Chi fa i lavori domestici a casa, mamma o papà? Ma soprattutto, i figli sparecchiano, spolverano, stirano? Questo il nocciolo del progetto “Lavori di casa” che la scorsa estate è stato proposto a un gruppo di ragazzi e ragazze tra i 14 e 18 anni di Ravenna e dintorni all’interno dell’iniziativa “Lavori in Comune” (le magliette gialle, per intenderci). A seguirli, la media educator Deborah Bandini. In questi giorni, per le strade, saranno affissi tre manifesti realizzati proprio dal gruppo: sono il nocciolo di una campagna che vuole promuovere le faccende domestiche ai figli e alle figlie, appunto. E in maniera trasversale alle età: perché a dare una mano in casa si può iniziare prestissimo.
Gli ultimi dati Istat ci raccontano di un’attività domestica che pesa ancora in maniera prevalente sulle donne. Uno squilibrio che si nota anche nei figli?
“Sì, è emerso dalla micro-indagine che ho proposto ai miei ragazzi. Abbiamo stilato insieme un questionario che è stato poi girato a 50 femmine e 50 maschi, tutti coetanei e tutti partecipanti agli altri gruppi di ‘Lavori in Comune’. Un campione piuttosto vario, visto che ci siamo spinti anche vero il forese. Uno dei primi dati che è emerso riguarda il tempo libero: i ragazzi, durante la giornata, ne hanno circa il doppio rispetto alle ragazze. Non solo: a dichiarare di fare sempre le faccende domestiche sono state solo le femmine. Senza contare che le ragazze sono quelle che si impegnano nei lavori in maniera spontanea, senza che nessuno glielo chieda”.
Quando si pensa alle mansioni domestiche, nell’immaginario collettivo l’uomo è quello che butta la spazzatura. Un luogo comune?
“No, lo abbiamo riscontrato anche tra le magliette gialle. Alcuni lavori come pulire il bagno, riordinare le stanze, fare il bucato e cucinare vengono fatti prevalentemente dalle ragazze. Buttare la spazzatura e curare il giardino, invece, dai ragazzi. Una suddivisione che riguarda i genitori ma che si ripercuote anche sui figli”.
Colpa dell’educazione?
“Di certo le abitudini che i figli vedono come proprie degli adulti hanno conseguenze anche su di loro. Per questo, dopo le interviste ai coetanei, il gruppo è stato impegnato nella realizzazione di tre manifesti pubblicitari che vogliono incentivare i figli, non i genitori, a collaborare in casa. Il primo è dedicato alla fascia 0-4 anni: perché si impara fin da piccoli l’importanza di aiutare nelle faccende, magari mettendo in ordine i propri giocattoli o togliendo il proprio bicchiere dalla tavola dopo mangiato. Gli altri due manifesti riguardano le fasce d’età successive. Abbiamo preso spunto da una brochure realizzata da un gruppo di aziende di prodotti per la casa, uno dei pochi che spinge i figli alle faccende”.
Risultati attesi, quelli scaturiti dall’indagine?
“In buona parte sì. Dati che ci confermano molte delle tendenze in atto e che ci fanno capire quanto sia importante lavorare sul tema. Anche in un’altra ottica: quella secondo la quale aiutare in casa contribuisce all’armonia familiare. Non è solo un supporto alla mamma, che in genere è colei che si sobbarca il peso di tutto ma un vero e proprio sostegno all’equilibrio tra tutti i componenti della famiglia. Sarà banale ma le faccende sono ancora uno dei motivi centrali per cui si litiga e ci si scontra”.
Qui la brochure scaricabile
Qui sotto il video con le interviste realizzate dalle magliette gialle
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