Interruzione volontaria di gravidanza: obiezione di coscienza ai massimi storici in Emilia-Romagna

abortoNelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna l‘obiezione di coscienza rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza non è mai stata così alta. Lo dice la relazione pubblicata alla fine del 2014 dall’assessorato Politiche per la salute, che prende in esame i dati del 2013: l’incidenza dell’obiezione riguarda il 56,1% dei medici ostetrici-ginecologi, circa un terzo dei medici anestesisti (32,8%) e un quarto del personale sanitario non medico (25,6%).

Cifre in aumento rispetto agli anni precedenti. Se si guardano, infatti, le rilevazioni degli ultimi vent’anni, si scopre che l’obiezione di coscienza da parte dei ginecologi è andata quasi sempre aumentando. Nel 2012 aveva toccato il 53%, nel 2011 il 51,9%. Diverso il discorso per gli anestesisti e il personale non medico, per i quali i numeri sono stati, nel tempo, sempre molto altalenanti.

La variabilità tra le diverse Asl è elevata. L’azienda con il maggiore tasso di ginecologi obiettori è Piacenza (68,2%), seguita da Ferrara (64,3%), Reggio Emilia e Rimini (entrambe 60%). Per quanto riguarda gli anestesisti, le realtà dove la legge 194 è meno garantita sono invece Parma (con il 62,5% di obiettori) e Piacenza (58,3%). Basse percentuali a Imola (19,2%) e Ferrara (18,8%). Restando in Romagna, Ravenna registra il 50% esatto di ginecologi obiettori e il 42,1% di anestesisti obiettori. Forlì ha chiuso il 2013 a quota 52,9% e 37,1%, mentre Cesena con 46,7% e 22,9%.

Eppure, la situazione nazionale è molto peggiore. L’ultimo dato, che risale al 2012, parla del 69,6% di ginecologi che si tirano indietro rispetto alle interruzioni volontarie di gravidanza. Eppure, la legge sull’aborto compie 37 anni. Una “promessa non mantenuta”: così l’aveva definita la bioeticista Chiara Lalli proprio su Romagnamamma.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g