Emma e Giada, nove anni, sanno che quando è ora di fare firmare un documento ufficiale della scuola, tocca a mamma Roby, non a mamma Chiara. Quando una delle due gemelle, qualche tempo fa, è caduta dalla bicicletta, ad accompagnarla in ospedale è stata Roberta, l’unica che la legge italiana riconosce. Roberta Zangoli è la referente di Famiglie Arcobaleno per Ferrara. Ha sposato sua moglie cinque anni fa a Barcellona. Entrambe sono le mamme di fatto di Emma e Giada, adottate in Spagna. Una famiglia a tutti gli effetti, che sarà tra le protagoniste e le sostenitrici di TrascriviAMO, l’iniziativa che vuole portare all’attenzione dei cittadini il fatto che il mancato riconoscimento dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso abbia creato in città discriminazioni su discriminazioni. Ci saranno anche le associazioni Circomassimo Arcigay, Arcilesbica e Agedo sabato 14 febbraio sotto al Volto del Cavallo (dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17) per la raccolta firme che proseguirà in altre date e in altre occasioni, fino a maggio (il calendario è consultabile qui).
Roberta, perché un’iniziativa locale a sostegno della trascrizione dei matrimoni omosessuali?
“Perché di fronte all’immobilismo, abbiamo deciso di spiegare ai cittadini che cosa comporta, nella nostra vita quotidiana, l’invisibilità alla quale siamo costrette. Le famiglie come le nostre, qui, potrebbero essere dieci, cento o mille. Ma l’Amministrazione non lo sa. Eppure, il mancato riconoscimento dei nostri diritti ha conseguenze pazzesche”.
Qualche esempio concreto?
“Per andare a prendere le bimbe da scuola, mia moglie ha bisogno della mia delega. Se dovesse succedere qualcosa di grave alle nostre figlie, Chiara dovrebbe mentire, raccontando di essere la madre a livello giuridico. Altrimenti, in mia assenza i medici dovrebbero prendere decisioni importanti per la loro salute senza il nostro consenso. Non parliamo del caso più estremo, quello nel caso io venissi a mancare: le bambine verrebbero affidate a un tribunale, quindi alla discrezionalità di un giudice. E se io e mia moglie ci separassimo? Si aprirebbe il vuoto. A Milano, qualche anno fa, c’è stata una sentenza che non ha riconosciuto alla madre non biologica alcuno status. E lei è costretta a vedere i figli di nascosto, fuori da scuola”.
Il nulla più totale, dunque. Le vostre figlie se ne rendono conto?
“Sicuramente capiscono che a livello sociale io ho più potere, più autorità. A livello affettivo io e mia moglie siamo per loro assolutamente alla pari. Ma si rendono conto che una discriminazione c’è. Non so dire quanto pesa loro la situazione ma per l’età che hanno, percepiscono di certo che qualcosa non va”.
TrascriviAMO come potrebbe incidere su un effettivo cambiamento?
“Io, per il Comune di Ferrara, sono nubile. Una madre single con due figlie a carico. In realtà non è così: posso usufruire delle agevolazioni per i genitori soli anche se non lo sono. A livello di costi, dunque, riconoscere le famiglie come la nostra porterebbe a un risparmio. Ma il discorso è più ampio: accoglierci, trascrivendo il nostro matrimonio, significherebbe darci una dignità, farci sentire parte di una comunità. Così come quando in Comune a Barcellona ci siamo sentire dire: ‘Qui siete le benvenute'”.
Milano, Roma, Pordendone e Latina sono tra i Comuni che hanno scelto di trascrivere i matrimoni omosessuali. Ci vogliono sindaci particolarmente illuminati?
“Ci vogliono sindaci attenti ai diritti delle persone. Credo che dopo l’aborto e il divorzio, questa sia la vera grande battaglia in corso. Non possiamo perderla: sarebbe un’enorme sconfitta sociale”.
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Commenti:
Penso che la strada sia proprio questa di sensibilizzare al problema. Come sempre, la legge segue l’opinione pubblica e il costume. In questo caso la sensibilità a livello di scuola e ospedale è più avanzata della legge, e quindi i tempi sono ampiamente maturi per questo riconoscimento.
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