Isabella Paglia: “Io, messa all’indice come ai tempi dell’Inquisizione”

Il libro "Che forza papà" di Isabella Paglia racconta modelli diversi e alternativi di padri
Il libro “Che forza papà” di Isabella Paglia è tra i titoli messi all’indice dal sindaco di Venezia

Nei nidi e nelle scuole dell’infanzia di Venezia i bambini, se il provvedimento del sindaco Luigi Brugnaro non sarà ritirato, non potranno più ascoltare la storia di “Piccolo Blu e piccolo giallo” di Leo Lionni e di altri 48 libri di autori italiani e stranieri. I quarantanove libri della polemica erano scelti da qualificati bibliotecari e psico-pedagogisti durante la precedente giunta comunale (di altro schieramento) e ora si trovano all’indice perché considerati genericamente “gender”. Isabella Paglia, apprezzata scrittrice per bambini molto conosciuta e apprezzata anche in Emilia-Romagna (ma è originaria di Monselice) è finita al pari di molti stimati colleghi nella lista nera. Abbiamo chiesto a lei un parere sulla questione, che continua a far discutere in tutto lo stivale.
Isabella, sul caso di Venezia si è fatta molta confusione: che cosa è successo per l’esattezza?
“I bambini non potranno più ascoltare le storie degli autori banditi perché trattano di temi ‘contrari’. Come dice il sindaco sono ‘temi da trattare a casa’. Non importa se si parla di adozione, diversità, crescita o altre tematiche sociali. Sono contrari e finiti nel grande pentolone-minestrone del ‘gender’ che pochi sanno cosa sia veramente: alla fine ciò che è contrario è gender e ciò che è gender è contrario, proibito, lista nera. La cosa più incredibile è che molti dei libri nella lista nera non sono ‘gender’, non parlano di genitore 1 e genitore 2, ma semplicemente di adozione o famiglia allargata o altri tematiche sociali e attuali, tra cui i miei: ‘Di mamma ce n’è una sola?’ e ‘Che forza papà!’, editi da Fatatrac (Romagna Mamma ne aveva parlato qui, ndr). Non lo dico per giustificare i miei libri, sia ben chiaro, perché sostengo i libri e gli autori di tutta la lista, ma come prova evidente che i libri non sono stati neppure letti ma direttamente messi al bando perché consigliati, appunto, dalla giunta precedente, di schieramento politico opposto”.
Che sensazione ha provato?
“Giù le mani dai bambini e dai loro libri. Non si può accettare che si usino per scopi di propaganda politica. Ho avuto la brutta sensazione di una cultura italiana che va in retromarcia anziché ingranare la quinta, la terribile sensazione di essere tornati ai Bücherverbrennungen (tradotto più o meno in roghi di libri) organizzati dalle autorità della Germania nazista, durante i quali venivano bruciati tutti i libri finiti nelle liste nere, non corrispondenti all’ideologia. Dai roghi dei libri, è sempre bene ricordarlo, si passò poi a altri dolorosi e ben noti roghi. Per non parlare dei tempi dell’Inquisizione e dell’Indice dei libri proibiti. Non vorrei tornassimo al tempo di Galileo Galilei Galileo che fu processato e condannato dal Sant’Uffizio per un pensiero che, solo secoli dopo, fu ritenuto geniale e ora studiato a scuola”.
Quali mezzi ha la sua categoria per difendersi?
“Indignarsi come abbiamo fatto io e tutti gli autori dell’Associazione italiana scrittori per bambini e ragazzi ICWA che ha scritto una lettera invitando a riconsiderare la scelta. Leggeteli e diffondeteli questi libri, perché solo la conoscenza ci rende liberi, aggiungerei”.
“Gender”, un termine usato speso a sproposito. Che cosa teme, secondo lei, chi lo ha trasformato nello spauracchio dei tempi moderni?
“A questa domanda non posso rispondere io. Dovrebbe essere rivolta direttamente al sindaco.
Io dai libri non temo niente. Come dice la lettera, ‘la cultura della differenza e delle minoranze – la pluralità di voci di una società – deve essere garantita in uno Stato di diritto quale è il nostro. Una cultura che cancella la differenza è fuorviante e pericolosa perché sparge i semi dell’intolleranza’. Tutti abbiamo sotto gli occhi, in questi giorni, a cosa porta l’estremismo intollerante”.
Oltre mille pagine eliminate dai servizi educativi: si sente in buona compagnia? Secondo lei, che cosa vi accomuna?
“Quarantanove libri per 1095 copie. Sì, la compagnia è ottima, formata da grandi della letteratura dell’infanzia come Leo Lionni, Axel Sceffler (creatore del Gruffalo), Isabelle Carrier, Altan e molti altri. Ci accomuna fare libri di qualità e lavorare a favore dei bambini, sempre per i bambini e con i bambini.
Peccato manchi nella lista nera il Piccolo Principe. Il protagonista si sa, ama una rosa. Saint-Exupéry è molto più pericoloso di noi tutti messi assieme”.
Chi ha stilato la lista nera, per lei, ha la minima idea di quello che, su quei libri, c’è scritto?
“No, il sindaco a mio avviso è stato mal consigliato. Non posso pensare che colui che rappresenta una città d’arte e cultura come Venezia, al pari di Parigi e Londra ,fosse realmente a conoscenza dei contenuti e della storie dei libri in questione”.
Quando ha scritto i libri censurati, ha mai immaginato che ci sarebbero potute essere polemiche?
“No. In Italia la libertà di stampa è sancita dall’articolo 21 della Costituzione. Anche come paese integrante dell’Unione europea l’Italia si impegna a rispettare il principio della libertà di stampa come sancito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, che riconosce la ‘libertà di espressione e d’informazione’. La libertà di stampa è una delle garanzie di ogni Stato di diritto e dovrebbe essere riconosciuta al pari del diritto alla lettura e alle storie”.
In una sorta di tribunale immaginario, che “prove” porterebbe della sua “innocenza”?
“La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che afferma all’articolo 18 che ‘ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo…’. Porterei anche la Costituzione della Repubblica Italiana, che all’articolo 21 recita che ‘tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’. Devo aggiungere altro?”.

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Commenti:

  1. Da rimanere basiti !Tutto quello che stiamo vivendo è reale o siamo su un videogame?
    Sono un’insegnante di scuola statale dell’infanzia e mai avrei immaginato che qualcuno,tra l’altro vittima di ignoranza,disinformazione e pregiudizi, potesse mettere al bando dei libri!
    Trovo la decisione del sindaco,tra l’altro incompetente in materia ,di una gravità inaudita :
    nel corso degli anni ho sempre raccontato le storie di Leo Lionni ai miei bambini .Sono dei racconti che parlano di amicizia,di condivisione,di collaborazione in vista di una meta comune,di rispetto …Ma questi idioti inquisitori di cosa vorrebbero che si parlasse ai bambini di questa età , e cosa dovremmo raccontare ? Ma ci si rende veramente conto
    della pericolosità di questi bigotti fanatici?

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