Il premio Andersen Annalisa Strada a Happy Family: “Raccontare una gravidanza a sedici anni? Difficile”

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Annalisa Strada
Annalisa Strada

“A volte non basta sapere quel che accadrà per essere in grado di affrontarlo”. Perla ha sedici anni quando scopre di essere incinta. Un tema, quello delle gravidanze delle ragazze minorenni, che si potrebbe trattare con tutta la pesantezza del caso. Ma che Annalisa Strada, scrittrice per bambini e ragazzi, ha scelto di sviluppare con un’ironia sottile e profonda, scrivendo un libro che le è valso il premio Andersen 2012: “Una sottile linea rosa” (Giunti). A Happy Family, la manifestazione in programma il prossimo fine settimana a Forlì, la scrittrice presenterà invece “Quella serpe di mia sorella” (Mondadori), una storia che prende spunto dalla sua biografia, in particolare dalla sorella maggiore, per nove anni regina di casa. Prima, appunto, della sua nascita. L’appuntamento è domenica alle 15 allo spazio “Tempo di libri”.
Annalisa, le dinamiche familiari sono spesso al centro de suoi libri: perché?
“Perché i primi veri sconvolgimenti emotivi avvengono tra le mura di casa, il vero collaudo esistenziale succede in famiglia. Le persone che ami e allo stesso tempo odi di più sono i genitori, i fratelli. Mia sorella, per esempio, mi ha fatto pagare per anni il fatto di essere arrivata a usurparle spazi, tempi e giocattoli. In questo è stata un’allenatrice alla vita incredibile. Le prove più dure le ho superate grazie a lei. In famiglia avvengono le cose migliori o peggiori”.
Lei è anche mamma di una ragazza di 18 anni: il fatto di avere una figlia le garantisce uno sguardo più attento sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza?
“Non necessariamente. Mia figlia è quasi troppo vecchia. Le generazioni cambiano in fretta, me ne accorgo quando vado nelle scuole a parlare dei miei libri. Ogni volta mi stupisco del fatto che i bambini o i ragazzi siano più avanti rispetto a quanto ci aspettiamo da loro e non sempre in termini negativi. Gli adolescenti, per esempio, sono molto sottovalutati dagli adulti. Ma hanno molto da dire, hanno un giudizio critico sulle cose”.
unasottilelinearosa“Una sottile linea rosa” parla di un’adolescente incinta. Andersen a parte, com’è stato accolto il libro?
“In generale bene anche se nel mondo della scuola diversi professori l’hanno scartato. Non l’ho vissuta come una forma di boicottaggio, questo no. Ma ho capito quanto su certi argomenti, come appunto quello del sesso e della contraccezione, gli insegnanti abbiamo ancora parecchie difficoltà. Fare leggere ai ragazzi un libro come il mio presuppone il fatto di sviscerare l’argomento, di aprire la discussione e il dibattito. Cosa non semplice: certi adulti preferiscono girarci intorno, invece che parlarne in modo diretto”.
I ragazzi, invece, come hanno reagito?
“Molto bene. Ogni volta le presentazioni sono diventate delle sedute di autocoscienza nelle quali emergevano le domande più disparate. Mi hanno chiesto se è vero che al consultorio ci si può andare anche senza appuntamento, tra la varie cose. Come se la scuola, in quel momento, fosse una depandance dell’Asl. Una dimostrazione di quanto i ragazzi abbiano bisogno di parlare”.
Come le è venuto lo spunto per parlarne?
“Un giorno ho letto alcuni dati statistici sulle gravidanze nelle minorenni. Ho ripensato alla mia, di gravidanza, arrivata a 27 anni, quando avevo un compagno, un lavoro e una casa ma nonostante questo ero rimasta scioccata dal fatto che un sogno si fosse tramutato improvvisamente in realtà. Ricordo che ingurgitai mezzo chilo di caramelle quando lo seppi. Allora ho iniziato a chiedermi come avrebbe potuto reagire una ragazzina. E Perla mi è nata tra le mani”.

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