Fati che abbassa lo sguardo e dice sempre sì: la storia di Monica, la sua tutor

stranieri, bimbo straniero“Fati abbassa lo sguardo. Fati dice sempre sì. E si vergogna di parlare italiano, anche se lo capisce”. Monica Goretti è mamma di un ragazzo di 23 anni e di una bambina di 12. Ma da qualche mese è anche tutor di un 17enne della Guinea-Bissau grazie al corso voluto dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia-Romagna.

Cinquantatré anni, laureata in pedagogia e psicomotricista, Monica dopo il trasferimento da Bologna a Castel San Pietro si è trovato con parecchio tempo a disposizione. E ha pensato bene di metterlo a frutto. Il corso le sta infatti consentendo di seguire Fati, un minore straniero non accompagnato ospitato dalla comunità bolognese “Villaggio del fanciullo”. Nei sei mesi che lo separano dalla maggiore età, dopo il compimento della quale il ragazzo entrerà nel progetto Sprar per gli adulti richiedenti asilo, Fati dovrà inserirsi, magari imparare un mestiere e trovare un lavoro. “Al momento sta frequentando la terza media – spiega Monica – ma sta seguendo anche un corso professionale per elettricista. Durante la settimana è molto impegnato. Io lo vedo il sabato”.

Il sabato è il giorno della Sala Borsa, la biblioteca di Bologna dove Monica accompagna Fati per prendere un dvd, cercare un libro in portoghese, collegarsi a Internet. Piccoli approcci che diventeranno forse, con il tempo, un rapporto di fiducia vero e proprio. Almeno è quello che Monica spera: “I minori stranieri non accompagnati, oltre al peso della loro storia, dei viaggi sui barconi che hanno intrapreso per arrivare in Italia, della sofferenza che hanno vissuto, hanno difficoltà a capire la funzione dei diversi adulti che ruotano intorno a loro. Timidezza e ritrosia sono normali, spesso non sanno a chi appoggiarsi, se fidarsi, a chi chiedere cosa. La cosa più importante, che è anche tra le più difficili, è fare sentire loro che puoi essere una risorsa, che ti possono ‘utilizzare’, che sei lì per loro“.

Monica spera che i mesi a venire servano a sciogliere definitivamente il ghiaccio, a superare ogni ostacolo: “Mi piacerebbe che Fati interagisse con i miei figli, che venisse a pranzo da noi. Si può fare, le normative lo permettono. Ma voglio dare tempo al tempo. Per ora lo accompagno, vado ai colloqui con i professori, gli do una mano con la burocrazia”.

Per chi volesse intraprendere un’esperienza simile a quella di Monica, il 14 aprile è in partenza il nuovo “Percorso di sensibilizzazione e formazione per tutori volontari” organizzato dal Comune di Bologna in collaborazione con la Cooperativa Sociale Camelot – Officine Cooperative, ASP Città di Bologna nell’ambito del progetto SPRAR minori del Comune di Bologna. Maggiori info qui

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g