Novità sul caso della refezione scolastica mandata in tilt dalla neve a Bologna. Come scrive il Corriere della Sera, al centro dell’inchiesta contro ignoti per interruzione di pubblico servizio c’è l’inerzia che l’amministrazione comunale avrebbe dimostrato davanti alle difficoltà segnalate da Seribo alle 7,47 di quel “venerdì nero”. Palazzo d’Accursio (committente e socio di maggioranza di Seribo), ha fatto tutto quello che poteva fare per fare in modo che Seribo non lasciasse i bambini senza pasto? Pare infatti che Seribo abbia comunicato al Comune tredici minuti prima delle otto che non sarebbe stato in grado di garantire i 17mila pasti previsti per le scuole, viste le difficoltà del personale a raggiungere le cucine.
Sempre stando alle indagini, però, il Comune in quel momento non ricorda a Seribo che, come da contratto, una clausola d’emergenza obbliga l’azienda ad assicurare lo stesso il servizio, nonostante gli imprevisti. Mentre Seribo consiglia ai dipendenti di tornare a casa per non rischiare disagi e intoppi, il Comune non avrebbe preso alcuna decisione per almeno un’ora.
E alle 8,45 l’amministrazione comunica ai dirigenti scolastici che il pranzo non arriverà e che i bambini – a quell’ora già in classe – dovranno tornare a casa a mangiare. Cosa che manda su tutte le furie i genitori con proteste on line che portano il Comune a mettere in piedi un piano di emergenza, con la richiesta a Seribo di un minimo di pasti (composti da pasta olio e formaggio) la cui esistenza viene comunicata alle scuole alle 10,30.
E mentre i Nas continuano a indagare, è emerso come il black out delle pappe non si sia verificato per un esodo dei dipendenti di Seribo, che invece non sarebbero rimasti a casain malattia ma appunto da istruzioni precise da parte degli enti in questione. Potrebbero emergere, dalla vicenda, rilievi penali.
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