Lo sport che allena alla vita, lontano da ogni retorica e da ogni luogo comune. Quella linea nera che mentre nuoti vedi sul fondo – così lontana – e che ritroverai quando dovrai affrontare altre prove, anche il capitolo sulla seconda guerra mondiale da studiare per l’interrogazione di storia. Betta Carbone, giornalista di “Diva e donna”, ama scovare storie di persone speciali. E una di queste le è capitata tra le mani: si chiama Mario Franchi ed è l’allenatore di nuoto di una delle sue figlie. Quello che le ha fatto ritrovare la serenità e la voglia di nuotare quando era a un passo dal mollare e non mettere più piede in una piscina. Dalla proposta di Betta a Franco è nato il libro “Gli inaffondabili. Storie di ragazzi allenati alla vita” (edicicloeditore), un accorato racconto di quello che significa fare sport per crescere, allenarsi per diventare grandi e riuscire nella vita, non necessariamente con una medaglia al collo.
Betta Carbone ha capito dagli occhi di sua figlia che il metodo d’insegnamento di Mario Franchi aveva un tocco magico: “Mario è arrivato quando lei, che non è una forte, una di quelle che vince, stava attraversando un momento di crisi con il sistema tradizionale. A un tratto ho visto che era a suo agio, che aveva recuperato la voglia di nuotare, che i suoi punti di forza – come il suo fare squadra e spogliatoio – venivano per la prima volta valorizzati”. Rispetto per l’allievo che hai davanti, pazienza, attenzione ai tempi di crescita e maturazione: questi gli ingredienti dell’approccio di Mario Franchi, che rifugge come la peste il metodo tecnico e analitico.
“Non è vero che lo sport fa bene a prescindere – spiega Betta Carbone -. Lo sport fa bene se ti consente di tirare fuori il meglio di te, che non fa rima per forza con vincere. Ma in Italia il sistema non consente di perdere tempo, porta gli allenatori a farsi strada sulla pelle dei ragazzi, li spinge a voler raggiungere risultati a tutti i costi”. E così trovi bambini che si allenano sei volte alla settimana, che macinano ogni giorno chilometri su chilometri, salvo abbandonare il nuoto appena non ne possono più: “Pare quasi un lusso o un capriccio fermarsi, andare piano, aspettare i ragazzi, farli divertire. Bisogna accumulare medaglie e basta”.
Cosa che fa sentire più volte Mario Franchi un “marziano”, calato da un altro mondo a portare un messaggio diverso: che lo sport può essere proposto in un modo equilibrato, che i valori che ti insegna te li porterai dentro per sempre, anche se non diventerai un nuotatore professionista bensì un imprenditore o una suora. In questo senso il titolo “Gli inaffondabili” è azzeccato: “Non significa essere sempre vincenti. Significa che gli insegnamenti che hai ricevuto nel periodo dell’agonismo ti resteranno marchiati addosso, che lo spirito di sacrificio ti apparterrà per sempre. E ti tornerà utile in moltissime occasioni”. Ecco perché il libro di Betta Carbone e Mario Franchi va ben oltre una bracciata, un trampolino, un costume: “Il messaggio potrebbe essere applicato a tutti gli sport individuali, come l’atletica. Laddove l’impegno richiesto è altissimo, le responsabilità ricadono sempre su di te, il logoramento al quale sei sottoposto non è paragonabile a quello che si vive, per esempio, nel calcio. Gli insuccessi e i successi sono i tuoi, solo i tuoi. Peseranno sempre sulla tua testa e sulla tua pelle”. Più crescita di così, si muore.
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