“Incompatibilità tra l’occupazione lavorativa e le esigenze di cura della prole”. Questo il motivo per cui nel 2014 le donne-madri si sono dimesse dal posto di lavoro per il 6% in più rispetto all’anno prima. Un dato agghiacciante che fa il paio con il “profilo” delle mamme costrette a lasciare scrivanie e compagnia: si tratta per lo più di donne con un’anzianità di servizio inferiore ai tre anni e con un solo figlio. Una panoramica contenuta nella “Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri per l’anno 2014”, presentata al ministero del Lavoro (e consultabile qui).
Un monitoraggio che fa seguito al decreto legislativo 151 del 2001, che impone – per evitare dimissioni forzate o abusi – che le dimissioni dei genitori durante i congedi vadano convalidate dalle Direzioni provinciali del lavoro.
Nel 2014 le dimissioni o risoluzioni consensuali di madri o padri sono state 26.333, tremila in più rispetto all’anno precedente. In oltre otto casi su dieci a lasciare il lavoro sono state le donne.
Nel 33% dei cadi di dimissioni materne le motivazioni indicate sono l’assenza di parenti di supporto, il mancato accoglimento al nido, l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato e la mancata concessione del part time, o dell’orario flessibile, o della modifica dei turni di lavoro.
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