Bambini che vedono scene che non dovrebbero vedere, bambini violentati psicologicamente, bambini ostaggi, vittime. Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta tra le più conosciute in Italia, sarà questa mattina alle 9,45 al Centro Congressi di Ravenna (Largo Firenze) per l’incontro organizzato da Linea Rosa dal titolo “Papà oggi sei buono o cattivo? La violenza familiare davanti ai bambini: il riconoscimento e le strategie possibili”. Un appuntamento durante il quale verrà presentato anche lo spot sulla violenza di genere realizzato dal regista Gerardo Lamattina che ha come testimone l’arbitro di calcio internazionale Nicola Rizzoli (il suo intervento è previsto per le 10,45 dopo quello della presidentessa di Linea Rosa Alessandra Bagnara). Alle 11 Maria Rita Parsi parlerà di violenza assistita, come ha anticipato a Romagna Mamma.
Violenza assistita, un fenomeno di cui poco si parla: quanto è un problema reale all’interno del disagio familiare e domestico e perché viene sottovalutata rispetto, per esempio, alla violenza fisica?
“Fino a poco tempo fa la tendenza era quella di sottovalutare la portata degli effetti traumatici da violenza assistita perché si pensava erroneamente che fosse inferiore alla portata degli effetti prodotti da violenze dirette. Il problema principale sta nel fatto che da un mancato riconoscimento della violenza assistita come fenomeno sociale dipende, poi, la difficoltà a prevedere, sul territorio, interventi di tutela e di cura”.
Che segnali mostrano i bambini che subiscono violenza assistita?
“Solitamente il disagio si traduce in disturbi del sonno, dell’alimentazione, dell’espressione motoria, del comportamento, dell’apprendimento e del rendimento scolastico”.
Con quali “danni” possibili?
“I danni possono iniziare fin dalla gestazione: le percosse e le violenze, infatti, incidono negativamente anche sulle milioni di comunicazioni neurochimiche che passano tra una madre, un bambino o una bambina prima che quel bambino o bambina vengano al mondo. I bambini che, fin dalla vita prenatale, sono indirettamente coinvolti in maltrattamenti fisici, verbali, psicologici, sessuali sono essi stessi oggetto di una persecuzione drammatica da cui deriva il loro grande senso di impotenza e la perdita dell’orientamento (orientamento interno e orientamento nel rapporto con i genitori e il mondo intorno). A contatto con la violenza assistita, il bambino sperimenta un grande senso di solitudine, isolamento e disperazione. Sono bambini depressi, chiusi che, dentro di loro, covano il desiderio di farsi del male per l’impotenza che provano; nei peggiori dei casi, per loro, pensare di morire o aver voglia di farlo sembra essere l’unica soluzione per uscire dall’inferno familiare. Oppure, per non sentire la paura, diventeranno essi stessi aguzzini: alla vittima infliggeranno tutto quello a cui hanno assistito o che hanno subito”.
Le vittime sono in qualche modo “obbligate” ad assistere all’aggressività che si scatena tra gli adulti o sono testimoni per il semplice fatto di trovarsi lì?
“Per essere vittime di codici di relazione violenti, non occorre necessariamente che i bambini siano fisicamente presenti, ‘obbligati’ ad assistere o nelle vesti di testimoni casuali. Per avere la percezione della violenza e accusarne il colpo, è sufficiente, infatti, che, nel rientrare a casa, essi respirino quell’aria pesante e minacciosa, spia di aggressioni verbali e/o violenze fisiche”.
Le mamme (ma i genitori in generale) che ruolo possono avere nell’evitare che i bambini vedano certe scene?
“Il primo passo è quello di interrompere la spirale della violenza. Poi, ci sono i programmi socio-assistenziali attivi sul territorio. La presa in carico dovrebbe rivolgersi sia al bambino sia alla sua famiglia (ad esempio, psicoterapia individuale per il bambino e terapia per la famiglia)”.
Il convegno s’intitola “Papà, oggi, sei buono o cattivo?” perché prende spunto da una frase ricorrente sentita da Linea Rosa quando parla con i bambini figli di donne vittime di violenza: è davvero questione di essere buoni o cattivi?
“Il genitore che, prima, è ‘buono’ e, poi, diventa ‘cattivo’, alternando momenti di disponibilità e di apertura a momenti di aggressività, rabbia, violenza e abuso, è una persona disturbata con una patologia fortemente disturbante. Soprattutto per i bambini, è difficile accettare l’ambivalenza e l’ambiguità: far propria, cioè, l’idea che nelle persone alle quali vogliono bene possano coesistere la fata e la strega, il principe e l’orco. E’ solo crescendo che impareranno ad osservare gli adulti in una prospettiva nuova, riconoscendone anche il ‘lato oscuro’ e imparando a difendersene”.
In questo articolo ci sono 2 commenti
Commenti:
IPOCRITI – QUANTO DENARO ELARGITO COME SOVVENZIONE STATALE SI GENERA DA QUESTE INIZIATIVE ?
Il tema è reale , il titolo è offensivo . Così affronterete solo metà del problema e potrete essere utili a metà delle vittime declassando l’altra metà . Purtroppo l’unico dato reale è che il 100% delle vittime di violenza assistita sono i bambini.
Solo unendo le persone e gli intenti si può essere di aiuto
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