Hanno scelto di esporsi, di farlo sempre di più, pagando lo scotto della perdita di un bel pezzo di intimità. Lo hanno fatto per dire: “Guardateci, siamo normali, abbiamo una vita come la vostra. E siamo pure felici”. Lorenza Soldani e Ingrid Lamminpää, entrambe fiorentine (la seconda ha origini svedesi), stanno insieme da dieci anni. Sei mesi prima di sposarsi – il matrimonio è stato celebrato in Svezia il 21 giugno del 2013 – hanno aperto il videoblog “Lei disse sì”, per raccontare a suon di annunci, fedi e vestiti i preparativi delle nozze ma anche e soprattutto i riscontri delle persone intorno a loro. Non avrebbero mai immaginato che un’amica, Maria Pecchioli, proponesse loro di trasformare la storia in un film documentario. Lo stesso che da venerdì 13 a domenica 15 marzo verrà proiettato al Supercinema di Santarcangelo di Romagna (sala Wenders, ore 21), in linea con la decisione del Comune di trascrivere i matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso. Lorenza e Igrid, al termine della proiezione di venerdì, dialogheranno con il pubblico in sala. Noi abbiamo scambiato due parole con la prima, che ieri era a Ravenna per lavoro.
“Lei disse sì” sta ottenendo un successo incredibile. Ha vinto l’Audience Award al Biografilm Festival 2014, la pagina Facebook ha quasi 8mila amici. Ne è valsa la pena?
“Sì, assolutamente. Io e Ingrid abbiamo rinunciato al viaggio di nozze, abbiamo perso molta privacy, conduciamo una vita molto frenetica tra lavoro e diffusione del film. Ma il riscontro ci sta dando ragione, soprattutto perché nei dibattiti le persone si mostrano curiose, interessate. E le critiche negative sono state davvero pochissime”.
Si dice spesso che la società civile, davanti a un tema come i matrimoni omosessuali, è molto più avanti della legge: è così?
“Noi vediamo una società italiana composta da centinaia di migliaia di persone omosessuali, molte delle quali con figli. Questo ci porta a dire che un passo avanti è necessario. Ma dal discorso di Obama a Selva si capisce pure che nonostante le battaglie civili, c’è sempre bisogno di riconfermare le conquiste ottenute: questo ci fa pensare che anche in Italia, non si arriverà mai a un punto nel quale tutti si troveranno d’accordo. A questo servono le istituzioni: a fare quel passo in più per i diritti di tutti”.
Omosessualità, omogenitorialità, movimenti Lgbt, unioni civili: sui media sono temi di cui si parla molto di frequente. Dall’altro lato l’opposizione di una fetta di cittadini è forte. Che cosa sta succedendo?
“Quando certi movimenti si rafforzano, si svegliano anche le opposizioni più assurde, vedi Adinolfi e le Sentinelle in piedi. Molte persone non sanno nemmeno di che cosa stiamo parlando. Dicono cose che fanno rabbrividire. Colpa della paura e dell’ignoranza. Ecco perché è importante mettersi in mostra: la visibilità serve a mostrare la nostra normalità”.
Siete state costrette ad andare all’estero per sposarvi: si soffre a non poterlo fare a casa proprio?
“La si vive male, sì. Ma nel mio caso, fin da ragazzina sono stata abituata a pensare che in Italia non mi sarei potuta sposare e non avrei potuto fare figli. Si cresce con una bassa aspettativa, lottando continuamente per autodeterminarsi. Tutto quello che per gli altri è normale, a te lo fanno cadere dall’alto. Ci si indigna, sì, senza però scandalizzarsi”.
La “rivoluzione a colpi di bouquet”, come la regista ha definito il vostro impegno sociale, come si differenzia dalle battaglie dell’associazionismo?
“Le associazioni Lgbt fanno tantissimo. La nostra rivoluzione consiste nel mostrare i denti con i fiori, facendo vedere il lato normale, sereno, felice delle nostre vite”.
Qui la pagina Facebook di “Lei disse sì”
Qui sotto il trailer del film
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