Sono diciassette i minori che continuano ad arrivare ogni anno a Lugo e dintorni, ospitati dalle famiglie che fanno capo all’associazione “Bambini dal mondo”, dopo il disastro di Chernobyl del 1986. Una data che sembra lontana ma che continua a propagare tutti i suoi effetti nocivi. Non è un caso se i bambini e ragazzini che per le vacanze natalizie ed estive atterrano in Romagna dalla Bielorussia soffrono quasi tutti di noduli alla tiroide. L’associazione nel tempo si è evoluta iniziando a occuparsi di affido in senso più generale, in collaborazione con i servizi sociali locali, come racconta la vicepresidente Paola Marescotti: “Stiamo cercando famiglie a Bagnacavallo, Fusignano, Lugo, Alfonsine, Sant’Agata, Massa Lombarda ma anche nei comuni limitrofi. Quasi tutte le richieste, al momento, sono per alcuni pomeriggi alla settimana o nei week-end. Le disponibilità verranno ovviamente valutate dai servizi sociali”.
Presto la campagna di sensibilizzazione arriverà anche nei servizi educativi, per intercettare meglio le famiglie, non sempre al corrente del fatto che l’affido esiste anche in formule più limitate e soft: “Purtroppo, oltre al pregiudizio, esistono problemi di conciliazione. Non è detto che le esigenze lavorative di chi vorrebbe prendere in affido un minore si armonizzino con quelle della famiglia d’origine del bambino”.
Ora che l’associazione si dedica anche all’affido tradizionale, ha registrato come le persone che hanno ospitato i bambini bielorussi in passato sono molto più facili da sensibilizzare sull’argomento: “Anche sul nostro territorio, del resto, c’è tanto bisogno di persone, non necessariamente coppie con figli, che si prendano cura anche solo per qualche ora al giorno o alla settimana di minori in difficoltà”.
Il percorso con i bambini bielorussi, che all’inizio erano una trentina, era invece partito nell’ottica del risanamento: “Attraverso alcuni test abbiamo infatti notato che cambiando zona, e soprattutto avvicinandosi al mare e alla possibilità di respirare iodio, i bambini ne traggono notevoli benefici. Un aspetto che ci ha sempre motivato a credere nel valore del nostro progetto, senza dimenticare l’aspetto umano del fare sentire ai bambini il calore di una famiglia”. Molti di loro, infatti, provengono da orfanotrofi e case famiglie. O comunque da contesti disagiati.
Il che, ovviamente, non dà certezze sul fatto che l’integrazione nelle famiglie italiane sia un passaggio liscio e indolore: “I casi sono i più disparati. Ma in generale abbiamo riscontrato il fatto che l’ostacolo linguistico viene superato abbastanza facilmente. La parte più difficile riguarda il rapporto con i nuovi ‘genitori’ che di solito è più complesso quando il bambino, in Bielorussia, vive con la propria famiglia”.
La tendenza generale, però, è sempre stata positiva: “In genere i ragazzi sono felici di tornare. E l’80% delle famiglie che ha scelto in passato questa esperienza, la ripete”.
Info:
www.aiutiamoli.eu
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Commenti:
Salve. Mi chiamo Liudmila. Nata in Bielorussia, ed anche io attraverso un progetto di accoglienza nel ’97 ho scoperto un mondo diverso..Napoli..Italia.
Sono stata accolta da una famiglia meravigliosa,stringendo un legame affettivo, fino ad essere adottata a 12 anni.
Provenivano dal orfanotrofio di Postavi, che da molti anni è diventata una scuola/ un college..(non ho nome preciso, ma solo parole dette dalle precedenti maestre).
Auguro a molte famiglie di aprire il loro cuore per questi bambini..Non tutto è facile..ma saranno felice e grati per tutta la vita. Grazie alle persone che credono ai progetti e ringrazio la mia famiglia di avermi dato moltissimo..una strada da seguire..
P.s Non si dimentica mai da dove veniamo..mai.
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