Violenza sulle donne: le storie e i numeri dello Sportello Dafne di Rimini

Maria, Antonia, Hamed. I nomi sono di fantasie e le storie sono vere. Storie di persone che lo Sportello Dafne di Rimini (Ausl della Romagna) ha aiutato ad uscire dalla violenza. Le prime due ne erano vittime, il terzo ne era artefice. Ma anche lui ha deciso di mettersi in discussione per non praticarla più, la violenza.

Sono queste le storie che la dottoressa Maria Maffia Russo, responsabile dello Sportello e del Programma di Psicologia di Rimini dell’Azienda Usl, ha raccontato rendendo noti i dati d’attività dello Sportello per l’anno 2014. Nei 12 mesi sono state 243 le donne che hanno avuto contatti con la Rete Dafne e 155 quelle prese in carico con progetti personalizzati a supporto della loro sicurezza e autonomia.

Domestic violenceI casi. Quella di Maria è la storia di un’intera vita di violenze. Violenze fisiche e psicologiche durate 28 anni, ad opera del marito. Maria per una vita appunto, le ha sopportate, poi è stato un fatto specifico a fare scattare il suo bisogno di uscirne. Da anni Maria si occupava degli anziani genitori del marito, li accudiva quando lui era fuori, e una sera l’uomo, al rientro, l’ha allontanata da sé con una spinta dicendole che aveva addosso l’odore di anziano. Una frase che ha aperto gli occhi a Maria anche rispetto alle violenze fisiche subite da tempo. Con l’aiuto dello Sportello Dafne e delle forze dell’ordine la donna ha presentato denuncia e ora sta cercando di ricostruirsi una vita.

Antonia era così stanca delle violenze subite che un giorno si è allontanata da casa per andare, di nascosto, da sua madre. Appena arrivata la telefonata del compagno violento che le chiedeva dove fosse. E alla sua innocente bugia, per proteggere la madre, lui con rabbia le risponde: “Non è vero tu sei da tua mamma….”. A volte anche le moderne tecnologie, come la localizzazione sul cellulare, sono infidi alleati dello stalking, in tutte le sue forme, che si nutre di controllo e di possesso dell’altro: “Una mania di possesso che talvolta porta all’equazione ‘o mia o di nessuno’ e di conseguenza all’omicidio”, spiega la dottoressa Russo.

Hamed invece era dall’altra parte. Era un uomo violento che picchiava e insultava la sua compagna. Dopo la denuncia a suo carico ha deciso di incontrare gli operatori dello Sportello Dafne e quindi di iniziare, e completare, un percorso per uscire dalla sindrome della violenza. Percorso che lo ha portato a rivedere radicalmente il suo modo di vivere e di pensare, e in particolare l’approccio con le donne. Sono stati 5 gli uomini autori di violenza che nel 2014 hanno avuto contatti con Dafne, gli altri erano tutti italiani mentre Hamed era straniero. E’ stato l’unico ad intraprendere e completare il percorso, gli altri hanno lasciato perdere.

Ulteriore elemento è stata la fortissima rete di servizi per la presa in carico della donna oggetto di violenza donneviolenza, dal Pronto Soccorso (sempre più attento anche agli aspetti psicologici della diagnosi) alle
forze dell’ordine, agli Enti Locali, al lavoro delle operatrici di Dafne. Nel corso del 2014 sono state 4 delle donne che hanno subito violenze in gravidanza e hanno poi perso il bambino.

L’amministrazione comunale. “I dati dello sportello Dafne confermano la gravità di un fenomeno che, purtroppo, non mostra alcun segno di diminuzione nel corso degli anni. I numeri delle violenze ci ripropongono il problema antico del dominio, ci dicono ancora che la violenza è una modalità che gli uomini usano come abitudine, quasi una consuetudine identitaria, un modo di affermare il controllo sociale e la determinazione dei rapporti affettivi. E non si tratta solo di violenza fisica: la violenza ci appare come un processo nel quale si pongono in essere tanti atti tesi alla subalternità della donna e del suo corpo; alla negazione della sua autonomia. Quello che come enti locali e servizi pubblici dobbiamo quindi garantire è un sostegno immediato alle donne a 360 gradi ma anche agire con forza sul piano culturale per modificare l’ ordine delle cose. Il Comune di Rimini continua – in collaborazione con l’Associazione – Centro antiviolenza Rompi il silenzio – a garantire l’ attività di supporto presso la Casa delle donne (telefono 0541 704545)”.

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