Fasce e marsupi per portare i bambini: anche al nido si può

babywearingFascia sì, fascia no. Marsupio sì, marsupio no. Nido sì, nido no. Siete sicure, mamme, che il mondo si divida sempre in bianco e nero? Non ne è convinta Tullia Della Moglie, mamma di due bambine di uno e quattro anni e consulente del portare. Domani alle 18, in via Tomba a Lugo, terrà l’incontro “Babywearing: un abbraccio per crescere”, durante il quale si confronterà con Silvia, che ha aperto il nido famiglia “Scarabocchiando a casa di Silvia”.
Una mamma che “porta” può far rima con una mamma che lascia il bimbo al nido, anche nel primo anno di vita?

“Certo che sì. Bisogno di contatto e condivisione dell’accudimento sono entrambi aspetti normali e antichi della genitorialità. Oggi, i motivi di una mamma e di un papà per affidare il loro bambino a un nido, ai nonni o a una babysitter possono essere tanti e diversi: molte madri devono rientrare al lavoro, molte desiderano farlo perché il loro lavoro è parte importante della loro realizzazione esistenziale. Anche una casalinga può sentir  il bisogno legittimo di delegare per qualche ora l’accudimento del suo bambino a una figura di fiducia. Tutto questo non è affatto incompatibile con il portare in fascia, anzi, sono esperienze che possono portare un arricchimento quando vissute insieme, che sia per scelta o per necessità economica. Non a caso il tema della settimana mondiale dell’allattamento di quest’anno è ‘Allattamento e lavoro’, e l’allattamento, ancor prima del babywearing, è la pratica di contatto per eccellenza”
I portabebè possono convivere con il nido? In che maniera?
“Per la mamma e il bimbo, il portare può essere il modo ideale per accompagnare il bambino al nido, e anche per ritrovarsi dopo le ore di separazione. Un bambino portato è generalmente più sereno e sicuro di sé, più fiducioso verso gli altri, proprio perché soddisfatto nei suoi bisogni primari e fisiologici legati al contatto: essere toccato e toccare, esercitare l’apparato muscoloscheletrico nell’interazione col corpo dell’adulto, essere abbracciato, cullato, contenuto quasi come nel pancione, comunicare in modo non verbale con mamma e papà, ricevere una stimolazione sensoriale adeguata al suo stadio di sviluppo psicomotorio. Portare, dunque, può facilitare il periodo dell’inserimento al nido ed essere di aiuto in vari momenti di ‘crisi’ che possono verificarsi durante l’anno (e magari al rientro da una vacanza o dopo una malattia). Un bimbo portato può avere anche un sistema immunitario più forte e resistere meglio ai virus che normalmente si prendono al nido. Inoltre, un bambino può essere portato mentre si trova al nido, dalle educatrici. Quando è ora della nanna, o per calmare un momento di pianto, un supporto ergonomico può essere un’alternativa al ciucciotto sicuramente più sana per il piccolo, e più riposante per la dada rispetto alle nude braccia (specie con supporti pratici e adatti a bimbi più grandicelli come una fascia ad anelli o un marsupio ergonomico). Per i piccoli sotto i sei mesi (ma anche oltre) sarebbe uno strumento molto raccomandabile”.
Esiste una sorta di pregiudizio culturale verso le mamme che portano?
“Spesso si pensa ancora che le mamme portatrici (e i papà portatori) siano una tipologia un po’ alternativa: per fortuna è sempre meno vero, perché i benefici del babywearing sono scientificamente confermati e promossi, e valgono per tutti. Le fasce sono splendide (spesso anche costose), accessori di moda e design per tutti i gusti, e oggi si può essere decisamente chic portando. Ma il pregiudizio più duro a morire è che la fascia sia un modo per viziare, che crei figli bamboccioni e mamme morbose: nulla di più falso. I bambini portati sono bambini soddisfatti e stimolati all’autonomia nel modo più rispettoso dei loro bisogni psicofisici. Le cause di dipendenza e morbosità vanno cercate altrove”.
fascia bebèStaccarsi dal proprio figlio (per tornare al lavoro, affidandolo a nonni, baby sitter o nidi) è più difficile se si è abituati a portarlo in fascia?
“In generale no. Se una mamma e un bimbo non si sentono pronti al distacco non dipende dall’utilizzo o meno della fascia, i fattori ovviamente sono moltissimi. La fascia favorisce in genere il bonding, cioè il legame di attaccamento, necessario al bambino per la sua crescita, e la comunicazione efficace tra mamma e bebè: in questa comunicazione può essere più facile accorgersi se non ci sente pronti, e anche più facile costruire una risposta adeguata a questa consapevolezza. Può anche accadere, invece, che la fascia faciliti il distacco, proprio perché ha contribuito a creare un attaccamento sicuro e un bambino che non ha paura dell’allontanamento della mamma, perché sa che tornerà”.
Fascia vuole anche dire allattamento prolungato e co-sleeping o sono categorie rigide che non corrispondono al vero?
“Sono pratiche di accudimento complementari tra loro, ma certo non ‘obbligatorie’. A mio avviso, gli schemi rigidi non servono a nulla. I modelli di accudimento (come quello ‘ad alto contatto’) possono essere utili a ispirare e motivare mamme che già ci si riconoscono, e che sentono magari in famiglia e in società la pressione a dover essere più rigide e distanzianti, per il timore di viziare. Ogni genitore fa bene a informarsi, poi dovrà fare i conti con quello che sente di fare e che riesce a fare, col ‘bambino reale’ e anche col ‘genitore reale’. Le migliori scelte di accudimento sono quelle autentiche, fondate su un misto di informazione aggiornata e sentire personale. E sbagliare è sempre lecito (oltre che inevitabile). Dimentichiamo per un attimo la scienza e ricordiamoci che si tratta di amore: il nostro sguardo, il nostro tocco, il nostro abbraccio verso nostro figlio devono soprattutto essere nostri, cioè veri, mai forzati. Se qualcosa ci mette a disagio, la prima cosa da fare, per noi e i nostri figli, è accogliere questo disagio e cercare di conoscerlo”.

Info sull’incontro di domani 328/0544237
Domani, su Romagnamamma.it, anche l’opinione di Silvia, l’educatrice.

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Commenti:

  1. Mi fa piacere avere conferme sull’utilità della fascia porta bebè. Quello che mi chiedo è perchè nonostante si continui a parlarne bene, molte mamme sono restie a utlizzarla. E’ una questione di mentalità? Non siamo ancora pronte e preferiamo il braccio o il passeggino? Le mie amiche ne fanno anche una questione di prezzo. Non so, rimango dell’idea che la spesa viene ben ripagata.

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