’abitudine a parlare, guardarsi negli occhi, chiarirsi. Anche noi insegnanti sbagliamo, ci mancherebbe. Ma per evitare che ogni fatto diventi ‘il caso’ bisogna mettersi a tavolino e comunicare. Se non torniamo a farlo, ogni chiacchiera viene ingigantita e diventa materia incandescente, non più gestibile”.
Che implicazioni ha, tutto questo, sul vostro lavoro?
“Enormi. Non si lavora più con tranquillità, si teme sempre un nuovo sterile attacco dal genitore di turno, senza possibilità di difesa. Ci si sente presi di mira, in balia del chiacchiericcio generale. Le nuove tecnologie offrono enormi opportunità ma possono anche diventare deleterie. Prima di Natale il messaggio di un genitore mandato su un gruppo WhatsApp esterno a quello della classe ha montato una polemica inesistente sul fatto che avessimo vietato ai bambini di festeggiare il Natale a scuola: sono volate accuse, offese, parole pesanti. E intanto, il Natale, da noi si è festeggiato eccome”.
I bambini, in tutto questo, che parte giocano?
“Sono vittime, vittime consapevoli. Ci riferiscono che, a casa, il ‘bip-bip’ di WhatsApp è continuo. Dopo l’episodio del bimbo in bagno, ho discusso con i miei alunni delle conseguenze di una comunicazione passata male. Hanno detto che, dalle cose dei bambini, i grandi dovrebbero restare fuori. C’è chi ha aggiunto che è sempre necessario guardarsi in faccia per dirsi le cose. I bambini non sono stupidi: a noi riferiscono tutto, i genitori in genere non li mettono al riparo dal delirio dei messaggini, anzi”.
C’è tanta rabbia nelle sue parole: è così?
“Io non sono mai stata così delusa e arrabbiata in tanti anni di insegnamento: ogni problema personale diventa un problema comune. Con effetti pesantissimi su tutti”.

In questo articolo ci sono 88 commenti

Commenti:

  1. Che poi le maestre abbiano paura dell’aumento di comunicazione fra genitori e dell’avvento di nuove tecnologie è un fatto noto a tutti i genitori non ci voleva un’intervista a scoprirlo. Delle due una, nell’intervista la maestra chiede ad un aumento di comunicazione ma spera che ciò sia perpretato con i segnali di fumo. la sensazione è la stessa che viene ascoltando anche alcuni genitori, invece di impegnarsi a stare al passo coi tempi, rifiutano e demonizzano nuovi e soprattutto sconosciuti i mezzi, nel caso specifico di comunicazione, che non riesxono a padroneggiare. Opporsi al cambiamento e combattere per il mantenimento dello “status-quo” è, in più, un tipico atteggiamento in quelle strutture autoreferenziali come le scuole.

    1. Felice, scrivendo schiettamente, mi sembra che abbia capito ben poco dell’intervista.
      Non mi sembra che nulla sia demonizzato ne ostacolato ma semplicemente ci deve, sottolineo deve, essere buon senso, cosa che molto spesso non avviene.

      1. Felice, il discorso dell’insegnante è chiaro, sensato e ineccepibile.
        Per nulla retrogrado. Una persona di cultura e che svolge un lavoro tanto delicato non può non denunciare queste storture. Direi che ha ragione da vendere e gli effetti di questo nuovo modo di essere genitori sono davanti agli occhi di tutti. Per educare i propri figli bisogna collaborare con gli insegnanti e stabilire un rapporto onesto e diretto. La comunicazione deve utilizzare gli strumenti, i luoghi e i momenti adeguati al suo oggetto. Questi gruppi sono spesso fonte di ansie ingiustificate, occasioni per attaccarsi (facile nascondendosi dietro un telefono) per le ragioni più insignificanti, mezzo di disinformazione. Si educa con l’esempio e tramite queste arene multimediali non si comunica un messaggio positivo ai propri figli. Bisogna inoltre responsabilizzare i propri figli, non sostituirsi ad essi o diventarne gli improbabili sindacalisti. Tutto questo nel loro interesse, non in quello delle maestre. Un tempo i genitori questo lo capivano. Adesso? Ho i miei dubbi.
        Non faccio il loro lavoro, ma considerando i bambini e i genitori attuali posso immaginare quanto sia stressante. Mi domando come gli insegnanti riescano a sopravvivere all’interno delle scuole attuali. Mi piacerebbe vedere al loro posto tanti genitori, dato che faticano già a gestire i propri figli.

        1. Grazie per le parole , é.bello sentirsi capite . Noi siamo al passo coi tempi , ma nessun telefono può sostituire il dialogo guardandosi negli occhi . Non demonizzo questi gruppi se usati dai genitori per informazioni riguardanti gli impegni o altro , mi appello al buon senso : responsabilizzate i bambini , non sostituitevi nel loro lavoro , non trasformate queste belle chat in luoghi dove lamentarsi o peggio ancora insultare chi sta con Vostro figlio tante ore al giorno . Esiste un orario di ricevimento per parlare con gli insegnanti e ricordate : non giocano contro di Voi , ma accanto a Voi . Un cordiale saluto a tutti Voi e come dice il saggio : ogni tanto indossiamo le pantofole degli altri . Buon lavoro !

        2. Non sono d’accordo. Per me è tutto sbagliato.
          I compiti li dovrebbero fare in classe, l’apprendimento dovrebbe svolgersi in classe e non a casa, la “responsabilizzazione” che poi nel colloqui con i genitori diventa deresponsabilizzazione dell’insegnante è un concetto strumentale.
          Il responsabile dell’apprendimento e dello sviluppo delle capacità intellettive dello studente, quando è minore, è dell’insegnante. È l’insegnante che deve, proprio per a motivo dell’obbligatorietà e della gratuità dell’istruzione pubblica, appianare le divergenze di ceto censo ecc… e invece, come sempre, declina i propri compiti, mettendoli sulle spalle delle famiglie. Se le famiglie erano tutte in grado di garantire un giusto ambiente di apprendimento per i bambini e i ragazzi la scuola dell’obbligo non aveva senso che esistesse. Se esiste è proprio perché c’è, affianco a un tempo per il gioco (disconosciuto dall’insegnante), a un tempo per la socializzazione (disconosciuto dall’insegnante) e a un tempo per il rapporto genitore figlio (“Suo figlio non si applica” No professoressa, è il tuo alunno a non applicarsi e un genitore non è il tuo sostituto in seconda e pure gratis) c’è anche un tempo per lo studio A SCUOLA.

          1. credo che le nuove generazioni di genitori, non sappiano fare i genitori, scrollarsi come genitore il compito di seguire i figli nel fare i compiti a casa e dire che il tutto…..insegnamento e compiti dovrebbero essere fatti in aula e seguiti dalla maestra perchè il Sig Luigi non è il suo secondo, la dice lunga, lascia molti interrogativi e dubbi sulla vita familiare, forse pretende che dormino anche con la maestra? i maestri e le maestre devono essere rispettati per il lavoro che fanno, e ringraziarli è il minimo che si possa fare, e per ultimo Sig. Luigi, se un ragazzo non si applica, per caso, non sarà che vederli sul pc a giocare e non dire nulla è comodo? meno rotture?……… voi non ci crederete ma hanno una famiglia anche loro da accudire e figli da seguire con i compiti a casa…….

          2. dimenticavo, volevo solo aggiungere che sarei d’accordissimo a mettere delle telecamere nelle aule per fare in modo che i genitori si rendessero conto del comportamento dei loro figli, credo che sarebbe un bel modo per eliminare parole dette dal ragazzo ai genitori che a spada tratta, senza assolutamente avere dubbi su parlare dei loro figli, attaccano i maestri …… sono Nicola ed ho 65 anni ex idraulico e sono deluso dal modo di comportamento dei genitori……

          3. Luigi, mi sembra che per lei il significato della parola GENITORE e di tutto quello che ne deriva come responsabilità, educazione ecc.ecc. di quel “poveretto” che hanno deciso, consapevolmente o no, di mettere al mondo lei lo sconosca e venga demandato tutto agli altri. Se alle spalle di un ragazzo non ci sono dei genitori che cercano di comportarsi come tali, la scuola e le varie istituzioni possono fare ben poco.

          4. Davide, 17 anni, studente di liceo scientifico. Il compito di un insegnante è spiegare a scuola, permettere che i bambini e i ragazzi possano mettersi in gioco da soli A CASA e infine togliere i dubbi degli studenti il giorno dopo a scuola. I compiti a casa sono imprescindibili per studiare e per capire se ciò che si è studiato si è davvero capito.

        3. Grazie, un commento stupendo ? Da insegnante delle superiori e da mamma ti ringrazio profondamente per questa riflessione. C’è un bisogno disperato di teste pensanti.

        4. Come maestra elementare con più di trent’anni di insegnamento, noto, col passare del tempo, un crescente aumento di richieste da parte dei genitori, con la conseguente necessità di dedicare maggiori energie, impegno e tempo extrascolastico per soddisfare le richieste e le aspettative e mantenere un livello di insegnamento e apprendimento tale da poter affermare di svolgere il proprio lavoro utilizzando, come meglio si riesce, le risorse a disposizione. In un tale contesto, le critiche possono lasciare il tempo che trovano e non dovrebbero scalfire la propria tranquillità interiore.
          A rigor di logica, il tutto non può avvenire senza sacrifici e rinunce a livello personale, Individualmente, ognuno può pensare e agire come meglio crede.

        5. Sono un’insegnante di scuola primaria e voglio sottoscrivere tutto quello che ho appena letto nel commento del signor Simon. Anche nella mia scuola sono successi episodi simili a quelli raccontati dalla collega nell’intervista. Ci sno genitori che “attaccano” gli insegnanti per cose assurde, magari per la scelta dell’argomento da discutere nella lezione; è solo un esempio. Il brutto della cosa è che ci sono dirigenti che sono compiacenti su tutto quello che questi genitori vanno a riportare, avendo la presunzione di essere nel giusto, quando potrebbero recarsi dall’insegnante per parlare e cercare di risolvere insieme qualsiasi problema, che sia di natura didattica o altro. In questo modo, noi insegnanti, siamo “privati” della serenità necessaria per lavorare efficacemente, sapendo che abbiamo il fiato sul collo, da parte di molti.

        6. complimenti per l’obiettività e l’onestà intellettuale, e grazie per il commento che ha restituito una visione più equilibrata della realtà.
          Interessante l’espressione di ‘arene multimediali’, e ancora più interessante la conclusione, riguardo la necessità di responsabilizzare i figli.

      2. Concordo con la maestra perché vivo in prima persona lo stesso disagio. I bambini non sono autonomi e il sistema di gruppi whatzapp dei genitori deresponsabilizza i bambini.
        Venendo alle parole di Felice, la comunicazione via messaggio è sicuramente più povera di componenti che possano facilitare una interpretazione corretta del testo (quindi è aberrante). Queste interpretazioni, da cui scaturiscono ostilità e pretese dai genitori, denotano una iperprotezione da parte degli stessi, danneggiando il percorso formativo del bambino e il raggiungimento dell’autonomia. Se un bambino sbaglia è giusto che venga ripreso. Se così non fosse, sarebbe un danno non solo per lui, ma anche per tutti quelli con cui questo avrà a che fare quando, da adulto, non avrà imparato a riconoscere di essere in torto o pretenderà di dovere essere lasciato in pace..

      3. Concordo con Marco, il signor Felice ha travisato il significato vero del messaggio, basta con la retorica su scuole e insegnanti, cerchiamo di remare tutti dalla stessa parte, per il bene delle nuove generazioni!
        Le nuove tecnologie sono una grandissima risorsa per l’insegnamento, ma più potenti sono i mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione, più saggezza serve per utilizzarli senza far danni.

    2. Felice, sono una giovane mamma che usa whapp, ma contemporaneamente sono anche una giovane prof…Non sono né antica (uso i social e tutte le nuove forme di comunicazione) né tantomeno autoreferenziale (è dovere di noi insegnanti conoscere e padroneggiare i mezzi di comunicazione dei nostri studenti), però ti posso dire che spesso i gruppi WhatsApp dei genitori, quando esulano dalle mere comunicazioni di servizio, sono spesso fonte di problemi (anzi, di ingigantimento di problemi)…questo per esperienza diretta, non solo come prof, ma anche come mamma che fa parte di un gruppo WhatsApp di genitori. Ho assistito personalmente ai polveroni venuti su dal tam tam dei messaggini, polveroni che si sarebbero potuti evitare con una chiara ed esaustiva comunicazione diretta, non banalizzata dai pochi caratteri e dalle faccine di WhatsApp. La scuola autoreferenziale esisteva ai tempi di Gentile, sei rimasto un po’ indietro.

    3. Sono un’insegnante e vorrei la telecamera in classe. E con ciò credo di aver spiegato quanto lei sia lontano dalla realtà scolastica. Spero nella sua vita riesca ad assistere ad una settimana di lezioni. Le decisioni in base a buona educazione, rispetto, controllo, lessico, umorismo adeguato, rapidità, senso di protezione, intelligenza e coerenza che prende un insegnante nel giro di 5 ore, non vengono richieste in altre professioni. Buona giornata. Ylenia Agostini

    4. Da come scrive lei a scuola deve aver pensato a tutt’altro! Non sarà che molti genitori manifestino, con questo atteggiamento, un senso di rivalsa nei confronti della propria frustrante esperienza scolastica?

    5. Lei, Felice, sarà uno di quei genitori che fa cattivo uso della tecnologia… la scuola che descrive sarà quella da lei frequentata, non certo quella dove io mi reco ogni mattina, e non solo, a fare il mio dovere di prof., nonostante tutto e tutti quelli che, ahimè, la pensano come lei.

    6. Sono un’insegnante della scuola primaria e appoggio e condivido questa collega al 100%.
      Constato sulla mia propria pelle il bailame che viene fuori dai gruppi di wa… Ogni parola o situazione può essere enfatizzata e demonizzata… È assurdo.
      Io mi faccio pochi problemi perché ho la coscienza apposto, ma mi dispiace per i bambini, tanto.

    7. Che stupidaggine signor Felice. Le maestre non hanno affatto paura che i genitori parlino fra loro, ma che Sparlino fra loro di cose che non sanno senza MAI chiedere alle dirette interessate cosa sia successo e perché. I gruppi WA dei genitori sono orrendi e io li detesto come insegnante e mi tolgo da questi come madre

    1. non sono d’accordo con Felice , tuttavia cara Ste trovo che la tua risposta va a gonfiare la discussione in campi che nulla hanno a che fare con la vera questione in atto….( non mi pare che Felice scriva in modo così sgrammaticato ) saluti – Massimo

  2. Non è la troppa comunicazione il problema, è il pettegolezzo e il presupposto che l’insegnante sia in mala fede o un nemico . I mezzi di comunicazione hanno abbreviato le distanze e reso piccolo il mondo, che ora è come una volta i piccolo paese, ma purtroppo non sembra che ci siamo evoluti molto dal pettegolezzo di paese, con invece che un un aumento di saggezza un incremento generalizzato di supponenza .

  3. Non posso che concordare in pieno con la maestra… pur essendo ancora mentalmente e fisicamente molto giovane a dispetto dei miei quasi 54 anni (ho anche un figlio di 8 anni che contribuisce a tutto ciò!!!), sono totalmente contrario (non lo possiedo per scelta) ai nuovi smartphone e sopratutto all’uso che ne viene fatto dalla maggioranza delle persone che non riesce più a decidere niente senza consultare internet e passa l’intera giornata su questo piccolo schermo indipendentemente dal fatto che si trovi a piedi o alla guida di mezzi motorizzati e non (con tutti i rischi che ne derivano!!)… e nei gruppi di whatsapp viene fuori appunto il meglio (leggi il peggio!) con tutti i problemi ben descritti nell’intervista. Bisogna tornare un passo indietro e ricordarsi che socialità e comunicazione funzionano bene solo se sono costruite su rapporti reali e non virtuali e di questo ne sono fermamente convinto!!

  4. Episodio della scorsa settimana: mia figlia lascia quaderno e libro in classe il venerdì (premetto che frequenta la prima elementare con il tempo pieno) utili per i compiti da presentare il lunedì successivo. Ho dovuto chiedere agli altri genitori di inviarmi le foto delle pagine del libro per svolgere i compiti che poi sono stati regolarmente svolti. Ma ho scritto un messaggio al maestro (sul quaderno delle comunicazioni scuola-casa avvisandolo che sarebbe stato il primo ed unico episodio e che io non condividevo affatto le modalità con cui gli altri genitori cercassero di recuperare quanto dimenticato o non trascritto dai propri figli tramite WhatsApp. Lo avvisavo, inoltre, che al prossimo episodio mia figlia sarebbe andata a scuola senza compiti (sottintendendo che avrebbe dovuto meritare un rimprovero). Ho successivamente parlato con l’insegnante che ha pienamente condiviso il mio punto di vista (diversamente dai più che mi hanno considerata una madre poco “morbida”). Ho poi realizzato che il far sì che i figli abbiano i compiti sempre a posto sia solo un’esigenza dei genitori di poter mostrare quanto (finto) zelo ci sia da parte loro e, di conseguenza, da parte dei propri figli che, in realtà, hanno ben poche responsabilità.
    Piuttosto, pur avendo solo 6 anni, hanno il DOVERE di svolgere il proprio dovere con il rischio (più che giusto) di imparare dai propri e personali errori.
    Un saluto a tutti!

    1. Crescendo ho imparato, guardandomi intorno, che invece della “responsabilizzazione” il portare compiti a casa aveva allenato la mia generazione e quelle successive a portarci il lavoro (evidentemente altrui) a casa, a fare straordinari non pagati, a essere allenati a un mondo del lavoro dove gli unici che avevano diritto ai loro diritti sono quelli che campano a vita di tasse. :/

      1. Concordo al 100% col tuo pensiero.
        Gli stessi adulti che si lamentano delle quaranta ore settimanali costringono i bimbi a lavorare quasi il doppio senza poi arrivare ai risultati delle scuole dove si opta per non dare compiti.
        Qualche domanda dovremmo pur farcela.

  5. Egregio Felice, è grazie a persone come Lei che la scuola non riesce a svolgere con serenità la sua azione formativa. Finché alcuni genitori penseranno che gli insegnanti sono loro antagonisti se non addirittura nemici, anziché loro preziosi collaboratori e alleati nell’educazione e formazione dei propri figli, gli unici a trarne realmente danno saranno proprio questi ultimi. Prima di perseverare con questo miope protezionismo nei confronti dei Suoi figli, vorrei suggerirLe caldamente di cominciare a guardare al di là del Suo naso, immaginando il Suo adorato pargolo in un futuro contesto lavorativo e sociale da persona adulta, dove non ci saranno più il paparino e la mammina a proteggerlo e a convincerlo che tutto gli sia concesso ma dovrà provvedere autonomamente ad assumersi le sue responsabilità e a dimostrare il suo reale valore. Faccia del bene a Suo figlio, impari Lei per primo a rispettare la scuola e gli insegnanti. Vedrà che la prima persona a trarne beneficio sarà proprio Suo figlio.

  6. Concordo in pieno con questa insegnante. Io sono mamma di due bambini e sono in gruppi WhatsApp per la scuola e per lo sport, non per scelta ma per avere le comunicazioni che arrivano e che non arriverebbero, purtroppo, in altro modo. Spesso nascono polemiche per cose futili, incomprensioni e altro. Per non parlare del fatto che ogni giorno c’è qualcuno che ha perso la gomma o il lapis e i genitori scrivono prima di andare a chi l’ha visto, certi che qualche bambino lo abbia sottratto al proprio povero e indifeso figlio. E i bambini? Ormai si scordano a scuola anche il giubbotto perché sanno che poi la mamma glielo ritroverà con un messaggino. E non parliamo della grammatica! Le h del verbo avere sono tutte morte e la punteggiatura é una specie in via di estinzione.

  7. Concordo su alcuni punti. Su altri no. Sono mamma di tre gemelle in prima elementare…in classi diverse. i gruppi sono 3 e per me sono utilissimi, a volte rischio di confondere le cose di una bambina con quelle dell’altra però se c’è questo malessere da parte degli insegnanti perchè in due classi su tre siamo stati invitati a usare il diario per qualsiasi tipo di comunicazione perchè è assolutamente vietato fermare l’insegnante all’uscita? dove sta la comunicazione verbale, visiva, gestuale di cui si avrebbe bisogno? io polemizzo poco (a parte quando si spendono inutilmente fondi) ma se ne vedono davvero di tutti i colori

    1. E’ assolutamente una delle cose piu’ ridicole che ho sentito nella mia vita. Io mi immagino queste signore con un c°°° da fare tutto il giorno e nella noia e apatia si mettono a criticare e offendere il lavoro altrui: un lavoro sottopagato, molto difficile, stressante e sicuramente non appagante se i risultati sono questi.
      Qualsiasi mamma (sto generalizzando e non me ne vergogno) che si iscrive/fonda/trova giusti questi gruppi è una stupida. Se poi un giorno cara mamma, i tuoi parenti fondano un gruppo dove giudicano il tuo operato di casalinga e madre di famiglia, voglio proprio vedere se pensi a questi gruppi come una cosa positiva. Ho addirittura letto di chi vuole far mettere le telecamere in classe. Vi siete fusi il cervello con la gelatina. Guardate che gli insegnanti sono esseri umani come noi, anzi meglio della maggior parte considerando il lavoro stressante e la poca paga. Dovreste ringraziarli invece di fare le stalker.

    2. E cara Federica se ti è stato invitata la richiesta di scrivere qualsiasi comunicazione sul diario è ovvio il motivo. Vuoi il dialogo? Allora dovresti cominciare prima tu a capire che è SBAGLIATO stalkerizzare il lavoro altrui, come sarebbe sbagliato che un tuo parente facesse un gruppo sul tuo operato di madre, probabilmente con quel parente non ci vorresti piu’ parlare, no? :)
      Perchè uno sconosciuto dovrebbe volerlo fare con te? A cosa ti porta scrivere a questo gruppo se il nulla piu’ totale e mancanza di rispetto per il lavoro altrui?

  8. Insegno nella scuola primaria da 26 anni, per cui ho vissuto e vivo in prima persona i cambiamenti avvenuti in questo lungo arco di tempo. Tra questi l’avvento dei mezzi tecnologici, un tempo inesistenti. Onestamente sono stata sempre tradizionalista in molte cose della mia vita , c’è’ voluto un bel po’ prima che mi convincessi ad acquistare la lavastoviglie e il forno a microonde, ma nel tempo mi sono resa conto che effettivamente erano strumenti utili. Così’ anche a scuola, complice l’obbligo di usare il registro elettronico, ho iniziato a usare tablet o telefonino per registrare le assenze, poi qualche genitore ha iniziato a scrivermi qualche messaggio per comunicarmi che in giornata il figlio sarebbe uscito da scuola per una visita medica o che all’uscita ci sarebbe stato lo zio a prenderlo eccetera. Anche le mie mamme hanno creato un gruppo whatsapp che mi ha portato molti vantaggi, lo usano per chiedere i compiti e il lavoro fatto a scuola quando il proprio figlio è assente e questo mi aiuta perché’ il bambino non rimane troppo indietro col lavoro, lo usano per organizzare una pizzata tra loro e a me fa piacere che i genitori siano amici e lo utilizzano in tante altre situazioni sempre sensate e giudiziose. Fino ad oggi non ho mai sentito che whatsapp sia stato per loro un mezzo per spettegolare, però credo che dipenda dalle annate e dai genitori che ti capitano, ne bastano un paio e il focolaio si accende. Polveroni e accuse senza senso mi sono capitati anche quando il telefonino non esisteva o ce lo avevano in pochi, al bar fuori scuola si riunivano le solite 6 o 7 mamme che dalle otto alle 11 non facevano altro che sparlare e spettegolare e poi le chiacchiere arrivavano alle orecchie di qualcun altro e patatrac scoppiava qualche putiferio. Mi scuso per il mio intervento così’ lungo, ma la sintesi di tutto è’ che se ci sono le mele marce i problemi arrivano con o senza tecnologia e che come in tutte le cose ci vuole equilibrio, un plauso a tutti i genitori che seguono i loro figli e un 4 in pagella a quelli che sostituendosi ai loro figli impediscono che essi crescano, maturino e diventino autonomi. E ai genitori che criticano sempre gli insegnanti e agli insegnanti che criticano sempre i genitori , consentitemi di dire che fare i genitori o gli insegnanti e’ davvero difficile oggi più’ di ieri e che nonostante l’impegno e la buona volontà’spesso si può’ sbagliare.

    1. Imma sono proprio d’accordo con lei e aggiungo che gli insegnanti hanno una formazione per riuscire a costruire buone relazioni con i genitori mentre i genitori ovviamente no. a me i gruppi non hanno mai dato problemi anzi i genitori del servizio in cui lavoro hanno sempre difeso la qualità del nostro stile educativo anche proprio grazie a questi mezzi di comunicazione

  9. Felice ma dove è finito???

    Scherzi a parte. Sono d’accordissimo che con i gruppi e i relativi messaggi si assista giornalmente ad una società totalmente smemorata, priva di udito, incapace di reggere alle difficoltà quotidiane e normalissime della vita! I ragazzi delle medie ad esempio STRUMENTALIZZANO a loro vantaggio ciò che vivono in classe. VOGLIO IL GRANDE FRATELLO !!!!

  10. Povero Felice! Insomma, avrà anche scritto in un italiano poco corretto, ma ciò che voleva dire, l’hanno capito tutti. Il problema della comunicazione scritta e immediata (whatsapp) è tipico di ogni gruppo, addirittura nei gruppi di soli amici di vecchia data. I toni e le parole, seppur diretti, chiari e incisivi, devono essere soppesati. È importante essere educati. Ci vuole sono un minuto di pensiero in più per trovare le parole giuste per comunicare in maniera costruttiva.
    A chi di noi non è mai stato detto: prima di parlare pensa per 10 secondi.
    In quel tempo dovremmo metterci nella posizione della persona che ci sta di fronte, nel qual caso la maestra Maria. Felice, credo che Maria non volesse demonizzare la comunicazione digitale, tantomeno mi sembra essere autoreferenziale. Ha fatto solo presente che possono derivare problemi più grossi di quelli che in realtà ci sono. Ogni volta che ci vengono smosse delle emozioni che stimolano il nostro senso di giustizia/ingiustizia in situazioni di vita vissuta, la maggior parte ha la tendenza ad alzar la voce per far rispettare la propria idea, il proprio senso di giustizia. Si è spinti ad essere impulsivi, a volte arroganti e offensivi. Chi di noi quando legge dei commenti che reputiamo strani non dice, nella propria testa: questo qui che scrive noi capisce nulla?! Per essere gentile. E qui spero vi siate facendo una risata… Tolleranza e apertura, da coltivare per le nuove generazioni, per tutte le nuove forme di comunicazione. E che genitori e maestri non perdano mai di vista la cosa più importante del mondo: i figli! A discapito del proprio senso di giustizia, del proprio tempo e delle proprie difficoltà. Se non è l’amore per i cuccioli d’uomo e di donna che smuove i genitori, cosa potrà cambiare il mondo? A scuola c’è il ballo questo: il futuro!

  11. Un tempo si telefonava al compagno di banco per farsi dare i compiti se di era assenti, ma eravamo alle medie o alle superiori. Oggi la tecnologia impedisce di capire dall’intonazione della voce il messaggio che si sta leggendo… tutto si può interpretare, travisare e dare colpe a chi non ne ha.

  12. Signora Federica, non credo che alle Poste una volta arrivato l’orario di chiusura gli impiegati si intrattengano con i clienti, così come in banca on in altri uffici o enti pubblici. Se l’insegnante dovesse interloquire con tutti i genitori all’uscita….
    Il diario è ottimo per comunicare e i docenti hanno diritto ad osservare il loro orario di lavoro. Poi, personalmente posso dire che fermo restando il diritto di ciascun docente, lo stesso è libero di impegnare il proprio tempo come vuole: io spesso mi fermo all’uscita con i genitori che hanno necessità di incontrarmi, ma non per questo ritengo che la mia scelta sia quella giusta e quella altrui errata.

    1. purtroppo Alberto penso che Felice sia un lettore che ha lasciato solo un commento, come tutti hanno diritto a fare su questa pagina. Si vede che dopo essere stato attaccato da tutti gli altri (giusto o sbagliato che sia) non ha avuto piacere a ritornare. C’è un moderatore su questo sito che modera a mano tutti i commenti per evitare che ne siano pubblicati di indecorosi. Si figuri se abbiamo bisogno di un troll… ;-)

  13. Sono mamma e rappresentante di classe. Ho creato il gruppo W. Ma cerco di usarlo in modo oculato. Ci sono sempre un paio di mamme che vorrebbero accendere gli animi. L’ importante e’ smorzarle non considerandole troppo. Quello che avviene su queste piattaforme elettroniche e’ lo stesso che avviene al bar di fronte alla scuola ma non guardandosi piu’ in viso le persone esagerano.

  14. Inizio il mio commento nel salutare chi ha scritto prima di me e chi ha esposto il problema. A tutti auguro un buongiorno. Ha ragione la maestra…o no? I genitori sono nel giusto…o no? Questi sono i quesiti e le risposte vertono su queste domande. Mi chiedo, perchè invece non si affronta un tema più reale e concreto? Ovvero, la scuola di oggi, il metodo ed i contenuti dell’ insegnamento,sono adeguati alla società e alle esigenze dei tempi moderni? Io ritengo di no. Credo che una delle sconfitte dell’ insegnante (ma in primis dell’ alunno) sia quella di non riuscire a far passare ed apprendere un qualcosa. I protocolli ministeriali spesso sono pensati da menti vecchie, attaccate al passato o peggio conservatrici. Mi viene in mente il Conservatorio. Fino gli anni 90 se volevi suonare uno strumento dovevi PER FORZA iscriverti ad un Conservatorio e superare TUTTI gli esami fino al Diploma. Utile? Indispensabile? Certo, se devi essere un eccellente concertista. Ma se io voglio semplicemente usare la musica per suonare e divertirmi, senza avere l’ ansia da prestazione in concerto, perchè non posso avere una scuola paritaria che mi consenta di esprimermi? In America queste cose le hanno capite per tempo, ed esistono da sempre scuole private e non che ti preparano all’ esecuzione della musica, senza passare dal tetro e serio e snob Conservatorio. Un piccolo esempio questo, vado avanti. La richiesta continua di cambio dei libri. Perchè? Vi risulta che nell’ edizione (butto là) Treccani rispetto alla Garzanti l’ America sia stata scoperta in date e modi diversi? Io credo di no. Ed allora? La tanto amata/odiata ora di religione, perchè non viene delegata a chi di questo si occupa, ovvero la Chiesa? Perchè non tirare fuori materie più utili come la vecchia “economia domestica”, il soccorso sanitario (rianimazione cardio polmonare), l’ educazione civica, la conoscenza della terra ed il suo valore, l’ importanza del riciclo e della trasformazione di ciò che si usa, linguaggi e culture del mondo, problem solving per le strutture pubbliche (analizzare il perchè una struttura non funziona, abituando le nuove generazioni alla riflessione e alla “concretezza” della vita), Spesso la scuola diventa soltanto un flusso di dati da trasmettere e basta, non si pensa mai ad avere un ritorno. Io insegno, tu impari. Punto. E’ questo l’ errore. I ragazzi di oggi sono più veloci dei programmi ministeriali, sono più curiosi ed intelligenti e si annoiano di più, pretendono perchè sanno che fuori dalla scuola tutto è diverso. La scuola non può far finta di niente, chi educa alla cultura all’ interno della scuola non può far finta di niente. Chi ha fatto un corso di studi regolari, spesso si accorge che delle cose studiate ed apprese, forse, ne mette in pratica meno della metà. Ed allora? Forse serve smettere di filosofeggiare, di chiaccherare su questo e quello per poi arrivare al nulla, di IMPORRE letture e testi ormai superati, di far pagare ai genitori le mancanze della scuola e del suo apparato. Di contro i genitori dovrebbero essere più decisi nell’ educare e far comprendere ai propri figli che la scuola è il loro biglietto di viaggio per il mondo, che quello dello studio è uno scalino da fare per conservare autonomia di pensiero e coscienza, che le azioni negative a scuola comportano SEMPRE delle reazioni a casa, che il rispetto insegnato deve essere messo in pratica ovunque, che alla critica deve seguire una proposta. Ricordare a genitori ed insegnanti che l’ esempio è il più efficace mezzo di educazione. Queste sono alcune ( ce ne sarebbero di più) delle mie considerazioni dopo una stancante giornata di lavoro. Saluti a tutti.

    1. “far pagare ai genitori le mancanze della scuola e del suo apparato” o “far pagare agli insegnanti le contraddizioni e le crisi di società e famiglia” ? E’ assai deleterio (per tutti) contrapporre scuola e famiglia. Si dovrebbe vivere in classe qualche settimana per averne consapevolezza.
      “Programmi ministeriali” ?? Di fatto non esistono più: ogni scuola è lasciata libera di fare i suoi POF, PTOF, PEI, PDP e via discorrendo (Ridicolo, vero?). Di fatto la scuola italiana è allo sbando da anni (ricordate il “portfolio”, il variare del nome del ministero al variare dei Governi, i variare continuo dei nomi delle materie, i libri di testo on-line, eccetera?). Se poi qualche docente risulta ignorante, incapace, violento o altro, va punito o allontanato senz’altro. Come in qualsiasi ambito della comunità civile.

  15. Sono una mamma di tre piccole pesti, 11-8-4 anni….benvenga la tecnologia, facilita la ricerca di compiti invece di correre a casa di altri, vai a fare la fotocopia, riporta in quaderno, torna a casa….se dimenticano il quaderno? Sgridata e punizione scritta (chi non le ricorda?)….concordo sul fatto che quando ci sono problemi devono essere risolti alla base…dialogo con insegnanti e preside….aggiungo che se i problemi sono causati anche dalla poca educazione dei figli si va a parlare ai genitori, la scuola deve dare cultura, ma l’educazione è compito principale dei genitori, sono loro che devono dare la base di educazione e valori……se questo non avviene le insegnanti possono mettercela tutta ma i bambini non cambieranno mai perché crescono soprattutto osservando e se a casa non lo trovano, se è tutto permesso perché sono bambini come diventeranno da grandi? Io sono per il dialogo e la collaborazione tra insegnanti e genitori e non per pettegolezzi sterili

  16. Tacete. Fate fare gli insegnanti agli insegnanti. Voi tornate a fare il vostro lavoro, altrimenti poi quando vi licenziano piangete. E impegnatevi LI’, non a giudicare sempre il lavoro degli altri.

  17. E invece grazie a questo nuovo modo di comunicare tra genitori ,sempre troppo indaffarati per incontrarsi e confrontarsi sulla vita scolastica dei figli, si scoprono anomalie comportamentali da parte di qualche insegnante che fino ad ora poteva contare sulla sua capacità di persuasione a tenere tutto nascosto tra le quattro mura di un aula. A qualche maestra da fastidio il colloquio tra i genitori perché cosi si chiarisce qualche dubbio che fino ad allora il genitore aveva tenuto per se pensando che il figlio fosse l’unico a lamentare o a manifestare qualche sintomo di malessere e per timore di essere additati si taceva. Ora invece tramite whatapp una parolina ciascuno e vengono fuori gli scheletri nascosti negli armadietti dell’aula che fanno soffrire in silenzio i bambini intimoriti. Care maestre se vi limitaste a insegnare e a non intromettersi nella vita familiare pretendendo di gestire anche l’uso dei mezzi di comunicazione che usiamo fuori dall’ambito scolastico sarebbe meglio. E invece di.preoccuparvi su quello che scriviamo su whatapp pensate a comportarvi deontologicamente in classe che se fate bene non avete nulla da temere.

    1. Senta, c’è modo e modo. Ricordo ancora il rompipalle – passatemi il francesi so, so di chi parlo – di mio padre che dava contro, di continuo e per motivi inesistenti, alla mia prof di italiano delle medie (persona eccellente, insegnate esemplare: il mio amore per i libri lo devo soprattutto a lei). Spesso i genitori (e lo dico da mamma) perdono di vista il fatto che gli insegnanti sono messi lì per svolgere il proprio lavoro, non per sopperire alle mancanze dei genitori. Alcuni fanno male il proprio lavoro e vanno puniti, ma per carità, gli altri lasciateli in pace, e pensate un po’ a recuperare il rapporto coi vostri figli, FUORI dalle piazze social.

  18. Insegno alle superiori da 25 anni ed ho iniziato a lavorare che ne avevo 25. Ho assistito e assisto costantemente al degrado sociale che passa obbligatoriamente dalla scuola. Lo so che guardare indietro, secondo alcune menti semplici, farebbe apparire retrogradi e ottusi. I miei professori, che ho anche odiato, ci hanno insegnato quasi tutto: educazione, buon senso, correttezza e in ultimo, e anche benissimo, i contenuti delle materie che insegnavano. I genitori erano di diversa cultura ed estrazione sociale. Il fatto fondamentale era che ognuno stava al proprio posto a svolgere il proprio ruolo. E quando una delle due parti – scuola o famiglia – era carente, in qualche modo l’altra riusciva a dare risposte, soluzioni o precise indicazioni, senza ridondanze. La tecnologia adesso è un fatto ineluttabile. Come erano i motorini quand’ero ragazza. Bisogna pur dire che, sulla base di un disegno politico scellerato, che ho potuto notare e vivere sin dall’inizio del mio lavoro, la scuola si è impoverita di contenuti e arricchita di inutilità, di “progetti” che spesso non concretizzano niente se non una ccontinua distrazione di alunni e insegnanti. Quando le risorse finanziarie erano uguali per tutte le scuole e queste non dovevano preoccuparsi di accaparrarsi l’utenza per sopravvivere, c’erano i Prezidi che non dovevano molto preoccuparsi di sostenere la tesi che “il cliente ha sempre ragione”, i maetri e i professori erano rispettati per il lavoro importante che svolgevano e svolgono. Non come accade adesso, che, per evitare la chiusura dei rubinetti finanziari, si apre la caccia all’alunno attraverso innumerevoli strategie palesi e occulte (abbiamo mille laboratori! Facciamo il tal progetto che ti fa stare lontano dai libri diverso tempo, ma la.sufficienza è garantita… O la nuova leva di Dirigenti scolastici, spesso affatto autorevoli, poveri di cultura, ma ben ammanicati con questo o quel potere politico, spingono molto al rialzo dei voti, pressando in modo direi pesante sugli insegnanti. Gli effetti attuali sono quelli derivanti dall’aver pensato e voluto la scuola come un’azienda che produce e le famiglie “usufruiscono” di questo servizio come consumatori. Varcare la soglia della scuola significava entrare in un mondo in cui c’ec’erc’erano regole ferree da rispettare. Adesso la regola è “derogare”, perdendo in credibilità e autorevolezza. A questo si aggiunge la debolezza di insegnanti, precari soprattutto, facilmente ricattabili che costotuiscono spesso la maggioranza dei Collegi dei Docenti, organi che decidono su cose fondamentali della vita di una scuola e che deliberano con modalità direi bulgare. Io stessa, da insegnante di ruolo, quando ho provato ad oppormi ad alcuni intenti, ho avuto la vita difficile. Se la scuola continuerà a funzionare così e se le famiglie non daranno il loro indispensabile appoggio, il futuro di uno stato è in pericolo.

  19. Salve a tutte, sono una mamma come tante altre e il mio secondo figlio frequenta la prima elementare a tempo pieno.
    Io personalmente odio i gruppi whatsapp che vengono usati solo per comunicazioni sterili, come gomma , matita e quadernone perso. Abbiamo organizzato una riunione tra mamme perché alcune di noi ( me compresa) sostengono che i propri figli non vivano in un ambiente “tranquillo” in cui lavorare a causa del numero di bambini e al fatto che alcuni di loro restano a mangiare a seconda delle esigenze dei genitori. Mi hanno letteralmente mangiata e mi hanno accusata di voler alzare un polverone per la richiesta di una terza classe….. io non ho parole. Personalmente andrò lunedì a chiedere alle maestre se anche loro hanno disagi e in quel gruppo non interagiro’ mai più perché ti mettono in cattiva luce e riferiscono o interpretano come conviene a loro.

  20. Secondo il mio modesto pensiero credo che la verità stia nel mezzo,che ci stiamo facendo trasportare troppo da quella tecnologia che deve essere solo un piccolo supporto non la cosa principale.Ormai siamo in un mondo di apparenza, tutti in un grande fratello pronti a far vedere tutto quello che facciamo senza godere del momento vissuto preoccupati solo di metterci in una grande vetrina anche le cose più banali. Io non sono né insegnante, né genitore, ma mi è rimasta impressa l immagine dove lavoro in albergo di trenta studenti seduti a tavola con i telefonini in mano senza avere il piacere di godersi quella serata. Premetto che nn sono contrario al progresso, ma secondo me a bisogna far riscoprire ai ragazzi il piacere delle piccole come cose. Prima della vita virtuale, viviamo quella reale…vi lasciò con questa frase di Papà Francesco
    …Ci preoccupiamo di quale società lasceremo ai nostri figli,ma ci siamo chiesti che figli lasceremo a questa società. …

  21. Tutto questo si risolverebbe se si mettessero le telecamere in classe .. tutelano si i bimbi ma ancora do più i professori.
    Chi ha paura di metterle ha da nascondere qualcosa.

  22. Io ritengo che i gruppi wu dei genitori possano essere utili, non indispensabili.
    Come ogni mezzo tecnologico si deve utilizzare nel modo giusto.
    Quando si inseriscono un numero eccessivo di messaggi, andranno “persi” tra gli altri quelli veramente importanti.
    Ritengo importante che genitori e docenti, nel reciproco rispetto dei ruoli ed in piena collaborazione, (che prevede la fiducia nel principio che tutti stanno lavorando per il bene dei piccoli che crescono) pretendano che i bambini siano responsabili delle proprie cose da bambini, perché possano affrontare le piccole frustrazioni giuste per loro. Queste però permetteranno loro di costruirsi la forza crescente necessaria a sostenere le frustrazioni più grandi che la vita porrà.
    Non c’entra wu, si parla di far crescere persone che non diventino tanto fragili da suicidarsi per un episodio di bullismo o un esame andato male. Sta a tutti noi adulti.

  23. Da piccolo ricordo nelle scuole grandi cartelli illustrati a prevenire il rinvenimento di ordigni bellici, spesso cause di tragedie nei giochi dei bambini in campagna. Ricordo poi altri cartelli a promuovere l’igiene e a prevenire malattie spesso causa (allora) di un’alta mortalità infantile. Oggi a scuola vedo “decaloghi” per l’approccio corretto alla rete web, per la difesa della privacy e della serenità dei minori, per la prevenzione verso chi usa la tecnologia per fini, come dire, poco condivisibili. E’ stato questo il progresso? Ad un nemico forse se ne è sostituito un altro.

  24. Sono in parte d’accordo e in parte in disaccordo con l’ intervista.
    Come sempre dipende dall’utilizzo che si fa degli strumenti a disposizione.
    Come rappresentante di classe di una prima elementare uso wa per organizzare le feste a scuola e per le comunicazioni che ci vengono fatte duranti i consigli d’ istituto ai quali partecipano sono i rappresentanti di classe appunto.
    L’altro giorno mia figlia ha dimenticato il libro a scuola e allora ho usato là chat per farmi mandare copia delle schede,non per non farle prendere una sgridata dall’insegnante( credetemi sarebbe comunque bastata anche la mia), ma perché’ comunque non volevo che pensasse che lasciando il libro a scuola non avrebbe fatto i compiti.
    Con tanta pazienza( 1 ora circa tra ritaglio,incollo e ricopiatura) le ho ricostruito le schede e ha fatto i compiti, che comunque il giorno dopo ha dovuto rifare anche sul libro.
    La lezione spero che sia servita: se lasci a scuola il quaderno o il libro,a parte la mia sgridata e quella della maestra(le ho scritto sul diario che aveva dimenticato il libro a scuola e ho spiegato che non stavo giustificando mia figlia, anzi chiedevo il rimprovero anche da parte della maestra), fai anche i compiti due volte.
    Penso quindi che non siano i mezzi di comunicazione che creano certe situazioni,ma come hanno già’ detto anche altri, l’ incapacita’ ( probabilmente anche perché’ molto più’ comodo) dei genitori di oggi di svolgere attivamente questo ruolo,deresponsabilizzando se stessi e i propri figli.
    Un abbraccio a tutte le insegnanti,che non sono infallibili in quanto esseri umani,ma che credo spesso si trovino ad affrontare situazioni quasi imbarazzanti.

  25. Condivido pienamente quello che ha detto la maestra intelligente e sensata secondo me esiste problema nei genitori che vogliono fare gli insegnanti senza titolo alcuno e non si fidono della scuola e dei maestri .Nelle sedi appropriate e’ giusto parlare ( incontri con professori o maestri ma mettere in discussione la maestra davanti al ragazzo alunno e’ diseducativo e crea solo confusione! almeno penso io

  26. Inizialmente non avevo il cellulare idoneo poter utilizzare w.app, poi tutte le mamme mi facevano notare che se ero fuori dal gruppo non sarei stata aggiornate nei tempi utili per sapere comunicazione della scuola. Ho comprato il cellulare nuovo, sono entrate nel gruppo di w.app delle classi dei miei figli e ahimè di altri. Inizialmente ero entusiasta, potevo chiedere dei compiti della scuola, sapere tutte le notizie, Poi man mano mi sono resa conto, soprattutto quando i miei figli erano assenti che nella richiesta dei compiti c’era un silenzio mortificante, nelle ricorrenze di auguri e polemiche tutti presenti. E’ vero quello che dice la maestra è un modo per non responsabilizzare i propri figli, ma è anche vero che mi riscontro con una realtà attuale che tra noi mamme c’è ansia di prestazione, ognuno vuole che il figlio sia sempre bravo, non si accettano voti bassi o correzioni. _Tutto questo mi dispiace, perchè vorrei far vivere ai miei figli la stessa serenità con cui ho svolto anche io le scuole elementari e medie. Purtroppo mi rendo conto che già dalla scuola dell’infanzia esiste questa necessità e i bambini sono sotto pressione. Anche io sono caduta in questa trappola, ma piano piano sto distaccandomi da tutto ciò.

  27. Mi dispiace per l’articolo ma è la scuola a essere organizzata male e secondo me i problemi da risolvere sono ben altri, vi spiego anche perchè:
    Le aule sono generalmente piccole e vecchie, si trovano dai 20 ai 25 bambini in uno spazio ristretto, con poche cose raccattate in parte dai genitori ed in parte prese chissà dove.
    Lo spazio ricreativo viene usato sempre troppo poco nella maggior parte delle situazioni e le attività che mette a disposizione lo Stato sono ridicole e al limite del vergognoso.
    La maestra stessa deve organizzare qualsiasi evento, dal piu’ semplice disegno ad una recita.
    La maestra è una figura professionale, ma non è un Dio. Non si può davvero pensare di rinchiudere 25 bambini in una stanzetta con l’ora d’aria e poche altre attività a disposizione e pensare che un solo adulto (o due, nel caso venga supportato) possa educare 25 individui. E’ una pretesa ridicola da parte dei genitori.
    In una scuola come l’Italia, l’educazione e la responsabilizzazione sta sulle spalle del genitore che ha solo 1 bambino da educare e sicuramente meno difficoltà rispetto ad una maestra.

  28. Buon giorno,
    visto il profondo interesse che l’articolo ha suscitato, mi viene spontanea una riflessione: quanto sia ancora ben poco chiaro il ruolo di un insegnante nella scuola di oggi (e per responsabilità di chi??), come lo sia quello di un genitore (non insegnante), così come lo diventa quello di un povero alunno che si vede costretto a barcamenarsi fra l’uno e l’altro… se di ruoli si può parlare.
    Da mamma ho vissuto sulla mia pelle, come tanti altri premurosi genitori, le difficoltà relazionali nel lungo percorso di crescita dei miei figli: talvolta fra lacrime amare, frustrazioni, rospi ingoiati, ma anche enormi soddisfazioni anche in quelle piccole conquiste che con tanto sforzo, da una parte, e gioia, dall’altra, i miei figli si sono “aggiudicati”. Da mamma ricordo bene come non sempre si interpretano le parole, le situazioni, le dinamiche che i figli ti presentano quotidianamente in quanto spesso vengono condite dall’umore del momento, umore loro, ma anche nostro. A volte farcite dalla rabbia, perché non si è riusciti a vedere con occhi diversi la situazione, per cui non la si è capita appieno e nell’interpretarla è evoluta, o involuta, in altro. Fare il genitore non è facile; non te lo insegna nessuno; si è genitori, ma con i ricordi e le influenze positive e/o negative di quando si era figli, a volte poi, pur essendo adulti, si resta sempre figli e si delegano le proprie responsabilità genitoriali ai nonni: è fatica dopo una giornata, dopo una settimana di lavoro, dedicarsi ai propri figli e affiancarli nello studio a casa, nei loro giochi…ascoltare i loro discorsi…è fatica, ma è bello…è gratificante…è poter guardare attraverso i loro occhi, attraverso il loro pensiero di fanciulli quanto sia ancora bello, incredibile e pieno di sorprese questo nostro mondo…da adulti genitori, se lo vogliamo accogliere ed accettare, veniamo sottoposti quotidianamente a sollecitazioni positive e negative e servono, servono entrambe per poter sentirci vivi, partecipi, responsabili…per poter crescere con loro, perché noi adulti, dai nostri giovani, possiamo imparare molto, se lo vogliamo ancora fare…non arrendiamoci…non fermiamoci sulla soglia del momento, ma entriamo dentro e con cautela permettiamo ai nostri figli di far bene e di sbagliare, ma facciamo in modo che vedano in noi quella coerenza, rettitudine e maturità di cui tanto hanno bisogno per sentire i loro passi sicuri. Le tecnologie ci accompagnano oggi più che mai nel corso delle nostre giornate, siamo noi che dobbiamo saperle utilizzare al meglio…qualsiasi cosa a portata di mano, tecnologica e non, può trasformarsi in una preziosa risorsa, così come in un pericolo per sé o per gli altri…da sola non attacca e non difende…da mamma: siamo solidi, coerenti, aperti, disponibili, chiari e lucidi…nonostante ciò che vediamo o crediamo di aver visto; nonostante ciò che sentiamo o crediamo di aver sentito; nonostante ciò che pensiamo o…
    E rispettiamo il lavoro di chi si è preparato per svolgerlo ed è stato incaricato ufficialmente a svolgerlo, nonostante il quadro delle seppur minime possibilità, delle purtroppo numerose difficoltà, strutturali e non, che la scuola oggi offre. Le insegnanti, come ha detto Manuela, non sono DIO, sono persone, hanno famiglia, figli, nipoti, genitori…(lo Stato questo non deve dimenticarlo e soprattutto non deve dimenticare che a 67 anni, o quello che sarà, aumenteranno i casi di “incomprensione” fra scuola e famiglie: c’è e ci sarà un abisso generazionale incolmabile, ma tanto sarà sempre colpa degli insegnanti…giusto???)
    Occorre, oggi più che mai, mettere tutte le energie nel lavoro che siamo chiamati a svolgere secondo la propria professionalità: lasciamo lavorare gli insegnanti di ogni ordine e grado d’istruzione, così come noi vorremmo che gli altri ci lasciassero svolgere ciò per cui ci alziamo la mattina. E facciamolo col sorriso…con un buon giorno…quanto siamo carenti oggi di saluti sinceri e di sguardi amichevoli….ci siamo così induriti?
    Impariamo dai nostri bimbi come si fa a meravigliarsi ancora delle cose più semplici.

    Da insegnante di scuola primaria, così come già espresso da altri, aggiungo che oggi più che mai un docente è chiamato a svolgere tanti di quei “compiti” e così articolati e diversificati fra loro che chi non è insegnante, oggi, non lo può neanche lontanamente immaginare…e non lo vede, ma ci sono e vanno fatti. Le giornate scolastiche oggi sono un’incognita costante. Entri a scuola con la tua lezione preparata, ma stai certo che qualcosa accadrà e sarà tale da stravolgere ogni programma. Talvolta fila tutto liscio e si esce da scuola con soddisfazione, ma il più delle volte si è messi a dura prova dagli eventi, spesso burocratici.
    Un docente è in mezzo: da una parte l’Istituzione scolastica che pretende la partecipazione attiva ad incontri, riunioni, compilazione quotidiana del registro elettronico (nonostante in classe i bambini attendono con pazienza o meno tale compilazione), uscite didattiche, gite, progetti….perché bisogna far vedere che…aggiornamento….pretende, contemporaneamente, che l’insegnante comprenda e acconsenta l’accoglimento in classe di bambini di altre classi che non avendo la propria ins.vengono spalmati un po’ di qua e un po’ di là…per cui certe classi contano ben 30 alunni, ma un solo docente; pretende che il personale non docente si moltiplichi automaticamente e, come per magia, sappia sopperire all’assenza di colleghi svolgendo i vari compiti sempre e comunque e bene e guai a sbagliarsi e….e poi??? Beh…per gli stipendi che si prendono oggi nella scuola…cosa si pretende??? Ah…dimenticavo….perché la correzione a casa di verifiche, temi, dettati…problemi..elaborati..provate voi il Sabato sera o la Domenica sera ritagliandosi il tempo dalla famiglia, per cui di notte, anche fino a mezzanotte, a correggere….provate…agli insegnanti lo straordinario festivo e/o notturno non viene riconosciuto…però poi tutti si lamentano che gli insegnanti d’estate stanno a casa tanto, così come sotto Natale…
    Bene!
    Tutti coloro che la pensano così dovrebbero per un mese fare l’insegnante, accettando il pacchetto completo: scommettiamo che scappano a gambe levate?
    Svolgere tale professione non può essere oggi solo un aver deciso di fare quel lavoro; svolgere tale professione richiede oggi più che mai quel Saper Fare e quel Saper Essere che non è di tutti e per tutti…non dico che sia come una vocazione, ma quasi. Quei piccoli o quei grandi che si aspettano da te tutto di te, ti stimolano a cercare di dar loro sempre di più sia come didattica sia e soprattutto dal punto di vista umano. Oggi purtroppo la maggior parte dei bambini e dei ragazzi entra in classe straziata dalla situazione familiare: racconta cosa succede a casa, cosa dice uno e cosa dice l’altra; altri pur vivendo situazioni familiari stabili, vivono forti sensi di frustrazione e solitudine dovute al sentirsi “parcheggiati” dai nonni, sballottati di qua e di là fra sport, conservatorio…come se fossero un investimento per i genitori, come se fossero un cavallo da corsa su cui puntare (genitori che vanno giù di testa davanti ad un 6 o ad un 7, perché per loro esiste solo il 10, ma anche il 9 viene accettato di buon grado e comunque tanto è “l’insegnante che non capisce mio figlio” )…. entrano in classe e cercano negli insegnanti un punto di riferimento che li sappia ascoltare ed accogliere; una parentesi nella loro giornata che sappia riconoscerli come semplici bambini. A scuola i momenti ricreativi, di gioco, di libero scambio di idee, di divertimento ci sono sempre stati e ci saranno sempre, eccome!! Gli insegnanti sono esseri pensanti e sanno bene quanto sia importante alternare impegno, concentrazione a libero svago.

    In questi giorni sui quotidiani si fa un gran parlare di “telecamere”, di “test di tenuta emotiva” relativamente alla scuola e agli insegnanti: sono d’accordo; ritengo sia corretto che periodicamente gli insegnanti vengano sottoposti a “test di tenuta emotiva”, ma allo stesso tempo ritengo sia giusto che anche un genitore, nel tempo, venga sottoposto a tali test, così da tutelare un bambino/ragazzo. Ma a questo punto anche gli allenatori sportivi, gli istruttori, i volontari…i preti…i medici e gli infermieri….tutti gli adulti che sul piano sociale compartecipano al percorso educativo, di crescita, di salute di un individuo devono essere monitorati…in primis i componenti della famiglia che sono i principali attori del suo percorso di vita.
    Mah!
    Credo che le tensioni che viviamo tutti noi oggi siano da attribuire ad altro, e sono fermamente convinta che ognuno di noi debba concentrarsi in ciò che è stato chiamato (sul piano sociale e/o familiare) a svolgere, tenendo ben presente sia la propria libertà di scelta e di autodeterminazione, sia quella degli altri, e ancor più quella di tutti quei bambini e quei ragazzi che ci guardano con occhi fiduciosi: non deludiamoli !!

  29. Per chiarire e non dar origine ad errati fraintendimenti…Maria dell’intervista, dell’articolo di apertura, non sono io.
    Buona sera
    Maria dell’8 Febbraio

  30. Sono in totale disaccordo con l’intervista e con l’insegnante Maria. Non si può generalizzare così. Ci sono insegnanti e insegnanti, genitori e genitori. Il mondo è cambiato! L’insegnante Maria esprime tutta la sua difficoltà nell’affrontare questo cambiamento, posso comprenderla, ma è il suo lavoro e la competenza relazionale ne fa parte. I gruppi whatzapp sono un’arma a doppio taglio: permettono ai genitori di comunicare tra loro in tempo reale, scambiarsi opinioni, condividere esperienze. Ciò che un alunno riferisce a casa sul lavoro in classe può essere condiviso da tutti. E’ dura sentirsi sotto esame, ma è la realtà di oggi e bisogna tenerne conto. Invece c’è una fortissima resistenza da parte della scuola e dei suoi operatori a utilizzare i nuovi media. Quante classi hanno un sito web? Quante di loro pubblicano articoli o lavori svolti in classe? Quante fotocopie con schede vecchie di 30 anni sono ancora in circolazione? bisogna chiedersi anche da dove nasca l’esigenza dei genitori di comunicare. Forse i compiti non sono chiari? I bambini non sono in grado di svolgerli in autonomia? Non sono in grado di svolgerli nei tempi stabiliti? E la responsabilità in questo caso è dei genitori o piuttosto dell’insegnante che non ha formato gli alunni correttamente? Se un insegnante è disponibile e aperto al dialogo, il gruppo whatzapp sarà più sereno e saranno i genitori stessi ad isolare i pochi polemici. La competenza relazionale spetta all’insegnante,che deve essere formato e aggiornarsi anche per questo (il contributo di 500 euro dato dallo stato serve anche a questo). Mi spiace insegnante Maria, pur comprendendo le sue difficoltà, capisco lo sfogo, ma per favore non generalizzi.

    1. Federica, sono completamente d’accordo con lei. Io penso inoltre che whatsapp sia un mezzo decisamente utile e con il quale i genitori possono confrontarsi serenamente ed esprimere le proprie opinioni anche sull’operato, a volte veramente discutibile, di certe insegnanti. E questo infastidisce parecchio le insegnanti di mia figlia, mi creda, non perché si straparla ma perché in questo modo e con questi mezzi si trova la forza per reagire di fronte a comportamenti prevaricatori ed inadeguati di alcune docenti che usano ironia, sorrisini ed occhi al cielo per mettere fortemente a disagio alcuni bambini con difficoltà, anche solo momentanee. Mia figlia sta vivendo una situazione del genere ed é esausta, mi implora di continuo di cambiare scuola. Ho parlato oggi con il dirigente scolastico visto che i numerosi incontri con la maestra in questione si sono rilevati completamente inutili.

  31. Ok………….tutte belle parole………tutto esatto.
    Ma una cosa la devo dire…..fate le maestre e non i dottori..fate il vostro lavoro e non le psicologhe/i.
    E ai genitori .Fate i genitori non gli insegnanti.
    Al giorno d’ oggi i bimbi sono esposti a stimoli moooolto piu’ grandi pc, tablet, 400 canali sulle tv……etc…..la scuola e’ diventata per loro e non per noi gia’ adulti, veramente noiosa, dovreste cambiare il modo di insegnare……..meno parole piu’ pratica…….un bambino anche se trova interessante la lezione il limite di attenzione e’ di dieci minuti poi oscilla tra l’ ascolto e il pensiero ad altre cose.
    Questo e’ il mio parere……da persona normale, che a scuola e’ sempre andata discretamente, dato che e’ obbligatorio andare, rendiamola piu’ interessante.
    Ciao a tutti.

    1. Ci sono genitori e genitori. E ci sono insegnanti ed insegnanti. Come al solito le cose si sono così ingarbugliate in Italia da diventare di difficile soluzione. Insegnati e genitori dovrebbero essere risorse complementari. Ma usiamoli questi genitori in questo momento di crisi. Hai un genitore fisico? ma coinvolgilo in attività… Hai un genitore dentista? coinvolgilo… poliziotto… vigile….. sono sicuro che attività formative ne trovi per far collaborare i genitori a costo zero e migliorare la scuola……. certo l’intraprendenza di genitori e insegnanti dovrebbe essere diversa….. per chiudere … anche certi insegnanti andrebbe evitato l’ingresso a scuola. Ad alcuni gli pagherei volentieri lo stipendio affinché stessero lontani da scuola … almeno non fanno danni. Come per tante altre professioni, il licenziamento di un insegnante non lo vedo affatto una bestemmia. Troviamo un modo ma se la maggior parte di una classe non ha buoni risultati nella sua materia sarà colpa degli alunni svogliati, della società, dei genitori, delle tecnologie, del mago otelma o dell’insegnante ?

  32. Ma basta con queste ipocrisie idiote i ragazzi quando entrano a sxuola devono lasciare i telefonini a casa o in un armadietto. Non deve asslutamente essere consentito l’uso in classe.
    Vogliamo mettere quando un alunno ne fa un abuso durante le lezioni video di nascosto fotografie poco serie. Il cellulare disturba lo svolgimento delle lezioni. Il genitori che permettono certe cose o le approvano sono degli imbecilli e i figli li seguono a ruota. Risultato alunno distratto e prepotente nello stesso tempo. Provate a farlo stare senza cellulare durante le lezioni vedrete che risultato.

  33. Le tecnologia ha i sui pro e i suoi contro. Ma di sicuro non la si può evitare.
    Si può però evitare di usarla male o di abusarne.
    Un vecchio e ancora valido, anzi, ancor più valido oggi; proverbio:
    Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
    Oggi lo si può parafrasare con “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il social”

    Tutti a dire come si dovrebbe fare e nessuno a fare quello che si dice.

    Esempio di Rimini:
    Settimane di guerriglia sui social per avere le telecamere nelle aule con migliaia di mamme prontissime a brandire il telefono come un’arma con sentenze affilate come lame.
    Poi alla manifestazione erano in 40 povere abbandonate in piazza.

    Il dialogo tra le persone non è in forma scritta. È orale e conta anche tantissimo la presenza per leggere la comunicazione non verbale del corpo.
    Messagini e messaggi vocali andrebbero usati come si usa il citofono; per stretta necessità o comunicazioni di servizio.

  34. Questi gruppi di genitori sono più che deleteri, spessissimo capita che i più riservati o coloro che non fanno parte della “cerchia” vengano esclusi e i loro interventi ignorati ( un po come capita ai loro figli a scuola). Alla fine a partecipano attivamente solo gli esponenti del gruppetto esclusivo fateci caso, poco più della metà della classe contribuendo alla disunione.

  35. Lavoro da 38 anni nella scuola e sono stanca, stanca, stanca di questi genitori lassisti, sindacalisti, iperprottetivi, pronti a difendere il proprio pargolo a prescindere, attaccare la scuola e aspettare al varco gli insegnanti. Fiducia nella scuola pari a zero. Non ne posso piu’!! Posso solo pensare che per fortuna i miei figli hanno avuto un’educazione diversa…che tristezza questi bambini viziati!

  36. Io sono genitore di un bimbo delle scuole elementari, mia moglie insegna alle scuole medie. Sono uno di quei genitori che ci tiene molto all’istruzione dei bambini e sono consapevole che mio figlio è un bambino fortunato e ricco di stimoli. Come giustamente i maestri notano un peggioramento nel comportamento generale dei genitori dei propri alunni, cosa che non voglio affatto sminuire, io da genitore noto un continuo impoverimento dell’istituzione scolastica. Su moltissimi fronti. Strutture fatiscenti, servizi inesistenti conditi da fumo negli occhi delle ultime tecnologie. Il registro elettronico sarà pure un ottimo strumento ma poi ci sono insegnanti che lo aggiornano ad intermittenza. La LIM a volte diventa una scusa invece che una opportunità. Abbiamo deciso di mandare nostro figlio ad una scuola a tempo pieno non perché avessimo bisogno di un parcheggio ma perché volevamo che l’orario prolungato venisse sfruttato per migliorare la sua formazione con attività supplementari. Scopriamo che i bambini lavorano circa 4 ore, mangiano un’ora e le restanti 3 ore (diluite tra mattina e pomeriggio) le giocano a rincorrersi in giardino. A casa non hanno compiti perché escono alle 16:15 ma in realtà non ne fanno nemmeno a scuola. Alla nostra richiesta di fare un progetto di lettura ci è stato detto che appena la LIM fosse entrata in funzione avrebbero attivato un corso di lettura. Perché per leggere c’è bisogno della lim. Dai fratelli gutenberg ad oggi aspettavano di montare la LIM??? Io vedo un’istituzione scolastica che peggiora, che non tende a coinvolgere i bambini con meno stimoli, una istituzione che cade a pezzi: non solo le strutture ma anche gli utenti e gli insegnanti. Perché anche se ci sono molti insegnanti che sentono il proprio lavoro come una missione ce ne sono, a mio parere, molti di più che lo sentono come un lavoro e spesso essendo mal pagato non sempre si raccoglie tra il meglio disponibile. Questa è solo una mia riflessione criticabile quanto vi pare, ma nella scuola tra elementari, medie, superiori università, dottorato, insegnante (per breve tempo), tutor di studenti in tesi, di ragazzi di scuole di diverso grado e genitore ci ho passato tanto tempo da ritenere che non sia una opinione superficiale basata solo su una piccola esperienza personale…..

  37. Sono genitore e vedo anche io tante cose.
    Lavoro sul web e conosco le tecniche per far usare i software senza riflettere.
    Mi chiedo quanti si rendano conto del contesto in cui si trovano usando email o whatsapp o altro.
    Correttissima l’osservazione iniziale sui problemi di estrarre dal contesto una frase.
    Il problema e’ usare un nuovo contesto senza rendersi conto che e’ nuovo.
    Le tre parti, insegnanti, genitori e figli, dovrebbero confrontarsi e parlarne anche insieme ad un tecnico delle nuove comunicazioni, mentre oggi tutto e’ lasciato alla improvvisazione.
    Per esempio: nessuno spiega che per creare dipendenza da un software si deve dare lo strumento per reagire immediatamente, togliendo ogni pausa di riflessione. Anche di questo si dovrebbe parlare.
    Modero community dai primi anni ’90 e la regola aurea era di non rispondere mai subito.
    Quanti tappano invio senza pensare ?
    Grazie a tutti di aver parlato (per un anno) sviscerando questo tema. Siamo costretti a dialogare e crescere per non tamponare inutilmente l’ultimo flame.

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