“Benvenuto Moreno”: Luna Stellata, dove la droga si dimentica e la maternità s’impara

Lasciarsi alle spalle la tossicodipendenza e ricostruirsi una vita lontano dalla droga ma imparare anche a essere una mamma, con un sostegno alla genitorialità parallelo al percorso di recupero. La missione di Luna Stellata, la comunità di Piacenza nata grazie all’integrazione tra l’associazione “La Ricerca”, il Sert e il servizio materno infantile, nel 1996 – quando ha aperto – è stata un po’ una pioniera nel settore. Lo raccontano la responsabile Loretta Volta e la coordinatrice dei progetti dedicati a donne e bambini Fausta Fagnoni. Una coppia professionale inossidabile che ne ha viste un po’ di tutti i colori: non solo per i casi che sono passati davanti ai loro occhi ma anche per i tentativi e gli sforzi fatti in questi anni per arrivare a offrire un servizio all’avanguardia: “L’idea di Luna Stellata nacque dalla consapevolezza che per le mamme tossicodipendenti, la relazione con i loro bambini era spesso difficile. Erano donne piene di sensi di colpa. D’altro canto i figli erano il più delle volte arrabbiati, con una scarsa conoscenza delle loro mamme”.

Il nome Luna Stellata nacque proprio di lì, da quella voglia di vedere una prospettiva e un futuro nella vita delle mamme e dei loro bimbi. Protagonisti di rapporti complicatissimi, densi di contraddizioni e ambiguità: “Ci accorgevamo che le mamme, pur desiderose di non perdere i figli, nella realtà della relazione erano inceppate. I bambini non venivano riconosciuti nei loro bisogni, erano trascurati, qualche volta maltrattati per una mancanza di capacità genitoriali”. Anche nelle incombenze più semplici come preparare una pappa, ricordarsi di somministrare un farmaco, stabilire nella giornata dei figli il classico ritmo sonno-veglia. Non solo: quando Luna Stellata venne aperta sulle colline piacentine di fianco alla Vela, una comunità terapeutica per solo adulti (e non dov’è ora, separata da tutto), scattavano nei bimbi i classici innamoramenti per figure estranee e maschili: “I bambini si attaccavano letteralmente agli uomini ospiti della Vela, dando vita a rapporti non positivi”. Scendere a Piacenza si rese necessario anche in un’altra ottica: avere intorno una rete territoriale di servizi utile e necessaria, a partire dalle scuole, per arrivare al volontariato.

Dal 2007, dunque, per Luna Stellata – che ad oggi accoglie cinque mamme e quattro bambini, visto che il figlio di una del gruppo è in affido- inizia un nuovo corso e l’equipe educativa viene affiancata da consulenti esterni, psicologi e psicoterapeuti specializzati nella genitorialità e nel recupero delle relazioni con i partner o con i familiari: “Questo perché nel raccogliere le storie delle mamme e nel fare le anamnesi, ci rendevamo sempre più conto del fatto che le donne avevano alle spalle vissuti pesanti, con traumi complessi vissuti da bambine, con relazioni di attaccamento negative che si ripercuotevano a loro volta nel rapporto con i loro, di figli“. Perché se da piccolo non hai sperimentato la sicurezza, la fiducia e l’autostima, se nessun adulto ha capito i tuoi bisogni e ha provato a dar loro una risposta, da grande farai fatica a essere un buon genitore.

Fausta Fagnoni (a sinistra) e Loretta Volta (a destra)
Fausta Fagnoni (a sinistra) e Loretta Volta (a destra)

Negli anni Luna Stellata è sempre stata pienissima, con lista d’attesa annessa, fino a quando la crisi economica e il taglio dei fondi ha imposto di accogliere solo donne dall’Emilia-Romagna o dalle regioni limitrofe, come la Lombardia. E in questa evoluzione, l’equipe (che oggi vede anche una nuova figura, quella dello psicologa specializzata nel trauma) ha realizzato che la tossicodipendenza non era più il solo problema di cui era necessario occuparsi: “Violenza intrafamiliare, emergenza, conflittualità, migrazione sono temi che ci si sono presentati davanti ai nostri occhi in maniera forte”. A Luna Stellata, così, si è affiancata Stella del Mattino, una struttura socio-assistenziale con un’impronta più educativa. Un lavoro non facile, visto che le donne ospiti (quattro, al momento, con quattro bambini) vengono spesso da relazioni di coppia violente che le hanno portate a denunciare, salvo magari pentirsene: “Ci capita di trovare i compagni e i mariti davanti ai cancelli o di dover gestire la rabbia e l’aggressività delle mamme, anche nei nostri confronti. Siamo spesso davanti a un problema di dipendenza affettiva che ci porta a lavorare sulle fragilità e le consapevolezze, proponendo anche percorsi di coppia”.

Stella del Mattino è dunque un nuovo mattone da calare in un contesto nel quale, già da anni, a Luna Stellata non arrivano più mamme in astinenza: “Quando entrano qui seguono in genere la terapia, spesso con il metadone, o pasticciano ancora un po’ con le sostanze. Ma sono già abbastanza avanti nel percorso di pulizia”. E le ospiti non sono sempre donne ai margini rovinate dall’eroina: “Vediamo anche mamme laureate, che lavorano ma che fanno uso di cocaina o delle nuove droghe sintetiche”. Quasi sempre giovanissime, come dimostra l’età delle mamme che vivono ora a Luna Stellata, tutte tra 20 e 29 anni. E che, in comunità, restano una media di due anni. Diverso il percorso a Stella del Mattino, più flessibile e definito per obiettivi: lì si può rimanere anche solo per tre mesi.

Ma le regole sono regole. E uguali per tutte. Sveglia alle 6,45, colazione e alle 8,30 si iniziano – a turni – i lavori: cucina, pulizie, lavanderia. Ritmo che riprende dopo pranzo. Solo dopo le 16, quando i bambini rientrano dal nido, dalla materna o dalle elementari, le mamme sono libere di stare con loro. La convivenza, in tutto questo, non è affatto semplice: “Dipende da quanto le mamme conoscono le proprie storie reciproche, da quanto fanno gruppo. Quello attuale, per esempio, è un buon periodo, forse facilitato dalla giovane età delle ospiti”. Che, con il loro provarci, danno un calcio a quel vecchio pregiudizio secondo il quale una persona che è passata dalla tossicodipendenza sarà segnata ed etichettata a vita: “Siamo convinte che tutti hanno il diritto di provare a cambiare il corso della propria vita. La scommessa è riuscire ad attivare nelle mamme quelle risorse interiori, quello spazio buono di competenze e capacità che le può aiutare a rialzarsi e ricominciare. Qui dentro non c’è tempo per il pregiudizio, qui ci sono solo le persone con le loro fragilità e i loro punti di forza, tutti da attivare per trovare un’altra strada”.

E a forza di lavorare con la genitorialità, Loretta Volta e Fausta Fagnoni hanno allargato il loro raggio d’azione progettuale: “In regime diurno partiranno presto dei percorsi di sostegno alle mamme e ai papà. Offriremo, per esempio, la possibilità di trascorrere dei fine settimana intensivi in cui lavorare sulle criticità. Una delle proposte riguarderà senz’altro la sintonizzazione emotiva. Vogliamo togliere i confini di questo luogo, dire che spesso la normalità e la patologia si confondono o che possono senza problemi convivere: fare il genitore è davvero il mestiere più difficile del mondo. Lo è per tutti, non solo per chi ha vissuto esperienze traumatiche”.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g