Eterologa, mancano i gameti: la Regione si rivolge alle banche estere

spermatozoi, fecondazioneEterologa sì ma mancano i gameti. E la Regione Emilia-Romagna ha davanti a sé una strada obbligata: attingere alle banche estere per evitare che la lista d’attesa, per le coppie italiane che si sono rivolte ai centri (sono 21 quelli autorizzati, tra pubblici e privati, da Piacenza a Rimini), si allunghi troppo. Vanificando di fatto la possibilità di tentare una gravidanza con ovociti o spermatozoi non appartenenti alla coppia: opportunità in vigore da quasi un anno. Silvana Borsari, referente per l’area materno-infantile del Servizio assistenza distrettuale della Regione, non fa mistero dei motivi dell’impasse.
Dottoressa, c’è una sorta di sfasamento tra la possibilità di effettuare l’eterologa anche in Italia e la disponibilità di gameti?
“La fecondazione da donazione prevede l’utilizzo di gameti donati da volontari, donne e uomini. Questi gameti sono congelati e conservati nelle banche, in attesa di essere utilizzati per gli interventi di fecondazione in coppie che ne hanno bisogno. A differenza degli altri Paesi europei, questa pratica in Italia è legale solo dal settembre 2014: sia i centri che i cittadini e le cittadine che possono donare si sono trovati impreparati e sarà necessario un po’ di tempo perché si diffonda in modo significativo la cultura della donazione dei gameti. In questo momento, quindi, nei centri pubblici e anche privati ci sono molte coppie in attesa di essere trattate per un problema di sterilità che necessita una donazione, e pochi gameti disponibili perché le donazioni sono molto scarse”.
La lista d’attesa è destinata ad allungarsi se non ci si rivolgerà all’estero?
“E’ inevitabile che le liste d’attesa per la fecondazione da donazione si allunghino, vista l’impossibilità di procedere con gli interventi per la mancata disponibilità di gameti, soprattutto femminili. Questa situazione potrà essere affrontata inizialmente con il reperimento dei gameti dalle banche estere”.
A quali Paesi vi rivolgerete e in che tempi e modi?
“Stiamo lavorando a un bando d’interesse per l’individuazione delle banche europee disponibili a fornirci i gameti. Il bando prevede che queste ultime rispettino tutte le condizioni previste dalla legislazione nazionale ed europea. In particolare, la prima condizione è che la donazione sia stata gratuita e che siano stati eseguiti tutti gli accertamenti sulla salute dei donatori previsti dalle nostre linee guida.Prevediamo di riuscire a ricevere i primi gameti e di iniziare a utilizzarli nei nostri centri entro fine anno”.
L’utenza si aspettava una maggior celerità del percorso, una volta avuto il via libera legislativo?
“Certamente. Non si è considerata la complessità della tematica e il fatto che, soprattutto nei centri pubblici, in Italia queste procedure (fecondazione da donazione e donazione dei gameti) non sono mai state eseguite, anche prima della legge 40. Stiamo scontando un ritardo non tanto tecnico-scientifico, poiché le procedure di PMA con gameti della coppia o da donazione sono sostanzialmente le stesse, ma legislativo, amministrativo e, soprattutto, culturale per quanto riguarda la parte della donazione”.
L’Italia è pronta dal punto di vista delle banche dei gameti o c’è ancora da lavorare su questo fronte? Si potrebbero incentivare in qualche modo i cittadini e le cittadine a donare?
“Per quanto riguarda la possibilità di effettuare e accettare le donazioni e di conservare i gameti, come Emilia-Romagna siamo pronti, così come altre regioni italiane;  magari non proprio tutte, ma si sta iniziando. Ricordo che la legge prevede che possano donare gli uomini dai 18 ai 40 anni e le donne dai 20 ai 35. Sono necessarie, piuttosto, campagne informative nazionali e regionali per promuovere la donazione dei gameti e magari anche un dibattito pubblico su queste tematiche sempre relegate agli addetti ai lavori. Molti Paesi europei, pur stabilendo che la donazione debba essere libera e gratuita, hanno previsto un rimborso per i donatori e le donatrici e questo ha aumentato il numero delle donazioni”.
Secondo lei la possibilità dell’eterologa ha alzato di molto le aspettative delle coppie di diventare effettivamente genitori?
“Bisognerebbe fare indagini specifiche per poter rispondere in modo adeguato. Certamente la possibilità di eseguire quest’intervento in Italia, anche nei centri pubblici e con un costo relativamente basso, ha reso più accessibile il percorso per le coppie che non hanno i mezzi, economici e culturali, per rivolgersi ai centri di fecondazione assistita presenti all’estero”.

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