Asili, la Regione: “Accontentiamo le esigenze delle famiglie”

asiloFlessibilità degli orari e dei servizi, sostenibilità dei progetti, varietà delle tariffe in base alle reali possibilità degli utenti sono state le parole chiave dell’incontro della vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Emilia-Romagna Elisabetta Gualmini con gli amministratori dei Comuni di Bologna e della provincia delegati alle politiche per l’infanzia sul tema della riforma dei servizi educativi rivolti alla fascia d’età da 0 a 6 anni.

Dopo Reggio Emilia, Piacenza, Modena, Parma, Ferrara e Cesena, con Bologna si è concluso il “tour” dell’assessore Gualmini con i colleghi delle tante e diversificate realtà sparse sul territorio regionale. Nella sede della Città metropolitana nuovi spunti e idee sono emersi dal confronto con gli amministratori locali per andare incontro con ancora maggiore efficacia ai bisogni delle famiglie, nelle loro molteplici variabili: da quelle con molti figli, a quelle monogenitoriali, a quelle di immigrati.

La Regione Emilia-Romagna era già intervenuta sul sistema educativo per la fascia di età 0-6 nel 2012 con tre provvedimenti coordinati: la legge 6/2012 (che ha aggiornato quella del 2000), una direttiva in materia di requisiti strutturali e organizzativi e le linee guida per la valutazione della qualità di tutti i servizi.

La vice presidente della Regione ha sottolineato che ci sono target di utenza con caratteristiche molto diverse e che quindi i servizi devono essere adeguati alle nuove esigenze delle famiglie: “La crescita dei genitori soli con figli sta caratterizzando moltissimo il nostro territorio, il lavoro è diventato intermittente e con orari molto diversificati, per cui c’è una richiesta quasi microindividuale dei servizi per l’infanzia”.

In regione dal 2010 si osserva un calo delle iscrizioni negli asili pubblici, mentre aumentano i servizi domiciliari, le cosiddette Tagesmutter, che hanno orari più flessibili, quasi su misura di ciascuna famiglia. Questo crea problemi di accreditamento delle strutture, che spesso non sono adeguate e personale senza una formazione specifica e senza titoli.

Un altro punto su cui occorre riflettere – ha concluso Gualmini – è quello delle tariffe, che non possono prescindere dall’Isee e devono rispondere a criteri di equità sociale.

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